giovedì 28 marzo 2013

Après Pâques, est une fête encore


Tutto si può dire di Napoli  e dei napoletani, tranne che non abbiano rispetto per le tradizioni, specialmente quelle religiose, particolarmente quelle chiassose. Anzi, molto spesso il rispetto diventa un attaccamento quasi morboso, un obbligo talmente sentito da essere assolto perfino quando è contro ogni logica o eventualità. Tral e tante tradizioni divenute veri e propri riti tribali, c’è la classica gitaf uori porta di Pasquetta. Poche esperienze nella vita di un partenopeo possono avere effetti così devastanti sulla psiche e sulla stabilità individuale di chisi appresta zaino in spalla a varcare la soglia di casa lunedì in albis. Qualunque partenopeo può chiudere gli occhi e ricordarsi con sollazzo o, più sovente con sgomento, un episodio saliente di qualche Pasqua fa. Ma il rituale, per quanto a tratti macabro e animalesco, non va criminalizzato. È praticamente grazie alla pasquetta se il 70% dei vinai, dei macellai e dei mozzarellari delle zone costiere riesce a passare indenne l’inverno, senza contare l’indotto per bar e gelaterie, altrimenti condannate ad altri due mesi almeno di austerity, ristoranti di campagna e spacciatori. A questo punto, è d’uopo sfatare un mito: da queste parti la cosiddetta “partenzaintelligente”, vuol dire viaggiare sulla corsia d'emergenza. L’unico modo per evitare di restare intruppati in un alveare di autovetture sovraccariche di carne umana, è stare a casa. Ma non illudetevi, non ve lo lasceranno fare. Amici, fidanzate, sono tutti pronti ad accusarvi di pigrizia. Si, proprio loro, che vedono in Frosinone le loro Colonne d'Ercole e che pensano che la pavimentazione verde dei parchi sia dovuta ai "trocati".
In ogni caso, la stragrande maggioranza delle volte, l’appuntamento è sotto ‘o palazzo ‘eGigino, l’unico che abbia un minimo di giardino sotto, sul quale parcheggiare selvaggiamente le proprie macchinine. Pure quest’anno, il povero Carminiello ha dovuto portare la chitarra, che ancora reca sul manico i segni della stutata di sigaretta che Enzuccio fece l’anno prima. Il problema è che Carminiello la chitarra se la porta appresso da anni, ma ha imparato a suonarla al solo scopo di sedurre la fascinosa Titty, cugina dell’Enzuccio di cui sopra, che aspetta solo che qualcuno le dedichi un pezzo di Fabrizio Ferri per sposarselo e sfornare conigliate a ripetizione per i successivi vent'anni.Come al solito, dopo giorni e giorni di febbrile organizzazione, le mete papabili sono sempre le stesse: la casa di Lello a Mondragone, dove si dirigeranno i trasgressivi che vogliono farsi venire una broncopolmonite facendosi il bagno a fine marzo, il ristorante del compare di Tonino a Pollena Trocchia, per chi vuole dedicarsi alle bellezze della campagna e finire in coma etilico prima delle 15 e poi ci saranno i temerari, verosimilmente neo patentati, che oseranno dirigersi verso il Fusaro, a casa di Peppe, cugino del cognato di Sisinella il quale, totalmente ignaro del fatto che 24 sconosciuti stanno per piombare nella villetta, se ne sta bellino a mettere le sedie attorno al tavolino del giardino. Capocordata a quel punto si autoproclama Gaetano, forte del fatto di aver preso già 3 volte la tangenziale e dell’aver da poco fatto svuotare la marmitta della sua 500 nuovo modello con interni in pelliccia e cerchi in lega. Come da copione, appena iniziate le operazioni di partenza,comincia a piovere, ma non una pioggerellina leggera, no. Un vero e proprio tifone si abbatte sulle teste dei nostri malcapitati. A quel punto, i meno coraggiosi si tirano indietro e ritornano verso le proprie case consci dell’essere ormai solo carne da macello per aver tradito il rituale pasquettiano, mentre i più temerari  decideranno comunque di salpare tra i flutti e i geyser provocati dai tombini esplosi per la pioggia. Alle spalle del capocordata si dipanano la punto a metano di Mimmo, ospitante il povero Carminiello, che viene costretto ad intonare i più grandi successi di Gianni Celeste sul sedile posteriore. Si, proprio lui che ha sempre giurato di suonare solo i Doors. Ma come dire di no a Titty? Non può, nonostante Totore profitti dell'atmosfera beceramente romantica per prendersi qualche passaggio sulla accondiscendente Titty. Scartata l’ipotesi tangenziale, le tre auto si dirigono verso il Fusaro seguendo una strada descritta anni prima a Gaetano in un racconto confuso da Ciruzzo ‘o pallonaro. Ovviamente, qualora la strada fosse mai esistita, non sarebbe di sicuro stata quella percorsa da i nostri eroi, i quali trascorreranno le prime ore delg iorno a guadare fiumi di melma in tutto l’entroterra Marano-Quartese, prima che Rosario, coequipeur  di Gaetano, abbia la geniale idea di seguire i binari. Proprio quei misteriosi binari che correvano ai lati della strada, ricordandosi di aver sentito da bambino dell’esistenza di una ferrovia che passasse da quelle parti. Una volta raggiunta la casa del povero Peppe, trovata chiedendo informazioni a chiunque si parasse loro dinanzi durante il tragitto, i nostri eroi colonizzeranno, a botta di pacche sulle spalle ad emeriti sconosciuti, tutto lo spazio a disposizione. La giornata a quel punto si dipanerà molto velocemente, mentre Enzuccio farà fuori 6 bottiglie di Chianti gran riserva del padre di Peppe, Rosario avvelenerà il barboncino di casa mettendogli la vodka sulle crocchette, Gaetano farà innamorare la nonna del padrone di casa e, mentre Titty si farà ingravidare da Totore nello sgabuzzino della villa,  Carminiello, dopo aver invano cercato di coinvolgere gli astanti suonando i Pink Floyd, interpreterà con disperazione il meglio del repertorio di Jo Donatello. 
Il climax della giornata, arriva quando esce "'o pallone". Perché c'è sempre qualcuno che porta la magica sfera, ed immediatamente tutti i maschi "devono" cominciare a giocare. Si tratta di un'affermazione di virilità paragonabile alla incornate dei cervi e la ruota dei pavoni. Niente può impedire questa esibizione e nessuno può esimersi con pallide scuse, quali il menisco fragile, il non saper giocare e neanche l'appartenenza all'odiata tifoseria avversa. 
Chi non partecipa viene subito additato come equivoco e, poco importa se profitta della panchina per impomatarsi le compagne dei giocatori. 
I calciatori hanno altri problemi con cui fare i conti.
Coloro i quali hanno considerato montare un mobile Ikea all'anno come attività fisica bastante a mantenere la forma, sudano come agnelli la vigilia di Pasqua col cuore che implora pietà alla Madonna dell'Arco.
Destino ancora più gramo meritano i pochi, pochissimi atletici, che verranno falciati e gambizzati crudelmente dai loro migliori amici. Che no, non intendevano davvero fargli male, quando dopo l'ultimo dribbling dell'amico gli sono saltati a piedi uniti sul tallone.  
Sul calare delle luci del giorno, i nostri abbandoneranno il loro terreno di conquista, non senza aver trafugato due chili di mele annurche, un quadro del primo '900 ed il merlo della nonna di Peppe, avventurandosi verso la litoranea che porta all'imbocco della tangenziale. Ecco, chi ha preso quella strada un sabato sera di luglio può capire solo lontanamente quello che può succedere nella fase del rientro dalla pasquetta: un'orda  di assatanati con un tasso alcolemico pari a quello dell'intera Monaco di Baviera in piena Oktoberfest, si contenderà fino a notte fonda ogni più piccolo e millimetrico spazio di strada nella vana speranza di poter accorciare il supplizio di qualche secondo. Purtroppo, sarà tutto inutile. Anzi, molti saranno costretti a recarsi direttamente al lavoro, essendo sopraggiunto il martedì mattina, mentre altri, con una sagacia tattica degna del miglior Mourinho, decideranno di bivaccare nella boscaglia incontaminata dei Campi flegrei fino al ponte del 25 aprile: tanto alla fine sempe llà se và a finì!

venerdì 15 marzo 2013

Dateci la democrazia


Secoli di battaglie per avere un briciolo di democrazia in questo paese, ed ecco sopraggiungere ancora una forza politica che la nega candidamente. Perché anche se Loro rifuggono il nome di partito e si auto-eleggono araldi della moralità e portavoci della Verità, sono la più importante forza politica italiana.
Poco importano i numeri, se destra e sinistra non fanno altro che fare il filo a questa Comunita' ( gli piace tanto di farsi chiamare cosi').
Hanno un'opinione su tutto. E su tutto vogliono mettere bocca, incuranti di quello che pensano quelli che li hanno sempre sostenuti. E chi non e' d'accordo con loro, è degno dei peggiori tormenti, visto che loro sanno quello che e' meglio per noi.
A nulla valgono i continui appelli degli intellettuali affinché' si dotino di un meccanismo democratico per l'elezione del leader, del portavoce o dell'emissario (o come gli fa più piacere chiamarlo).
Adesso basta. E' il momento di ridare dignità a quelli che in voi hanno sempre creduto.
Cara Chiesa, per favore, il Papa fallo eleggere dai cattolici.

venerdì 8 marzo 2013

Curriculum Vitae


Napoli è la città dell’arte di arrangiarsi, questo è noto ed arcinoto. Anzi, considerando quanto quest’arte sia radicata nel DNA indigeno, si può dire che la città stessa sia un sinonimo dell’arrangio in tutti i campi. Arrangiarsi, lo sappiamo, è la prima regola lavorativa in un posto dove cercare di guadagnarsi la pagnotta non è mai stato facile, nei secoli dei secoli, ma si allarga a qualunque altro campo, dall’elaborazione dei motorini a basso costo, fino alla copia dei compiti a scuola. Per queste ragioni, ci fa davvero strano che il buon Oscar Giannino non sia nato a Napoli. Sia chiaro, nessuno si scandalizza perché qualcun altro ha scritto delle cazzate su un curriculum vitae, tutti noi abbiamo barato almeno una volta, attribuendoci “elevatissima capacità di lavoro in gruppo e risoluzione dei problemi”, omettendo di spiegare il fatto che per “lavoro in gruppo” intendevamo l’esecuzione della Macarena in compagnia di due cugini e per “risoluzione dei problemi” intendevamo la capacità di risolvere quesiti matematici contenenti una divisione massimo a due cifre. Allo stesso modo tutti abbiamo millantato una “eccellente conoscenza dei principali software specialistici”, ben sapendo che è una frase che fondamentalmente non vuol dire una cippa, o un “ottimo inglese, scritto e parlato”, quando al massimo il nostro vocabolario comprendeva quattro parole: play, stop, rew e ffwd, abbreviati come da stereo allegato. Quello che però ci manda letteralmente in visibilio, non è l’aver millantato (o equivocato su) dei titoli importanti quali due lauree ed un master, perché ormai è una pratica talmente diffusa a livello politico, da risultare quasi banale. Il vero tocco di classe, il colpo di genio, il gol in rovesciata da centrocampo è l’aver vantato una fantomatica partecipazione allo Zecchino d’oro, per di più sotto falso nome. Decenni di politica da saltimbanchi sembravano aver esaurito la vena comica dei nostri proto-onorevoli e invece, come un fulmine a ciel sereno, Giannino ha cambiato la storia dell’auto-referenziazione, ha rotto gli argini dell'incredibile per sfociare nell’immenso. Da questo momento, sul curriculum, ognuno può scrivere il cacchio che gli pare, senza avere più limiti, né di fantasia, né di decenza. Prendiamo ad esempio Antimo, 22 anni, sei dei quali passati a fregare portafogli ai turisti nei decumani: chi potrà impedirgli di scrivere nel curriculum (sempre ammesso che ne compili mai uno) “Addetto al servizio di informazione ed accoglienza turistica”? E di Titina, da oltre vent’anni gestrice di una casa d’appuntamenti popolata da maitresse d’oltre balcani, vogliamo parlarne? Per lei, come minimo si può parlare di “Pluridecennale esperienza nella gestione d’impresa e delle risorse umane, con particolare attenzione ai rami dello scouting e del recruitment”. Sasà, subappaltatore a cottimo sin dall’infanzia, specializzato nella pitturazione di interni, potrà sicuramente vantarsi di aver lavorato dal 1985 al 2013 come “Gestore di processi di outsourcing in piccole e medie imprese a gestione familiare”, mentre Lino, che si è reinventato da pochi mesi autista di un pulmino abusivo sulla tratta Piazza Dante - Miano ad € 1,00 a corsa, potrà definirsi “Titolare ed amministratore Unico di un’azienda specializzata nel trasporto charter e low cost su gomma”. Alla fine, non possono mancare all’appello il buon Totonno, stracciafacente da parte di padre, in diritto di scrivere di sé  “Consulente in trading” e il mitico Enzuccio, strozzino per la polizia e cravattaro per il volgo, che potrà definirsi “gestore di un’agenzia specializzata in subprime lending” sul suo curriculum. Non c’è che dire, forse questa tornata elettorale non ci avrà fornito un governo, ma di sicuro ha aperto una nuova era per chi è alla ricerca di un lavoro. E se ve lo diciamo noi, che abbiamo vinto già 2 volte Sanremo, lavorato con Andy Warhol e inventato il frigorifero ad energia solare, potete crederci.