lunedì 16 dicembre 2013

Oggi nun se trase!

Ogni anno, puntuale come sempre, arriva il mese di dicembre, e con esso il Natale, i regali, poi Capodanno e l'anno nuovo. Ma non solo. Assieme all'avvento, ogni anno arriva anche l'evento clou della stagione scolastica: la famigerata oKKupazione. Orde di studenti di tutta Italia, allo scoccare dei primi freddi si ridestano dal torpore, dimenticano ogni dissidio e si uniscono in un coro sterminato di protesta che, di solito, rivendica aspramente il diritto di poter fare ciò che nella restante parte dell'anno rifugge con ogni mezzo: lo studio. Lo studente napoletano non sfugge a questo costume tipico, tuttavia ha caratteristiche estremamente diverse da quelle degli alunni di ogni altra parte d’Italia e del mondo. Innanzitutto, presso i lidi partenopei, la vera stagione scolastica inizia a novembre con il suddetto mese di occupazione e finisce a fine aprile. In pratica si estende per tutto il periodo del cosiddetto “brutto tempo”, almeno dal punto di vista teorico. In pratica, il riscaldamento del pianeta, il prolungarsi della bella stagione e l’estendersi della fascia climatica equatoriale, stanno riducendo ogni anno di qualche giorno la stagione scolastica utile. D’altra parte, Napoli è ‘o paese d’O Sole e non vorrete mica che questi poveri giovini (anche se in alcune quinte di istituti tecnici si segnalano dei 34enni con 3 figli a carico e 26 anni di lavoro come solachianiello in curriculum) si sorbiscano ore ed ore di topografia, latino e francese, quando fuori per sei mesi all’anno c’è la possibilità di farsi un bel bagno? E comunque, se pure non si trattasse di un bel bagno, una partita di calcio al bosco di Capodimonte, una rattusiata in Floridiana o una manifestazione di supporto ai metronotte della Papua Nuova Guinea in sciopero, non la si nega a nessuno. Il problema fondamentale è solo fornire una scusa, nemmeno tanto plausibile, per fare il famigerato filone
A seconda delle zone e della disponibilità altrui, i filoni cambiano per scopo e per scelta. I più intraprendenti, coloro che provengono dall’hinterland e tutti quelli che si ritengono sicuri di non incontrare qualcuno che possa sgamarli, sono soliti dirigersi verso il centro o verso il Vomero per concentrarsi sullo shopping. Ecco così spiegata l’orda di giovani ragazzine e ragazzini che popolano i negozi di scarpe ed abbigliamento nelle ore mattutine, alla ricerca di un nuovo paio di lacci da mettere sulla proprie Converse o nella speranza di essersi guadagnati un minimo di sollazzo grazie ai preziosi consigli dispensati all’amica nel negozio di intimo. Tra quelli che cercano lo svago, a seconda delle zone di provenienza, ci sono coloro che si dirigono verso i parchi cittadini in compagnia, per strepitosi tornei di “a sette si schiaccia”, o in coppia, per qualche rattimma ammacchiata tra i cespugli. Non c’è sabato tardo primaverile che non veda il Bosco di Capodimonte, la Floridiana, la Villa comunale o il Parco Virgiliano pullulare di 16-20enni alle prese con palloni, abbronzatura e altre pratiche, in un contesto dove si può tranquillamente agire alla luce del sole, in quanto difficilmente, se pure qualcuno dovesse vederli, potrà riferire la cosa, perché avrà a sua volta qualcosa da nascondere…

I filonisti meglio organizzati sono auto o scooter muniti, pianificano dal lunedì la scampagnata, raccolgono sempre non meno di cinque-dieci adesioni, calcolano al millesimo i tempi necessari per gli spostamenti, scelgono accuratamente la destinazione del viaggio e riescono a ridurre le spese (rigorosamente divise tra gli occupanti del veicolo) all’osso o comunque fino a far avanzare gli spiccioli necessari per mandare una cartolina da Sorrento al professore di italiano, ancora imbufalito per il compito saltato. 

Consentiteci infine di spezzare una lancia nei confronti della specie fondamentale di filonista, ossia quello "attivo". Il filonista attivo è quello che va davvero alla manifestazione, bardandosi con kefiah, megafono d’ordinanza e striscione, rigorosamente ricavato da vecchie lenzuola e dipinto con perizia da un manifestante-writer e dalle sue bombolette di vernice. Questo filonista costituisce attualmente una specie a forte rischio di estinzione e necessita della creazione di apposite norme che ne salvaguardino l’habitat naturale e soprattutto il ruolo nella società. La fine dell'ideologia e la predilezione dei celerini nel vattere, tra milioni di manifestanti, solo gli studenti costituiscono dei fortissimi deterrenti al prosieguo della specie.

Se il filonista casual torna a casa con un paio di succhiotti, facilmente nascondibili nel bavero della camicia e preludio alla prosecuzione della sua specie, quello "attivo" riuscirà con difficoltà ad occultare le costole rotte. Se i succhiotti vengono sgamati la punizione preferita dal genitore del filonista, sarà una serie di pacche sulle spalle ed una lenta ma inevitabile storia vagamente piccante che comincia con un "Ai miei tempi" nostalgico e finisce con un "tuo madre/padre" sconosolato. Un'impegnativa paliata, sarà invece la pena accordato al filonista attivato accusato tra l'altro di "seguire la massa" (anche se era l'unico di tutta la classe), non conoscere i motivi della protesta, in particolare cos'è la Papua (no, non si mangia), essere un Komunista, quindi sfaccendato e perditempo. Per evitare lo sgamo il filonista attivo deve optare per tattiche di camuffamento, che gli permetteranno di non essere riconoscibile negli scabrosi filmati di Telecapri, che il paparino continua a guardare ogni sera nella speranza che parta il pornazzo dopo, come ai bei tempi. Berretto di paglia, finto accento siciliano e modi di fare camorristici lo aiuteranno a passare per "Forcone", generando l'immediata simpatia della polizia. In caso di cattura da parte delle forze dell'ordine, sarà d'obbligo nascondere accuratamente (per i pochi studenti che ne fossero provvisti) ogni barlume di buon senso e cultura. Niente citazioni dotte e solo male parole. Se interrogati, Popper è una droga e la maieutica si mette per terra al posto del parquet.
Il filonista attivo si riproduce soltanto una volta all'anno. Il calore è raggiunto durante l'assemblea scolastica degli Studenti e la riproduzione, se avviene, capita solo durante l'Okkupazione. Per salvaguardarlo, oltre a continuare ad impedire la presenza di distributori di preservativi nelle scuole, urge rifornire i bagni di marijuana durante le Okkupazioni (unico ritrovato in grado di risvegliare i sensi del filonista attivo) e tagliare la corrente alla Scuola. Solo l'assenza di luce, può infatti convincere il partner che quello che hanno vicino è il futuro Che Guevara/Rosa Luxemburg e non un punk-a-bestia wanna-be.
Il filonista manifestante rappresenta il fulcro dell’intera catena alimentare dei marinatori di scuola, l’acme, il punto di partenza e quello di arrivo di ogni giorno di assenza, sia esso reale  inventato. Senza individui di questa specie, si assisterebbe alla progressiva estinzione per mancanza di adesioni delle manifestazioni e quindi, di conseguenza, alla caduta della più gettonata scusa filonistica che si ricordi e, soprattutto, il mondo non si ricorderebbe ogni anno, allo scoccare del primo di dicembre, che per risolvere i problemi della terra, bisogna occupare la scuola fino almeno all’antivigilia di Natale. 
Del manifestante filonista va salvaguardato anche il background culturale: oltre alle centinaia di canti di protesta che solo lui o i disoccupati organizzati sono in grado di conoscere, risulta essere l’unico essere umano su questa terra che, a furia di farci terminare i cortei, conosce l’esatta ubicazione del Provveditorato agli studi di Napoli, misteriosa entità la cui esistenza non è ancora stata dimostrata, ma solo sostenuta in ardite teorie criptozoologiche. 

Ad ogni modo, che sia autunno o primavera, se siete studenti, ogni giorno sentirete sempre una vocina che vi sussurrerà all'orecchio "oggi nun se trase!"

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