giovedì 10 luglio 2014

'O Mondiale

Come da lunga e consolidata tradizione, ogni 4 anni ci tocca quello sperpetuo che corrisponde al nome di mondiale di calcio e che obnubila da oltre 80 anni e per un mese, i cervelli degli uomini del pallone. Miliardi di allenatori, preparatori atletici, giornalisti sportivi risvegliano istinti sopiti per tutto l'anno e si sperticano in liti da bar che nemmeno in un film di Bud Spencer. Ma un Thiago Motta più fermo dei lavori alla Riviera di Chiaia può valere un fegato fraceto? Pensiamo proprio di no, e per questo proponiamo di disputare i prossimi mondiali di calcio a Napoli. Si, è vero, il calcio lo hanno inventato gli inglesi ma, diciamocelo, lo hanno inventato male. Ma vi pare mai possibile che per valutare un fuorigioco, debba essere necessario guardare chi fa il passaggio, chi lo riceve, l'ultimo difensore avversario, la distanza fra il pallone e la linea di porta e tante altre cose? Beh, diciamo la verità, non è un caso se praticamente ad ogni partita ci sia una polemica immane su ogni cosa. La verità è che il calcio giocato a Napoli ha poche regole, ma precise e soprattuto migliori.
1- Guagliù quanti ne simmo?
Regola basilare per la composizione delle squadre, è quella di contarsi. Non importa essere per forza in numero pari, l'importante è essere del numero giusto. Se la vostra sfida con Gerozzo 'o chianchiere avrà luogo a Piazza Plebiscito, è d'obbligo almeno apparare 7 persone per squadra, nel bosco di Capodimonte si potrà essere anche in 15 a squadra, a vico Paradiso alla salute, basterà anche un frugale 3 contro 3.
2 - Guagliù, menammo 'o tuocco!
Quale miglior modo per formare una squadra se non affidandosi alla sorte? E così, eletti a capitani Ettorino e Franchetiello, questi si giocheranno a colpi di pari e dispari il diritto a pescare a piene mani i giocatori. E pazienza se Lello Maradò se l'è preso l'avversario: se ne pentirà quando capirà che il soprannome è dovuto solo al clamoroso sovrappeso e non ad un sinistro vellutato.
3 - Campo o pallone?
Questa regola, che può sembrare di relativa importanza, è invece fondamentale. Innanzitutto, non bisogna pensare al fatto che il campo debba essere invertito a fine primo tempo, perché non è affatto detto che ci sia un intervallo e, se c'è, probabilmente serve a rimettere in sesto i coinvolti in una rissa causata da un tiro a mezz'altezza che non si sa se è gol o no. Se infatti i capotti o gli zaini possono idealmente formare un palo, niente potrà simulare una traversa, per cui inevitabilmente si finirà per discutere animatamente, col portiere che insisterà nel piazzare il legno ad un metro e mezzo da terra e l'attaccante impegnato a spiegargli che secondo lui la traversa sta a sei metri. Da non sottovalutare, infine, il fattore pendenza. Per quanto di mare, Napoli resta una città collinare, per cui la scelta del campo diverrà fondamentale, quando tra una porta e l'altra ci sono venti metri di distanza, ma anche 5 di differenza di quota.
4 - 'O schema
Poche ciance, qua a Napoli non c'è un numero fisso di giocatori, figuriamoci se può esserci uno schema. Come si fa a fare un 4-3-3 con sei persone? Come si può pensare a parlare di fasce, terzini e diagonali difensive, quando il campo è largo quanto un vicolo? E allora forza, palla corta e pedalare, 'o chiattone va a porta (tanto 'a piglia tutta quanta), l'unico che giochicchia decentemente fa 'o Maradona e gli altri quello che capita. Particolarmente apprezzati i calciatori con un passato da scalatore, impiegati per le sgroppate lungo i vicoli di cui sopra, e i reduci dalle missioni umanitarie post-alluvionali, apprezzati portatori di palla tra gli avvallamenti del bosco di Capodimonte il giorno dopo un temporale
5 - Rigòle e Puliziò
Nella terra in cui si parla esperanto, non potevano che esistere due sanzioni sgrammaticate esclusive: rigole e puliziò. No, nessuna differenza rispetto al rigore ed alla punizione normalmente assegnati nel calcio, ma un metodo differente di determinazione. Nel neapolitan soccer non esiste l'arbitro, quindi la direzione di gara si basa sul concetto di entropia, in pratica le squadre si autogovernano concordando le eventuali punizioni, con non pochi grattacapi nel decretare un rigore, essendo l'area una fascia aleatoria del campo che può variare con leggi matematiche complesse, giusto perché il calcio qua è un fatto culturale. La risoluzione del contenzioso può anche avvenire con un'altra regola:
6 - 'O cumpagno tuoio ha continuato
E già, se il fallo era così evidente, come mai il tuo compagno di squadra ha continuato l'azione? Teoricamente non fa una piega, e quindi si può riprendere il gioco da dove si era interrotto, a patto che colui che aveva continuato il gioco inizi a correre fuoriosamente per il quartiere per non essere finito a sprangate dai compagni per la punizione persa
7 - O gol o rigole
Quando il casus belli è dato da un gol fantasma, non serve la prova tivvù e non c'è chip nascosto ne pallone che tenga, la risoluzione, bastonate a parte, viene sempre proposta da chi offende: o gol o rigore! Anzi rigole, come da manuale. A quel punto, il capitano della squadra di calcio, con piglio sicuro alla Ollebbengi, dovrà decidere se convalidare un gol dubbio o tentare la fortuna contando sull'agilità del suo portiere e sulla speranza che il tiro finisca fuori o almeno in una posizione ambigua che consenta di ricominciare iterativamente il processo e ripartire da un altro "o gol o rigore"
8 - Battimuro!
Di applicazione esclusivamente urbana, questa regola, a seconda delle interpretazioni, può comportare la validità o meno di un gol. Di solito, si stabilisce prima se la ribattuta sul muro vale o meno, ma quando non è chiaro, il battimuro sarà l'ultimo appiglio per chi il gol l'ha preso e una piccolezza su cui glissare per chi ha segnato. In caso di mancata risoluzione, si potrà far ricorso alla regola n.7 oppure scatenare una rissa, così da provocare l'intervallo.
9 - Accorto 'a nonna!
E' inutile che la FIFA si bulli di aver inventato il time out: nel neapolitan soccer è sempre esistito! I campi sono ricavati come si può, vuoi che non ti passi all'improvviso, nel bel mezzo di un contropiede di Ciccillo 'a zecca, donna Concettina 'a sarta con le buste della spesa in mano? Non si può certamente rischiare di colpirla con un bel Super Santos in fronte, suo nipote Crescenzo 'o gorilla si adirerebbe alquanto, quindi conviene stoppare il gioco e tutti fermi come le statuine. Se poi la vecchia ci mette quarantacinque minuti a passare da una porta all'altra, pazienza. Fino a sera c'è tempo.
10 - Chi segna, 'a vence!
Però poi la sera arriva. Se non è stata applicata la regola variante del "guagliù fuimmo!", che interrompe la partita ad ogni vetro di vascio o di automobile rotto, vale il "chi segna, vence!". Essendo basato su concetti libertari, il neapolitan soccer non contempla né il numero dei tempi né la durata. Di solito, quando la fine non è ancora stata decretata né da una rissa né dai feriti, ci pensano l'oscurità o il richiamo del cibo. Quando a stento si riuscirà a distinguere il pallone, oppure in troppi verranno richiamati all'ordine dalle madri o dall'addore d'o rraù, si ricorrerà alla regola conclusiva di ogni partita: chi segna, vince. Anche se stava perdendo 178 a 1, e non vale nemmeno la pena di buttarla sulle mazzate per lavare l'onta, nel neapolitan soccer non esistono giorni di pausa, domattina si ricomincia!

martedì 17 giugno 2014

Noblesse oblige


Per tutte le situazioni, con buona pace di monsignor Della Casa, esiste un‘etichetta, un codice comportamentale o di vestiario da adottare. Quello che va rimarcato, è come questo codice cambi per cultura, momento storico e contesto in cui si registra un avvenimento. Spesso ci lamentiamo delle abitudini di altri popoli, che riteniamo antiquate superate o assurde, ma non dimentichiamo che gli antichi romani, che vengono continuamente ricordati come esempio per tante cose, erano soliti sottolineare il gradimento per un pranzo con dei fragorosi rutti e dopo, tanto per gradire, vomitavano per ricominciare a scofanarsi. “Il boss delle cerimonie” ci ha già mostrato come un codice comportamentale esista anche al giorno d'oggi e riesca ad essere ancor più efferatamente primitivo di quello dei popoli ancestrali.  Tuttavia noi non siamo dei classisti dozzinali e abbiamo deciso alla viglia della stagione più tragica per i ricevimenti di darvi qualche dritta per fare bella figura al vostro prossimo ricevimento, rigorosamente made in S.Gennaro Vesuviano.

‘o tacco.

Cominciamo col must più ovvio per tutte le donne: le scarpe. Ovviamente, una qualunque occasione importante, necessita come minimo che la scarpa abbia un tacco sconsiderato, di altezza sproporzionata, o comunque tale da mettere a repentaglio la vita e le articolazioni di chi lo indossa, Tuttavia il vero tocco in più, la ciliegina sulla torta, è il fatto che la scarpa, qualunque essa sia, adda fa male! Ovviamente, colei che le indossa, deve far sapere al mondo intero che non riesce a camminare liberamente e deve ostentare smorfie di dolore e ferite lacerocontuse e sanguinanti ai presenti. Per gli over 50, a prescindere dal ruolo ricoperto, è ammessa la sostituzione d’o tacco, ma solo dall’arrivo al ristorante in poi, e solo con paposce-gioiello del valore minimo di 180 euro, pena la squalifica.

‘a ponta

Ovviamente, oltre al tacco, non poteva mancare la punta. Parliamo ancora di scarpe e del loro terminale anteriore, simbolo atavico della potenza, direttamente proporzionale all’importanza di chi le indossa. Punte tonde quadre o a baionetta, purchè lunghe, lunghissime, insensate. Decine di stivaletti pitonati e scarpe classiche in pelle di cormorano gravido si combatteranno a colpi di centimetri la leadership nel campo dello chic e dell’uccisione degli scarrafoni negli angoli del battiscopa. Male che vada, se doveste soccombere, mettete le scarpe in verticale ed attaccatele al portatile, con un’antenna così, prendono il wireless fino a 25 chilometri….

‘o tattuaggio

Elegante commistione tra la fredda traduzione dialettale e l’inglese tattoo, ‘o tattuaggio è un must assoluto per uomini e donne che si appropinquino ad un ricevimento. Maschi e femmine di ogni età si combatteranno lo scettro del più appariscente in una morra cinese grafica senza esclusione di colpi: Padre Pio sul bicipite batte il finto rosario al collo, ma perde con la sacra famiglia sul petto, mentre Maradona sul polpaccio sbaraglia chiunque, eccezion fatta per Mario Merola in versione Che Guevara. Le donne, avvantaggiate dal maggiore scollo dei vestiti, potranno sfoggiare fantasie floreali deformate sugli arti inferiori e citazioni dotte sulla schiena, dove i più raffinati opteranno per l’incisione degli abstract di tesi di laurea in sociologia e le vittime di tatuatori bastardi per un inconsapevole “stronzo chi legge” in ideogrammi cinesi.

‘a lampada

Da non confondersi con l’omologo complemento d’arredo, ‘a lampada è il vincolo cromatico più in voga nei ricevimenti di un certo spessore. Come diceva Franco Ricciardi, noi napoletani “simme tutti africani”, per cui nelle occasioni importanti non chiediamo di più che sembrare dei kenioti in gita premio. Il minimo sindacale consta nel riuscire a scurirsi almeno di dieci nuances rispetto al proprio colore naturale, quindici nel caso di parentela con gli sposi inferiore al secondo grado e poco importa se il collo è color panna mentre il mento ricorda un comò di fine ‘800, il maculato va sempre di moda. Apprezzata variante maschile è la tinta dei capelli, rigorosamente tendente al wengé, leggermente sbavata sulla cute del cranio a coprire i vuoti, meglio se accoppiata alla tintura dei baffi e del pizzo, onde evitare l’effetto dalmata.

‘a dedica

Chiunque voglia lasciare il proprio segno indelebile su una cerimonia, non potrà esimersi dalla dedica agli sposi. Il fratocuggino Pinuccio ha fatto i provini ad X Factor due anni fa? Come minimo, tra primo e secondo, dovrà prendere possesso del microfono ed intonare l’Ave Maria interpretandola come solo il grande Mario avrebbe saputo fare. Ossia malissimo. Vogliamo parlare allora di Titta, la cainata della sposa? Malgrado i suoi 128 chili, coltiva la passione per il rock acrobatico (anzi, “accrobatigo”, come ama ripetere) e non potrà che esibirsi a centro sala, per la gioia degli sposi e di tutti i sismologi del vesuviano. Non potevamo dimenticare Nonno Tatillo, che ha fatto il portiere per 40 anni e siccome scriveva le ricevute di pagamento del condominio, è conosciuto come "o poeta". Il vegliardo ha composto una poesia che reciterà sul palco rubando la scena per qualche minuto a Genny Scioc impegnato nella sua esibizione. La composizione  provocherà la somma commozione dei presenti, che lacrimeranno sulla fiducia, dato che a stento riusciranno a capire la voce impastata del nonno visto che alla quarta strofa se ne è venuta pure la dentiera. 

‘a machina

Può una famiglia presentarsi in un villone così sfarzoso da ricordare da vicino un’astronave di Star  Trek senza almeno una navicella di salvataggio? Diremmo proprio di no, ci sembra assurdo. E così, in un challenge esclusivamente di stampo virile, si ricorrerà a prestiti, noleggi e impupazzamenti della propria auto, il tutto al solo scopo di poter vincere il titolo di autista più appariscente. Se la vostra Matiz è ancora Daewoo e non avete potuto permettervi di meglio, sarà di grande effetto correre (o millantare di averlo fatto) oltre i 200 all’ora, magari brandendo con spavalderia una multa, o sedicente tale, comminatavi dalla stradale e strappata con fare di sfida nel bel mezzo della sala. Tanto, ‘a machina ‘a tene intestata ‘o nonno…

‘a busta

Ed eccoci al punto fondamentale della questione: ‘a busta. Lasciatevi alle spalle ogni remora, sarà questo il segno definitivo che vi farà tornare vincitori verso casa. Se già siete sposati, come minimo dovrete rispondere al fuoco inserendo dint’a busta lo stesso valsente regalatovi dai festeggiati poi, volendo, potrete dare un segnale di superiorità aggiungendo 50 euri, fare i gran signori aggiungendone cento oppure umiliare gli avversari puntando almeno sul doppio di quanto ricevuto. Ricordiamo che non è valido il principio del “chesto và pe’ chello”, ossia non si possono sopprimere le reciproche buste azzerando così l’un l’altro il debito, sarebbe troppo comodo.  'a busta va fatta, anche a costo di restituirla pari pari a chi ve l'ha regalata. E chissà mai che il ricevente non legga la cosa come un gesto di sfida e scateni la rissa, così finalmente a 'sti matrimoni si fa un po' di movimento, che altrimenti sai che palle....


venerdì 23 maggio 2014

Vota Merkel!

Dopo un anno buono di astinenza, finalmente gli italiani saranno di nuovo chiamati al voto. Questo diritto/dovere così vituperato e male usato, ma così necessario alla sopravvivenza dell'homo italicus. Diciamolo pure: la maggioranza di noi non ce la faceva più a trattenersi. Dopo scorpacciate di tribune elettorali roboanti di promesse inverosimili, gocciolanti di offese incomprensibili e trasbordanti di luoghi comuni, nell'italiano s'era fatta impellente l'esigenza fisica della scarica diarroica elettorale. Fosse stato anche solo per eleggere Miss Lido Filoscio, il bisogno di rinchiudersi in una cabina per barrare il proprio simbolo andava sublimato in qualche modo. Poco importa, infatti, se il voto alle europee e' utile come una macchina per affilare il burro. Il famoso parlamento di Strasburgo non vara leggi e le famigerate commissioni a Bruxelles, al massimo, possono decidere quanti mesi stagiona il parmigiano e quanto dev'essere lungo l'elastico delle mutande.
Insomma MES, fiscal compact, uscita dall'euro e revisione dei trattati sono tutte decisioni prese dagli stati Nazionali, al più dalla BCE, e non certo dal Parlamento Europeo.
I vari politicanti che si inseguono nell'etere, in un saliscendi d'assurdità che nulla hanno a che vedere con le Europee, quasi sempre riescono a terminare il turpiloquio di non sequitur appiattendosi sulla stessa ridicola posizione: "Batteremo i pugni sul tavolo della Merkel".
Lo ammettiamo: ascoltandoli, per un secondo anche noi ci sentiamo come Ivan Drago quando dice a quello sfigato di Rocky "Io te spiezzo in due". Ma se si accende il cervello per un momento, ci si accorge che la scrivania della Merkel non è a Strasburgo. A meno che non se la porti dietro quando va, quella mezza volta all'anno, al parlamento, ma lo riteniamo improbabile. Ammettiamo comunque che la teutonica cancelliera si trovi a passare per l'Alsazia, secondo voi questo parlamentare che abbia aspettato un anno per fratturarsi il polso sul desco, cosa potrà dire alla povera Merkel?

"Vogliamo più democrazia in Europa!"
E' un evergreen molto trasversale, forse perché fondamentalmente non significa un beneamato salsicciotto. In effetti, ci sembra ovvio che il modo migliore per avere più democrazia in un intero continente, sia mettersi d'accordo col premier di un singolo stato. Un po' come voleva fare Mussolini...

"Più sovranità nazionale!"
Quasi sempre questo va assieme alla prima richiesta. Ci fidiamo così tanto dei nostri politici, da non voler il benché minimo controllo sul loro operato da parte di enti terzi? Ma siamo sicuri? Meglio Scilipoti o il bieco burocrate europeo? In fondo bieco non è un aggettivo cosi denigrante, mentre con un "quella Scilipoti di tua madre" scatta sicuramente la faida...

"Noi non paghiamo! (fiscal compact, MES ...)"
La cancelliera dovrà fare uno sforzo per fingere sorpresa ... non e' la prima volta che l'Italia viene meno ad un trattato europeo, mondiale o rionale ed i soldi del fiscal compact sono meno tangibili dei miracoli di Padre Pio.

"Fuori dall'euro!"
Se la Banca d'Italia non ha ancora impegnato la Zecca per salvare qualche banca in caduta libera, in teoria da domani si può ricominciare a stampare la liretta. I lungimiranti hanno capito che riaprire congiuntamente le case chiuse e' la scelta migliore per avvicinarci il più possibile a Cuba. Non faremmo i soliti precisini del biscotto, notando che farsi eleggere al parlamento europeo per uscire dall'Europa, è come andare in un bordello per restare vergine, ma tant'è.

"Vogliamo il default!"
Ammesso che qualcuno sappia cosa voglia dire, non crediamo che la Merkel, pur volendo, possa opporsi al naturale scorrere delle cose. Siamo più che liberi di fallire (ultimamente pare che sia l'unica cosa che ancora ci riesca), ed invocando il default potremmo semplicemente spacciarla per una scelta presa in perfetta coscienza. Poi auguriamoci che la Merkel ci compri il Colosseo, di modo da impedirci di farci pascolare di nuovo le pecore.

"Porteremo il sud in Europa!"
oppure "porteremo l'Europa nel sud", o ancora "porteremo l'Europa in Europa" o perché no, "sudderemo il portare nell'Europa". Si tratta di una velata minaccia? Costringeremo i tedeschi ad abbandonare la Mercedes per la Seat Ibiza, gli Inglesi a gettare nel Tamigi il fish and Chips per il purpo a 'nzalata e daremo i coffeeshops fiamminghi in gestione alle Mafie? Tanto alla fine, come dice De Crescenzo, si è sempre meridionali di qualcuno e noi, rispetto alla Germania, siamo talmente a sud che tra poco spunteremo dall'altra parte e ci ritroveremo a nord. A pensarci bene, potrebbe convenire.

"Ci serve il tesoretto che ci porterà l'indulto sullo scudo fiscale, alla faccia dell'inciucio teso dagli stati-canaglia di europoli!"
Questa è la perla migliore, la supercazzola per eccellenza, la sublimazione del politichese che diventa un linguaggio nuovo, ma subito comprensibile a tutti: quello della stronzata! Cumuli di termini giornalettistici, in gran parte insensati, ma detti con una certa convinzione davanti ad un Vespa accondiscendente, faranno del vostro santino photoshoppato da manifesto elettorale un ambito feticcio, ma poi non lamentatevi se, alla pronuncia della terza parola, la Merkel chiamerà il servizio d'ordine e vi farà portare via....

Insomma, la dubbia utilità delle elezioni europee è stata ulteriormente trascinata in basso dalla vagonata d'invereconde supercazzole che ci sciorinano.
Povera Merkel, che assieme agli altri parlamentari europei dovrà sorbirsi una masnada di bugiardi o (ed e' anche peggio) ignoranti in buona o cattiva fede.
E poveri pure noi, costretti alla solita figura internazionale da maitre chocolatier per aver scelto dei rappresentanti di cotal forgia.
Ciononostante, il nostro essere uomini italici fa sì che il voto ci scappi e per questo andrà espletato al più presto, o corriamo il rischio di non riuscire a raggiungere la cabina e di doverci liberare in qualche baretto.
Consentiteci però una riflessione pragmatica, visti i fatti, tanto vale guadagnarci qualcosa.
D'altra parte, prendendo spunto dall'esperienza ventennale della Mafia, anche i partiti hanno capito che era d'uopo concedere un certo "non so che" in cambio.
Dalle dentiere omaggio, alla toletta per il cane scontata, per i più materialisti ci sono anche 80 euro acoppo 'a mano. Da consegnarsi, rigorosamente, dopo il voto perché qua, come dice il poeta, nisciuno e fesso.





martedì 20 maggio 2014

A casa nostra

Inquadratura a campo largo.
Una musichetta tutta fisarmonica ed eco fa da sottofondo, mentre il vento spazza via la provinciale. L'immagine si stringe, focalizzando su un piccolo bar, finiture vecchie di cinquant'anni, all'ingresso quelle cordicelle di plastica attorcigliate che ballano al passaggio di ogni raro avventore.
Dalla finestra si scorgono due uomini che parlano animosamente. La discussione e' cominciata da un po' ma la prima frase che si sente e' pronunciata dal più grosso dei due
“... eh, guarda che non c'entra nulla il razzismo. Io faccio delle differenze. Ci sono quelli che vengono qui a lavorare. Ok, ma ci sono quelli che vengono da paesi dove non hanno spirito democratico.”
“Giusto …” asserisce il piccoletto.
“Magari nei loro paesi hanno organizzazioni terroristiche che vogliono sostituirsi allo stato e le importano qui. Poi si ammazzano, poi ci fanno gli attentati. Ed io dico, e pensarci prima? Non farli sbarcare proprio. E' sbagliato?”.
“Vero, ma …” tenta di ribattere l'altro.
"Aspetta, aspetta, dei fanatici religiosi che mi dici? Eh, non venirmi a dire quella storia che tutte le fedi sono uguali. No, Non lo sono. Noi abbiamo uno stato laico, quelli si fanno dettare le leggi da quella specie di preti loro. Come se non bastasse, predicano bene e razzolano malissimo. Prima sostengono ciecamente la dittatura, poi protestano e ne predicano il rovesciamento, salvo fare di tutto per riportarla al potere. E ti impongono la loro mentalità ed il loro credo, anche in casa tua e con violenza, scordandosi che non era esattamente questo che gli era stato insegnato. Poi vengono qui e ci portano la loro mentalità medievale, il crimine e pensano sempre di essere più furbi di te e di doverlo dimostrare ad ogni costo”
“Ma come fai a distinguere i criminali dagli altri?” azzarda l'interlocutore, bevendo l'ultimo dito di vino che gli era rimasto
“Facile. Basta vedere da dove vengono. Certi paesi non ci possono portare nulla di buono. Io non dico di no a tutti, ma certi popoli ce l'hanno nel sangue. Sono ladri dentro, sono fascisti dentro, sono rimasti al medioevo e sono troppi. E se li facciamo arrivare qui, prima o poi ci faranno finire come loro. Poi non si integrano, non parlano la nostra lingua, neanche ci provano.”
“Quindi tu i turchi, gli albanesi non li faresti sbarcare neanche?” domanda l'altro.
“No, diamine, quelli sono gente seria che lavora. Io parlo degli italiani. Quelli sono pericolosi. No joke.....Dovunque siano andati, hanno importato la Mafia. Parlano malissimo l'Inglese. Sono papisti ... "
"Non starai esagerando .." ribatte l'altro stranito.
"... poi puzzano d'aglio. Non pagano le tasse, sono tutti ladri. Non vogliono onorare i loro debiti. Hanno inventato il fascismo. Il nazismo e' una copia del fascismo. Se non fossero mai esistiti, tuo nonno non sarebbe morto.”
“Hai ragione, non sarebbe morto. Gli italiani sono davvero pericolosi. Ne ho visto uno mentre entravo, è seduto proprio qui di fronte a me, al mio tavolo"
Hey, ma anche io ne ho uno di fronte, ora mi alzo e lo acchiappo”.
Si, dai, anch'io vado a prendere il mio, è ora di rialzare la testa”.
Prendiamoli e facciamogli capire che qui non comanda lui. Comandiamo noi. Noi siamo i padroni, a casa nostra"

giovedì 10 aprile 2014

Magna, magna!

Napoli è la terra della buona cucina, del mangiare bene soprattutto tanto (anzi assai). Un inferno per le transaminasi, portate alla pazzia in un luogo dove anche il fritto misto può rientrare negli sport estremi. Quello che non si sa molto al di fuori dei confini partenopei, è che Napoli è anche il regno della cucina creativa, il crogiolo della sperimentazione tra i fornelli, nonché il luogo per eccellenza in cui vengono inventate nuove pietanze sconosciute al mondo intero. Inventate proprio nel senso, quasi biblico, di create da zero. Non ci credete? Provate a seguirci in questa nostra scorribanda refettoria e vedrete...


Tanto per cominciare, potete fare un pranzo frugale a poco prezzo, e con soli 4 euro potrete godere del misterioso menù TURISTO.


... se invece avete bisogno di qualcosa che "appara 'o stommaco", e' il momento di optare per una pasta condita con il nuovo legume OGM. Il FaGGiolo, in cui la doppia G promette una botta di energia, sopratutto a livello intestinale

....ma passiamo ai fast-food. Quest'ultimi possono accontentare anche i palati più esigenti. Se il chicken sandwich non vi sconfinfera e l'HOT(MENO)DOG non vi solletica, potrete sempre optare per il criptico HAMBURER....
....e per mandare giù l'Hamburer niente di meglio della novità americo-ostrogota: la COCACOLA.LAIT!....


...ma è sui contorni che i napoletani danno il meglio, approfittando di uno spettacolare menù in italo-sanscrito. E se possiamo illuderci che le MelEnzane siano un banale lapsus dell'arcinota melAnzana, la preparazione a FUNHETTO ci fa capire che deve trattarsi di un piatto fusion. Per i più avventurosi consigliamo l'alternativa dei peperoni al GRATTE'. E non rimpiangete il fatto che il flash abbia impallato quel qualcosa di patate....


....si trattava, ovviamente, di un GATO'...
Nel caso non lo aveste ancora capito, siamo alla frutta... 1 killo, 1 euro. Mezzo killo, mezzo euro. E qualcuno ipotizza che il Killo sia una percoca OGM che cresce solo se si sposta l'ombrellone a destra e la si lascia abbrustolire al sole...

Ed ora il gran finale con un dolce dall'assonanza finnica...il fantasmagorico KINDE - PINQUI'...

E se il Pinqui' vi suona troppo piccante, un dolce sponsorizzato dalla Roche, l'innovativo FERRERO ROCHE' sicuramente vi rimetterà in sesto.

C'è solo l'imbarazzo della scelta, sedetevi a tavola e buon appetito!


martedì 25 marzo 2014

Venghino, siori, venghino!


Vendere articoli di poco conto e peggio ancora scadenti e cavarci anche un profitto non è professione da dilettanti. Nonostante Renzi si sia guadagnato in gioventù il soprannome di Bomba, per quanto le sparava grosse, i più riconoscono a Zio Silvio ancora un certo margine nella disciplina del teleimbonitore.  Lo scavallato infatti, non si limitava alla batteria di pentole o al brillocco, ma riusciva a piazzare il bene immateriale, metafisico: l'ottimismo ingiustificato, l'allegria fuori luogo l'odore del denaro e in qualche caso anche il vuoto più assoluto (non si spiegherebbe senno' come abbia fatto a farci eleggere Gasparri). 
Con tali precedenti, piazzare un centinaio di autoblu scalcagnate non sembra un'impresa titanica. Ciononostante la vera sfida per Renzi sarà far dimenticare i precedenti proprietari. Voi la comprereste l'auto blu usata da La Russa senza prima procedere ad un esorcismo? Vi fidereste di rivelare l'auto della Brambilla, che, con le sue frequentazioni animali, ci avrà fatto pascolare cani e porci? La vorreste l'auto di Razzi; il dubbio che sia contagioso non vi verrebbe?  
E considerate che questo è solo un allenamento per quando il fiorentino dovrà vendere l'Italia, come fosse un paese solvibile, all'Europa (magari senza farci ridere dietro).
In realtà, a prescindere dal ruolo politico occupato, qualunque Presidente del Consiglio che cerchi di piazzare l’impiazzabile, dovrà comunque sempre tener presente che esiste un solo essere al mondo che è in grado di vendere qualunque cosa gli capiti a tiro a chiunque, compresi i ghiaccioli al polo sud: il napoletano. Decenni prima che Gennaro D’Auria mollasse quintali di Antibas Rebrescion ai suoi e molto ancora prima dell’invenzione del pacco, doppio pacco e contropaccotto, il napoletano aveva già ben chiare le più ardite tecniche di vendita di beni mobili ed immobili, ma soprattutto, di beni inesistenti….

Cominciamo subito col botto, proponendo a voi tutti una grande offerta: a solo 4.00 EUR, ben 10 CARCIOFIOFI! Ortaggi floreali OGM, per un prezzo da articolo caduto dal camion.

Sei alla ricerca di abbigliamento tecnico per le tua scorribande a due ruote? Cosa aspetti? Con soli 3 euri puoi aggiudicarti un fantastico SOTTOCASCHO, ideale per avviarsi verso un pomeriggio di rattimma al Virgiliano alla guida di un fiammante Duchati o Suzukhi  e, male che vada, se si dovesse andare in bianco, lo si può sempre usare per assaltare qualche coppietta ….

E dei LEGHINS vogliamo parlarne? Che grande novità! Al solo costo di 1/4.00 si può comprare la microfibra, mentre per un misero 3/10.00 ti danno anche tanti colori. Avete capito bene! Un superteconologico microqualcosa coloratissimo per soli tre decimi.

Se proprio col leghins doveste sentire freddo, vi consigliamo caldamente (sic) l’acquisto di questo FOUSON caldo cotone, ché se proprio la brezza dei camaldoli dovesse congelarvi i cosiddetti, per 18 mk, giusto un po’ più sotto, vi danno pure il sole….


Per tutti colori i quali avessero un euro, uno solo, da spendere come gli pare, ci sentiamo di consigliare vivamente questo misterioso prodotto: il TAPETT. Prodotto particolarmente scontato data la sua origine greca. La pronuncia corretta è infatti tape pigreco, il che apre degli interrogativi inquietanti sul cosa possa essere realmente. Per non parlare di quello Svelto 120 a sinistra....

La stessa merceria ci offre altri accessori per brave massaie; che ne dite di acquistare la fantastica microfibra a solo 50 CENTEM? E se manco questo dovesse andarvi bene,con un banale uno potrete aggiudicarvi il prodotto misterioso. Dopo l'acquisto vi verrà rivelato in quale valuta sia da pagare l'uno: lira, euro, dollaro o rene?

“Donna! All’ITERNO tutto 10-20”. Chiaramente un riferimento biblico. L'Iterno deve venire dopo la Genesi.


....chiusura in grande stile con la notte bianca vomerese in versione vintage. Se la cucina molecolare vi ha stufato, se master chef vi disgusta, è il momento di bandire la dieta mediterranea e provare i PANNI alla piastra. Solo 3 euro per la migliore flanella delle Fiandre! Agli amanti degli irish pub consigliamo il cardigan con sottaceti, agli amanti dell'ortografia, un alka seltzer 

lunedì 3 marzo 2014

'O Festiuallera

'O Festiuallera fa schifo. 'Stu festiuallera è proprio uno scuorno. La musica è brutta, non ci sono più le belle canzoni e i bei cantanti di una volta, non ci sono più i presentatori di una volta e, in generale, non c'è più una volta
'O Festiuallera fa schifo, perché non ci sono i cantanti né la musica napoletana, ché noi siamo i migliori del mondo e non esiste proprio che fanno un festival senza almeno venti/venticinque cantanti di queste parti. Poi scopri che tra i giovani ha vinto Rocco Hunt con una canzone in dialetto, e pensi che c'è giustizia su questa terra, e che è il minimo che chi canta in napoletano vinca 'o Festiuallera. Anche se quando hai sentito il nome, credevi fosse quello che faceva i film con Eva Henger. Poi ti dicono che Rocco Hunt è di Salerno e allora vafammocca, 'o Festiuallera fa schifo. 
'O Festiuallera fa schifo perché tiene il potere di riesumare i morti scavati, che ad un tratto ti ritrovi davanti Sandro Giacobbe che ci piaceva assai a nonna Tittina e canta in pleibbec una canzone che manco lui si ricordava più di aver cantato. Finisce lo sperpetuo e tutti piangono per la commozione, anche se oltre alla canzone, non si ricordano manco Sandro Giacobbe, nonna Tittina compresa. 
'O Festiuallera fa schifo perché ti illude e poi ti delude, ché tu vedi all'improvviso uno che canta un pezzo folk e pensi "Uanema, e comme s'è fatto sicco Benny Hill!", poi arriva il presentatore e capisci che ti sei emozionato ascoltando Ron, sperando che nessuno se ne sia accorto.
'O Festiuallera fa schifo perché l'hanno usato per distrarti mentre Renzi formava un governo con cinque nuove proposte ed una marea di vecchi tromboni; e tu non hai capito se la Madia canta con Arisa o diventa ministro.
'O Festiuallera fa schifo perché ti mette davanti alla realtà dei fatti senza un minimo di delicatezza, così tu fai zapping e ti trovi, su Raiuno, la domenica pomeriggio, Savino Zaba che pontifica di musica e tu, che hai studiato chitarra classica per quattro anni e diretto un coro polifonico per dieci, ti senti l'ultimo dei falliti. Poi però vai su uichipedia per vedere chisto chi è e che fa e scopri che di cognome fa Zabaione e ti senti un poco meglio, ma dura giusto due minuti.
'O Festiuallera fa schifo perché per colpa sua ci dobbiamo sciroppare per una settimana Valerio Scanu pettinato come Barbie Raperonzolo, che va per televisione in tutti i programmi del globo terracqueo a dire che lui ha già vinto a Sanremo, ma si è dovuto produrre da solo il disco perché nessuno lo caca più, e per favore compratevelo perché per mantenermi 'ste ospitate mi hanno pignorato pure il perizoma e se non vendo almeno sedici milioni di copie, finisco sotto al ponte affianco a quello dove dorme Marco Carta. E poi dice che la meritocrazia in Italia non funziona.
'O Festiuallera fa schifo, perché con tanta gente che c'è al mondo, dovevano invitare proprio Rufus Wainwright? Poi non vi lamentate se orde di chierichetti e boy scout riscoprono il fascino perverso della protesta violenta e organizzano addirittura una temibile raccolta di firme per non farlo cantare. Quando però vengono a chiedere la vostra firma e voi gli fate notare che non hanno mai alzato un dito contro Madonna o Lady Gaga, che su certe cose ci campano, loro vi guardano con lo sguardo perso e voi date un nuovo significato alle loro occhiaie.
'O Festiuallera fa schifo, perché solo quando si conoscono i compensi dei presentatori, la gente si ricorda di come vengono spesi male i soldi pubblici, mentre quando si parla dei voli di stato per le dame di compagnia se lo scorda sempre. 
'O Festiuallera fa schifo, perché ha vinto Arisa, e a voi quella canzone proprio non piace, poi vostra moglie se ne esce dicendo che la canzone "non è bellissima, però dal primo momento io avevo pensato che poteva vincere" e voi subito pensate "non è bellissima, però dal primo momento io avevo pensato che teneva 'na bella zizza" e ve ne andate a letto contenti, pecchè 'O festiuallera fa schifo, ma pure quest'anno ve lo siete visto fino all'ultimo!


martedì 18 febbraio 2014

10 segnali per capire che vi siete fidanzati “alla napoletana” – Parte seconda


Pensavate ci fossimo dimenticati di infierire sulle vostre avventure sentimentali? Beh, vi sbagliavate. Non ci piace lasciare i discorsi a metà e, soprattutto, ci piace pariare ‘nguollo ai nostri amici che stanno per pagare il prezzo più alto per un fidanzamento. 5 segnali sono ormai andati, eccovi gli ultimi 5:


6)      3 giorni dopo la presentazione ufficiale,  vi arriva a casa un invito

Questo è uno dei segnali più inquietanti, uno di quelli che vi fa capire che vi siete fidanzati anche con la di lei famiglia, in via definitiva. Il cugino Pasquale, che voi non avete mai conosciuto e del quale la vostra fidanzata non vi ha mai parlato nell’unica volta in cui vi siete visti, ha invitato voi, i vostri genitori e i vostri fratelli con eventuali fidanzati al suo matrimonio. A quel punto, è inutile cercare il numero della vostra donna per chiederle spiegazioni, perché non gliel’avete mai chiesto, sarà lei direttamente a chiamarvi. Purtroppo però, non sarà per scusarsi della maleducazione del cugino, ma per prendere appuntamento per farvi fare un vestito damascato color ruggine su misura da don Mimì ‘o sarto. A quel punto, non potendovi tirare indietro, il problema non sarà tanto reperire i mille euro per la busta (che tocca a voi in qualità di maschi di casa), ma spiegare a vostro padre, che ignora il fatto che siate fidanzati, che gli toccherà andare al matrimonio di uno sconosciuto…


7)      I vostri suoceri vi chiamano per andare a casa loro a ritirare un regalo per i vostri genitori

Ormai siete fidanzati da circa 15 giorni, e la vostra relazione è a pieno titolo stabile, consolidata e duratura, per cui i vostri suoceri ritengono sia giusto conoscere i vostri genitori perciò, per rompere il ghiaccio, hanno pensato bene di comprargli un regalo sobrio, una cosa informale e non impegnativa che faccia capire come il gesto sia di cortesia e non certo per creare imbarazzo: un puttino di ceramica con scarpe in finto oro e ali swaroskate alto 90cm. Non provate nemmeno ad abbozzare un tentativo di fuga, siete voi ad essere in torto, visto che dopo 15 giorni ancora non avete portato tutti fuori a cena per conoscersi. Il regalo è il modo più ovvio per estorcere un contatto diretto, essendo doverosa almeno una chiamata di ringraziamento. E badate bene: seppure voi e i vostri genitori aveste voglia di rischiare la vita rifiutando il regalo, non risolvereste il problema, giacché i suoceri non avrebbero vergogna di bussare direttamente a casa vostra….


8)      Ogni occasione è buona per presentarvi alla famiglia di lei

Lo sappiamo, durante la settimana, senza obblighi d’etichetta, vorreste prendervi una pausa per staccare dalla vostra asfissiante relazione, possibilmente lavorando come muli, ma non potrete sfuggire agli imprevisti meeting tra consanguinei. All’improvviso la vostra amata vi chiamerà perché bisogna di corsa andare il clinica, visto che la cugina lasca Concetta (o Carmela, mo’ non si ricorda bene) ha partorito e dovete assolutamente a trovarla. Non preoccupatevi, la vostra amata ha già comprato un pensierino pure da parte vostra. Sapete benissimo che è solo una puerile scusa per portarvi a conoscere tutto il parentume, ma non disperatevi, respirate profondo e chiedete un permesso di due ore al vostro capo, poteva andarvi peggio ed essere costretto ad andare a casa di zia Cira a consolare il povero cugino Antimo, disperato per la dipartita della nonna….


9)      Siete costretti ad evoluzioni circensi per scambiarvi delle caste effusioni

In un mese di fidanzamento, l’unica cosa che siete riuscito a fare con la vostra amata, fra un sabato in casa, una visita in clinica ed un funerale, è solo quel dannatissimo bacio della prima sera. Avreste voglia perlomeno di assaggiare il frutto dell’amore che tanto vi tiene soggiogato, ma lei non anela altro che rimanersene in casa e proprio presso il desco natio non è possibile lasciarsi andare, sennò ‘o gnoro vi spara infronte. Come risolvere il problema? Il complesso sistema legislativo non scritto napoletano ha una falla che vi offre una scappatoia: il balcone. La superficie (se c’è), pur facendo parte della casa, è all’esterno e, pur essendo sulla pubblica piazza, si considera una zona franca. In pratica, se state dentro casa vi spiano con uno spettrografo rubato alla CIA, se state sul balcone è come se foste trasparenti. Tuttavia, essendo l’unico modo per una fugace insaponatina, non lamentatevi se piove e siete costretti a tenere occupate le mani con l’ombrello…


10)      Non avete mai consumato, eppure la vostra donna ha le nausee

Beh, questo è un segnale ambivalente. State rischiando la vita, ma in realtà potete ancora salvarvi. Fondamentalmente, la vostra salvezza sarà la condanna eterna. La vostra amata ostenta nausee e finge svenimenti malgrado, salvo l’intervento dello Spirito Santo, sia materialmente impossibile che sia incinta. A meno che il figlio non sia di un altro, ma vi conviene non paventare l’ipotesi, per non finire scuoiato in un vicolo dei Vergini. L’unico modo che avete per portare a casa la pellaccia, sarà sposarvi. Dopo la vostra proposta di matrimonio, vostro suocero dimenticherà il disonore e lo sostituirà con l’orgoglio di avere un genero ommo, vostro cognato vi chiederà di fare da padrino a suo figlio e voi finalmente potrete amoreggiare con la vostra donna. E ovviamente vi toccherà ingravidarla, perché se poi si scopre che non è incinta, sgamano che nun site bbuono e scuoiato nei Vergini ci finite davvero….


Molti di voi, a questo punto, avranno riconosciuto tutti i dieci segnali che abbiamo descritto. Sì, perché questi segnali o si colgono tutti, o non ce ne sono proprio. Se vi è andata male, ne avete colti sette-otto, ma è solo perché state assieme da troppo poco tempo e fra un paio di settimane avrete completato la lista. A questo punto vorremmo dirvi che se siete solo al numero 2 o 3 potete ancora salvarvi, ma non è così, già dal primo segnale la vostra condanna sarà stata emanata. Non servirà la fuga, non servirà lasciare la propria amata simulando la propria morte e non varrà a nulla cambiare sesso e farsi chiamare Olga. Ovunque sarete, vi troveranno, o comunque troveranno i vostri familiari e li costringeranno a pagare tremila euro di bomboniere che voi nemmeno sapevate di aver ordinato. Ad ogni modo, non pensiate che la vostra novella femminilità possa salvarvi la pellaccia: a vostro cognato Carmine 'sta Olga non dispiace affatto…..

martedì 11 febbraio 2014

10 segnali per capire che vi siete fidanzati “alla napoletana” – Parte prima


Si avvicina turpemente la lugubre ricorrenza di S.Valentino, che obbliga tutti gli innamorati e fare pubblico sfoggio del sentimento che li lega, buttando dalla finestra vagonate di soldi che potrebbero essere stati tranquillamente spesi meglio, invece che in frivolezze e festeggiamenti. Ad ogni modo, obblighi a parte, quello che ci interessa è il fidanzamento alla napoletana, quello vero, quello che rovina intere famiglie, quello che prevede la partecipazione attiva dei parenti fino all’ottavo grado, quello che si consuma “in casa”, insomma quello che può esserci solo a Napoli. Ma quali sono i segnali che possono farvi capire che state vivendo un tragico fidanzamento “alla napoletana”? Eccovi un rapido elenco che potrà aiutarvi a comprendere in quale guaio vi siete cacciati:


1)      Dopo 40 secondi netti dal primo bacio, vi ritrovate già in casa di lei a parlare con vostro suocero.

Non avete ancora terminato di ravanare tra le labbra della vostra amata, che già siete seduti al tavolo del salotto di vostro suocero (che poi è anche la camera da pranzo e quella da letto, se siete in un vascio), il quale vi fa più o meno il terzo grado dispensando pacche sulle spalle. Non importa considerare che eravate entrambi ubriachi e che speravate di usare la vostra novella compagna come mezzo per insaponarvi la cugina, ormai è fatta. Ah, non badate al cartoccio di paste che vi siete ritrovati in mano, le nubende sono solite procurarsene uno con mezzi che farebbero impazzire il più ostinato dei Giacobbo…..


2)      ‘a fedina

Il vostro suocero sta già blaterando sul suo piacere di conoscervi mentre voi State solo aspettando che compaia il cartello di Scherzi a Parte per tirare un sospiro di sollievo quando la vostra amata comincia a chiarire che lei l’anello lo preferisce di oro bianco perché è bionda (pittata, ma non è il caso di essere pignoli). Il segnale è chiaro ed inquietante: l’acquisto della fedina va assolutamente perfezionato, affinché si ufficializzi la vostra relazione. Il fatto che voi questa relazione non la volevate nemmeno non conta più, adesso c’è solo un sigillo da applicare al vostro amore per cui, senza sapere come, vi ritroverete nottetempo in un sottoscala del centro storico, dove l’amico ricettatore di vostro cognato vi aspetta per incidere il nome vostro e della vostra amata su quei cerchietto di materiale pregiato. Un solo consiglio, fate parlare lei al momento dell’incisione, specie se il nome no gliel’avete ancora chiesto


3)      Il destino toponomastico dei vostri figli è già segnato.

A stento ricordate il cognome della vostra fidanzata, eppure già lei immagina di chiamare il vostro primogenito col nome dello gnoro. Non stupitevi se, pur di potare a termine il piano criminoso, è disposta a storpiature clamorose, l’ordine costituito va rispettato a qualunque costo. Quindi vi toccherà fare un numero imprecisato di figli (pecchè sinò nun site bbuono) e di chiamarli, nell’ordine, come: vostro padre, vostra madre, vostro suocero, vostra suocera, tutti i parenti morti prima del tempo in ordine decrescente in funzione del grado del legame, tutti i parenti dispersi, amici d’infanzia morti, animali da compagnia e così via. Poco importa se il rispetto delle consegne non collima col sesso dei vostri figli: Aniella, Concetto, Salvatora e Anno capiranno…..


4)      La vostra fidanzata vi chiama già ripetutamente ed in pubblico “amò”

Siete ancora sotto choc, la nonna della vostra fidanzata vi sta porgendo un caffè d’ordinanza, rigorosamente sciacquato, e già la vostra donna si profonde in arditi “amò, aspetta dduje minuti ca mo’ arriva pure fratomo Geretiello, amò, haje capito, amò?”, del tutto incurante delle ripetizioni e delle ridondanze. Siete in trappola: “amò” è uno dei segnali più atroci del fatto che il vostro legame, per quanto ancora inesistente, è diventato forte come un nodo di cravatta. “Tesò” ancora vi avrebbe concesso una speranza di salvezza, “amò” è la vostra condanna.


5)      Vostro suocero vi prospetta un appuntamento in piazza per un caffè

State sciorinando il vostro curriculum seduti sulla poltrona in similpelle mentre le chiappe vi sudano come quella volta a Formentera sulla spiaggia nudista, quando vostro suocero, che coglie l’occasione per invitarvi a chiamarlo “o gnò”, vi prospetta la volontà di incontrarvi in piazza per un bel caffè al bar. È un segnale quasi catastrofico. Sappiate che non berrete mai quel caffè, anzi. Il vostro novello gnoro vi inviterà a salire in macchina e vi scarrozzerà velocità folle in tangenziale facendo minimo 4 volte Corso Malta-Pozzuoli e ritorno mentre, con lo sguardo spiritato e torvo vi ripeterà frasi minatorie per scoraggiare ogni vostro tentativo di ferimento della sua amata figliola. Se vi va bene, ve la caverete con un sibillino “chi rompe paga” o con un languido “guagliò, statte accorto!”. Se vi va male, ‘o gnoro caccia ‘o fierro e a quel punto vi conviene stare zitti….


Giunti a metà del nostro cammino, pensiamo sia il caso di fermarci per un attimo. Sappiamo che chi sta piano piano rivedendosi nel nostro racconto, starà iniziando a percepire i segni di un leggero malessere, quindi preferiamo non infierire, almeno per ora. Per questo, adesso sedetevi, prendetevi un bel bicchiere di te caldo e non pensateci più, tra qualche giorno continueremo con gli altri cinque segnali. Rilassatevi, ma non troppo: il meglio (o il peggio) deve ancora venire!

giovedì 30 gennaio 2014

Gigin Hood alla riscossa!

Tutte le città più importanti del mondo hanno il loro supereroe: un uomo senza macchia e senza paura che si aggira di notte a combattere con ogni mezzo il crimine, sfruttando le immense ricchezze familiari per finanziare a fondo perso la sua missione. Gotham City ha Batman, Metropolis ha Superman, Paperopoli è ingolfata a dir poco dai vari Paperinik, Paperinika, Paperbat e via discorrendo. E Napoli? Proprio una città con questo popo’ di storia non può permettersi un supereroe? È proprio qui che vi sbagliate, cari lettori! L’antagonista partenopeo delle forze del male è già tra noi, e sta  conducendo la sua battaglia per ridarci una Napoli felice come ai bei tempi. Come dite? Non sapete di chi si tratta? Ma come! Il nostro supereroe è colui che siede al posto di comando: l’impavido Gigin Hood! Da quando occupa il suo scranno, grazie al potere dell'Ordinanza Sindacale, è lotta aperta contro due nemici storici di Napoli: traffico e monnezza. Il nostro Gigin Hood, balzando di notte da una copertura in eternit di Ponticelli alle rovine della Città della scienza, ha spennellato tra le vie cittadine una lunga serie di baffi rossicci con della segnaletica sopra, regalando alla città una pista ciclabile in grande stile. Fosse stato un fan di Giotto, Gigin Hood avrebbe spennellato con coerenza, ma siccome gli piace Picasso, le pennellate hanno quel non so che di astratto, che rendono impossibile l’utilizzo della pista a tutti coloro che non siano dotati di teletrasporto. Ma la battaglia del nostro eroe non si è fermata lì: il centro storico era stracolmo di autovetture e di altri automezzi? Bene, ora non lo è più, grazie alla ZTL. La parte storica della città e le sue zone commerciali ora sono libere dal traffico e possono essere raggiunte solo coi mezzi pubblici. Certo anche i mezzi pubblici inquinano e così via anche quelli. D'altronde i supereroi accorciano le distanze con la super-velocità od i gadget di alta tecnologica (tipo l'auto blu) e non hanno bisogni di questi autobus inquinanti. Ma parliamo della monnezza? Dimenticate i cassonetti stracolmi e le montagne di rifiuti abbandonati a bordo strada. Basta così poco per fingere che non ci siano piú, un potere telepatico alla portata di tutti. Una 'ntecchia di concentrazione in più è richiesta agli abitanti di Giugliano e simili, che devono avere a che fare con l'olezzo nauseabondo. Ma mi raccomando di non strafare con i poteri obnubilanti, perché la tassa sulla spazzatura, quella dovete ricordarvela. 
Dopo aver testato i suoi poteri su obbiettivi "facili" Gigin Hood si sento finalmente pronto a flettere i suoi supermuscoli contro il più grande problema della Città. No, no si tratta della Criminalità organizzata. No, neanche del debito gargantuesco che minaccia i servizi della Città. Un po' più di fantasia Gigin Hood ha messo nel mirino il più terribile nemico del bene pubblico, roba da far tremare i polsi a Superman e forzare Batman a rintanarsi nella caverna cercando la mamma. Si parla, ovviamente, della cacca dei cani. Da oggi ci sarà addirittura una task force impegnata giorno e notte e scovare i cagator scortesi che oseranno imbrattare con i loro prodotti le camminate della nostra città. Sapientemente infiltrati negli ambienti di malaffare, i nostri eroi al soldo di Gigin Hood scoveranno beagle diarroici, alani stitici e levrieri indigesti, provvedendo immantinente a multare gli sprovveduti accompagnatori dei suddetti. E nel caso la cagata venisse trovata in forma anonima? I nostri eroi della task force provvederanno all’istante a prelevare un tocco del pasticciotto e portarlo ai RIS i quali, grazie alle più moderne tecnologieriusciranno in poco tempo a stabilire il legittimo proprietario della deiezione. Eh si, perché Gigin Hood ha avuto la geniale idea di obbligare tutti i proprietari di cani a schedarli ed a fornire il DNA, in modo da rendersi sempre identificabili. Ebbene si, da oggi in poi i deretani canini saranno identificati ed archiviati! Che poi, a pensarci bene, è lo stesso tipo di schedatura ed archiviazione che di solito viene riservata ai culi delle veline su ogni hard disk di provenienza maschile.
Così, da oggi, il turista che ammira i cornicioni dei palazzi di via Toledo, non dovrà più passare il pomeriggio a ravanare nei solchi delle sue suole e lo scippatore che lo borseggia, non correrà il rischio di scivolare sull'infausta deiezione, perdendo il frutto della sudata fatica. Anche qualora il misfatto non si possa evitare, allo sfortunato spacciatore che trovasse un ricordino sgradevole attaccato alla ruota della Mercedes, resterà lo sfizio di poter saper multato il pericoloso scagazzatore stradale. 
Ed allora bando ai disfattismi sterili, con le suole delle scarpe linde e pinte i napoletani potranno correre molto più veloci. Riusciranno a tenere testa al ritorno in auge della Criminalità (i poliziotti sono tutti impegnati ad arrestare i padroni dei cani) ed a sfuggire alla furia dei creditori (questi test del DNA costano). Ed anche Gigin Hood potrà godere dei vantaggi di questo insperato sprint onde sfruttare al meglio la sua super velocità. Visto che presto, ne siamo certi, ne avrà molto bisogno.

venerdì 17 gennaio 2014

Il Boss dei Mercimoni


Abbiamo provato a fare finta di niente. Ci sembrava di aver già sfottuto abbondantemente il settore matrimoniale sul nostro libro nel capitolo O' sposalizio, che i più fedeli tra voi rammenteranno. Eppure, potevamo non notare la suocera che si addobba con un leopardato viola per far pendant con il corredo della camera da letto? Avremmo dovuto tacere delle serenate neomelodiche che coinvolgono tutto un rione? Potevamo guardarci di nuovo allo specchio, soprassedendo sulla suocera che si dibatte col ueddinflauer per il diritto ad una renna fosforescente sul tavolo della sposa?
No, non credo.
Se non l'avete ancora capito parliamo del mitico programma in onda su Real Time: “Il Boss delle Cerimonie”. Chi ha visto l'originale serie americana sui matrimoni zingari non avrebbe mai pensato che potesse esistere qualcosa di ancora più triviale e primitivo. Evidentemente non solo esiste ma non è neanche tanto lontano. Lo show è basato sul contrasto tra due elementi. Sale sfarzose con addobbi rococò che il Re Sole stesso avrebbe ritenute eccessive, invase da orde di selvaggi che terrorizzerebbero Attila in persona.
Si comincia con una panoramica della villa dove si svolge la “cerimonia” (da intendere nel senso partenopeo di esagerata riverenza). La voce della speaker, abituata a commentare gli spot degli assorbenti con le ali, lascia subito trapelare una sottile vena sarcastica. Segue la presentazione del boss della Villa. Uomo di poche parole (almeno in italiano), che sovrintende dall’alto e riceve ospiti manco fosse il Papa, e che non disdegna la catenozza d'oro su delle camicie di seta cosi zammare che riuscirebbero a trasformare Rodolfo Valentino in Mimmo Dany. Uno stile che noi non vorremmo definire “da camorrista”, ma che definiremo “alla Mario Merola versione moderna”, che poi è la stessa cosa.
Questo losco figuro lascia il palco al genero Matteo, ben vestito ed educato e con un nome talmente musicale rispetto al contesto, da far sospettare che si tratti di uno pseudonimo. È lui l'antieroe del dramma, l'unico della serie che riesce a mettere in fila due frasi complete in italiano con tutti i verbi giusti. Il suo contrappasso, per il terribile misfatto della conoscenza grammaticale, consiste nel dover discorrere con il parentume degli sposi su come organizzargli il banchetto più tamarro possibile. Inoltre gli tocca di fingere di non notare gli strafalcioni dei genitori i quali, inorgogliti dalla telecamera, si lanciano in improbabili declinazioni di verbi scovati la notte prima sul dizionario (“tutto va come prefisso”), e si esibiscono in parole straniere gongolanti di k come “Cokktèl” o latine (che poi per loro sempre straniere sono) come “magna pompa”, che lascia aperti interrogativi non di poco conto. Poca roba comunque di fronte ad una donna che si presenta come Mannaggment musicale (qualunque cosa significhi), e ad uno sposo dotato di un maglione che ricorda da vicino un saio francescano
Toccanti i tentativi di Matteo di limitare gli eccessi della coppia di sposi i quali non cederanno di un passo nelle loro assurde richieste. Il cibo è “peccato buttarlo”, ma deve sempre avanzare. I nonni vogliono una cerimonia sobria e naturale, per questo il viados che manipolerà gli invitati è meglio non operato e così via.
Finalmente la telecamera mostra pietà del povero Matteo e si concede un flashback sulla temibilissima serenata pre-nuziale. La sposa preferirebbe che il fidanzato andasse ad ingolfarsi di alcool in compagnia di qualche spogliarellista, ma lui si presenta puntuale umiliandosi davanti a tutto il rione guidato da un “cantante” neomelodico improvvisato. Pur di farlo zittire lei scende e lo bacia, anche per venti minuti, attirandosi le ire delle vegliarde della famiglia che trovano il gesto, di fronte a tutto il rione, troppo “compromettente”, nonostante lei sia incinta di due mesi.
Il programma si allunga per altri venti minuti, ma a quel punto il Prozac, che avevamo assunto dopo i primi fotogrammi, aveva già cominciato a fare effetto, facendoci perdere la performance di Mauro Nardi. Non senza rimpianti.
Ci teniamo a precisare, per i nostri amici del Norde, che non tutti i napoletani si sposano in tale maniera chiassosa e pacchiana. In realtà oggidí, la maggioranza dei Napoletani una cerimonia del genere non se la può permettere.
Nel corso della trasmissione aleggia mistero sui costi, malgrado gli zii dichiarino in un’intervista che per una cerimonia del genere “ci vuole un banco di soldi” e nostre fonti confermano che gli strozzini avrebbero già sequestrato il malcapitato cugino dello gnoro. Ad ogni modo, se lo spettacolo non fuga dubbi sull'annosa questione se i soldi possano comprare la felicità, di certo chiarisce che non essi non ci si può comprare neanche un briciolo di classe (tacendo della cultura). L'evidenza mostra che è possibile spendere un patrimonio, ma sembrare sempre dei morti di fame.