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giovedì 10 luglio 2014

'O Mondiale

Come da lunga e consolidata tradizione, ogni 4 anni ci tocca quello sperpetuo che corrisponde al nome di mondiale di calcio e che obnubila da oltre 80 anni e per un mese, i cervelli degli uomini del pallone. Miliardi di allenatori, preparatori atletici, giornalisti sportivi risvegliano istinti sopiti per tutto l'anno e si sperticano in liti da bar che nemmeno in un film di Bud Spencer. Ma un Thiago Motta più fermo dei lavori alla Riviera di Chiaia può valere un fegato fraceto? Pensiamo proprio di no, e per questo proponiamo di disputare i prossimi mondiali di calcio a Napoli. Si, è vero, il calcio lo hanno inventato gli inglesi ma, diciamocelo, lo hanno inventato male. Ma vi pare mai possibile che per valutare un fuorigioco, debba essere necessario guardare chi fa il passaggio, chi lo riceve, l'ultimo difensore avversario, la distanza fra il pallone e la linea di porta e tante altre cose? Beh, diciamo la verità, non è un caso se praticamente ad ogni partita ci sia una polemica immane su ogni cosa. La verità è che il calcio giocato a Napoli ha poche regole, ma precise e soprattuto migliori.
1- Guagliù quanti ne simmo?
Regola basilare per la composizione delle squadre, è quella di contarsi. Non importa essere per forza in numero pari, l'importante è essere del numero giusto. Se la vostra sfida con Gerozzo 'o chianchiere avrà luogo a Piazza Plebiscito, è d'obbligo almeno apparare 7 persone per squadra, nel bosco di Capodimonte si potrà essere anche in 15 a squadra, a vico Paradiso alla salute, basterà anche un frugale 3 contro 3.
2 - Guagliù, menammo 'o tuocco!
Quale miglior modo per formare una squadra se non affidandosi alla sorte? E così, eletti a capitani Ettorino e Franchetiello, questi si giocheranno a colpi di pari e dispari il diritto a pescare a piene mani i giocatori. E pazienza se Lello Maradò se l'è preso l'avversario: se ne pentirà quando capirà che il soprannome è dovuto solo al clamoroso sovrappeso e non ad un sinistro vellutato.
3 - Campo o pallone?
Questa regola, che può sembrare di relativa importanza, è invece fondamentale. Innanzitutto, non bisogna pensare al fatto che il campo debba essere invertito a fine primo tempo, perché non è affatto detto che ci sia un intervallo e, se c'è, probabilmente serve a rimettere in sesto i coinvolti in una rissa causata da un tiro a mezz'altezza che non si sa se è gol o no. Se infatti i capotti o gli zaini possono idealmente formare un palo, niente potrà simulare una traversa, per cui inevitabilmente si finirà per discutere animatamente, col portiere che insisterà nel piazzare il legno ad un metro e mezzo da terra e l'attaccante impegnato a spiegargli che secondo lui la traversa sta a sei metri. Da non sottovalutare, infine, il fattore pendenza. Per quanto di mare, Napoli resta una città collinare, per cui la scelta del campo diverrà fondamentale, quando tra una porta e l'altra ci sono venti metri di distanza, ma anche 5 di differenza di quota.
4 - 'O schema
Poche ciance, qua a Napoli non c'è un numero fisso di giocatori, figuriamoci se può esserci uno schema. Come si fa a fare un 4-3-3 con sei persone? Come si può pensare a parlare di fasce, terzini e diagonali difensive, quando il campo è largo quanto un vicolo? E allora forza, palla corta e pedalare, 'o chiattone va a porta (tanto 'a piglia tutta quanta), l'unico che giochicchia decentemente fa 'o Maradona e gli altri quello che capita. Particolarmente apprezzati i calciatori con un passato da scalatore, impiegati per le sgroppate lungo i vicoli di cui sopra, e i reduci dalle missioni umanitarie post-alluvionali, apprezzati portatori di palla tra gli avvallamenti del bosco di Capodimonte il giorno dopo un temporale
5 - Rigòle e Puliziò
Nella terra in cui si parla esperanto, non potevano che esistere due sanzioni sgrammaticate esclusive: rigole e puliziò. No, nessuna differenza rispetto al rigore ed alla punizione normalmente assegnati nel calcio, ma un metodo differente di determinazione. Nel neapolitan soccer non esiste l'arbitro, quindi la direzione di gara si basa sul concetto di entropia, in pratica le squadre si autogovernano concordando le eventuali punizioni, con non pochi grattacapi nel decretare un rigore, essendo l'area una fascia aleatoria del campo che può variare con leggi matematiche complesse, giusto perché il calcio qua è un fatto culturale. La risoluzione del contenzioso può anche avvenire con un'altra regola:
6 - 'O cumpagno tuoio ha continuato
E già, se il fallo era così evidente, come mai il tuo compagno di squadra ha continuato l'azione? Teoricamente non fa una piega, e quindi si può riprendere il gioco da dove si era interrotto, a patto che colui che aveva continuato il gioco inizi a correre fuoriosamente per il quartiere per non essere finito a sprangate dai compagni per la punizione persa
7 - O gol o rigole
Quando il casus belli è dato da un gol fantasma, non serve la prova tivvù e non c'è chip nascosto ne pallone che tenga, la risoluzione, bastonate a parte, viene sempre proposta da chi offende: o gol o rigore! Anzi rigole, come da manuale. A quel punto, il capitano della squadra di calcio, con piglio sicuro alla Ollebbengi, dovrà decidere se convalidare un gol dubbio o tentare la fortuna contando sull'agilità del suo portiere e sulla speranza che il tiro finisca fuori o almeno in una posizione ambigua che consenta di ricominciare iterativamente il processo e ripartire da un altro "o gol o rigore"
8 - Battimuro!
Di applicazione esclusivamente urbana, questa regola, a seconda delle interpretazioni, può comportare la validità o meno di un gol. Di solito, si stabilisce prima se la ribattuta sul muro vale o meno, ma quando non è chiaro, il battimuro sarà l'ultimo appiglio per chi il gol l'ha preso e una piccolezza su cui glissare per chi ha segnato. In caso di mancata risoluzione, si potrà far ricorso alla regola n.7 oppure scatenare una rissa, così da provocare l'intervallo.
9 - Accorto 'a nonna!
E' inutile che la FIFA si bulli di aver inventato il time out: nel neapolitan soccer è sempre esistito! I campi sono ricavati come si può, vuoi che non ti passi all'improvviso, nel bel mezzo di un contropiede di Ciccillo 'a zecca, donna Concettina 'a sarta con le buste della spesa in mano? Non si può certamente rischiare di colpirla con un bel Super Santos in fronte, suo nipote Crescenzo 'o gorilla si adirerebbe alquanto, quindi conviene stoppare il gioco e tutti fermi come le statuine. Se poi la vecchia ci mette quarantacinque minuti a passare da una porta all'altra, pazienza. Fino a sera c'è tempo.
10 - Chi segna, 'a vence!
Però poi la sera arriva. Se non è stata applicata la regola variante del "guagliù fuimmo!", che interrompe la partita ad ogni vetro di vascio o di automobile rotto, vale il "chi segna, vence!". Essendo basato su concetti libertari, il neapolitan soccer non contempla né il numero dei tempi né la durata. Di solito, quando la fine non è ancora stata decretata né da una rissa né dai feriti, ci pensano l'oscurità o il richiamo del cibo. Quando a stento si riuscirà a distinguere il pallone, oppure in troppi verranno richiamati all'ordine dalle madri o dall'addore d'o rraù, si ricorrerà alla regola conclusiva di ogni partita: chi segna, vince. Anche se stava perdendo 178 a 1, e non vale nemmeno la pena di buttarla sulle mazzate per lavare l'onta, nel neapolitan soccer non esistono giorni di pausa, domattina si ricomincia!

martedì 17 giugno 2014

Noblesse oblige


Per tutte le situazioni, con buona pace di monsignor Della Casa, esiste un‘etichetta, un codice comportamentale o di vestiario da adottare. Quello che va rimarcato, è come questo codice cambi per cultura, momento storico e contesto in cui si registra un avvenimento. Spesso ci lamentiamo delle abitudini di altri popoli, che riteniamo antiquate superate o assurde, ma non dimentichiamo che gli antichi romani, che vengono continuamente ricordati come esempio per tante cose, erano soliti sottolineare il gradimento per un pranzo con dei fragorosi rutti e dopo, tanto per gradire, vomitavano per ricominciare a scofanarsi. “Il boss delle cerimonie” ci ha già mostrato come un codice comportamentale esista anche al giorno d'oggi e riesca ad essere ancor più efferatamente primitivo di quello dei popoli ancestrali.  Tuttavia noi non siamo dei classisti dozzinali e abbiamo deciso alla viglia della stagione più tragica per i ricevimenti di darvi qualche dritta per fare bella figura al vostro prossimo ricevimento, rigorosamente made in S.Gennaro Vesuviano.

‘o tacco.

Cominciamo col must più ovvio per tutte le donne: le scarpe. Ovviamente, una qualunque occasione importante, necessita come minimo che la scarpa abbia un tacco sconsiderato, di altezza sproporzionata, o comunque tale da mettere a repentaglio la vita e le articolazioni di chi lo indossa, Tuttavia il vero tocco in più, la ciliegina sulla torta, è il fatto che la scarpa, qualunque essa sia, adda fa male! Ovviamente, colei che le indossa, deve far sapere al mondo intero che non riesce a camminare liberamente e deve ostentare smorfie di dolore e ferite lacerocontuse e sanguinanti ai presenti. Per gli over 50, a prescindere dal ruolo ricoperto, è ammessa la sostituzione d’o tacco, ma solo dall’arrivo al ristorante in poi, e solo con paposce-gioiello del valore minimo di 180 euro, pena la squalifica.

‘a ponta

Ovviamente, oltre al tacco, non poteva mancare la punta. Parliamo ancora di scarpe e del loro terminale anteriore, simbolo atavico della potenza, direttamente proporzionale all’importanza di chi le indossa. Punte tonde quadre o a baionetta, purchè lunghe, lunghissime, insensate. Decine di stivaletti pitonati e scarpe classiche in pelle di cormorano gravido si combatteranno a colpi di centimetri la leadership nel campo dello chic e dell’uccisione degli scarrafoni negli angoli del battiscopa. Male che vada, se doveste soccombere, mettete le scarpe in verticale ed attaccatele al portatile, con un’antenna così, prendono il wireless fino a 25 chilometri….

‘o tattuaggio

Elegante commistione tra la fredda traduzione dialettale e l’inglese tattoo, ‘o tattuaggio è un must assoluto per uomini e donne che si appropinquino ad un ricevimento. Maschi e femmine di ogni età si combatteranno lo scettro del più appariscente in una morra cinese grafica senza esclusione di colpi: Padre Pio sul bicipite batte il finto rosario al collo, ma perde con la sacra famiglia sul petto, mentre Maradona sul polpaccio sbaraglia chiunque, eccezion fatta per Mario Merola in versione Che Guevara. Le donne, avvantaggiate dal maggiore scollo dei vestiti, potranno sfoggiare fantasie floreali deformate sugli arti inferiori e citazioni dotte sulla schiena, dove i più raffinati opteranno per l’incisione degli abstract di tesi di laurea in sociologia e le vittime di tatuatori bastardi per un inconsapevole “stronzo chi legge” in ideogrammi cinesi.

‘a lampada

Da non confondersi con l’omologo complemento d’arredo, ‘a lampada è il vincolo cromatico più in voga nei ricevimenti di un certo spessore. Come diceva Franco Ricciardi, noi napoletani “simme tutti africani”, per cui nelle occasioni importanti non chiediamo di più che sembrare dei kenioti in gita premio. Il minimo sindacale consta nel riuscire a scurirsi almeno di dieci nuances rispetto al proprio colore naturale, quindici nel caso di parentela con gli sposi inferiore al secondo grado e poco importa se il collo è color panna mentre il mento ricorda un comò di fine ‘800, il maculato va sempre di moda. Apprezzata variante maschile è la tinta dei capelli, rigorosamente tendente al wengé, leggermente sbavata sulla cute del cranio a coprire i vuoti, meglio se accoppiata alla tintura dei baffi e del pizzo, onde evitare l’effetto dalmata.

‘a dedica

Chiunque voglia lasciare il proprio segno indelebile su una cerimonia, non potrà esimersi dalla dedica agli sposi. Il fratocuggino Pinuccio ha fatto i provini ad X Factor due anni fa? Come minimo, tra primo e secondo, dovrà prendere possesso del microfono ed intonare l’Ave Maria interpretandola come solo il grande Mario avrebbe saputo fare. Ossia malissimo. Vogliamo parlare allora di Titta, la cainata della sposa? Malgrado i suoi 128 chili, coltiva la passione per il rock acrobatico (anzi, “accrobatigo”, come ama ripetere) e non potrà che esibirsi a centro sala, per la gioia degli sposi e di tutti i sismologi del vesuviano. Non potevamo dimenticare Nonno Tatillo, che ha fatto il portiere per 40 anni e siccome scriveva le ricevute di pagamento del condominio, è conosciuto come "o poeta". Il vegliardo ha composto una poesia che reciterà sul palco rubando la scena per qualche minuto a Genny Scioc impegnato nella sua esibizione. La composizione  provocherà la somma commozione dei presenti, che lacrimeranno sulla fiducia, dato che a stento riusciranno a capire la voce impastata del nonno visto che alla quarta strofa se ne è venuta pure la dentiera. 

‘a machina

Può una famiglia presentarsi in un villone così sfarzoso da ricordare da vicino un’astronave di Star  Trek senza almeno una navicella di salvataggio? Diremmo proprio di no, ci sembra assurdo. E così, in un challenge esclusivamente di stampo virile, si ricorrerà a prestiti, noleggi e impupazzamenti della propria auto, il tutto al solo scopo di poter vincere il titolo di autista più appariscente. Se la vostra Matiz è ancora Daewoo e non avete potuto permettervi di meglio, sarà di grande effetto correre (o millantare di averlo fatto) oltre i 200 all’ora, magari brandendo con spavalderia una multa, o sedicente tale, comminatavi dalla stradale e strappata con fare di sfida nel bel mezzo della sala. Tanto, ‘a machina ‘a tene intestata ‘o nonno…

‘a busta

Ed eccoci al punto fondamentale della questione: ‘a busta. Lasciatevi alle spalle ogni remora, sarà questo il segno definitivo che vi farà tornare vincitori verso casa. Se già siete sposati, come minimo dovrete rispondere al fuoco inserendo dint’a busta lo stesso valsente regalatovi dai festeggiati poi, volendo, potrete dare un segnale di superiorità aggiungendo 50 euri, fare i gran signori aggiungendone cento oppure umiliare gli avversari puntando almeno sul doppio di quanto ricevuto. Ricordiamo che non è valido il principio del “chesto và pe’ chello”, ossia non si possono sopprimere le reciproche buste azzerando così l’un l’altro il debito, sarebbe troppo comodo.  'a busta va fatta, anche a costo di restituirla pari pari a chi ve l'ha regalata. E chissà mai che il ricevente non legga la cosa come un gesto di sfida e scateni la rissa, così finalmente a 'sti matrimoni si fa un po' di movimento, che altrimenti sai che palle....


giovedì 10 aprile 2014

Magna, magna!

Napoli è la terra della buona cucina, del mangiare bene soprattutto tanto (anzi assai). Un inferno per le transaminasi, portate alla pazzia in un luogo dove anche il fritto misto può rientrare negli sport estremi. Quello che non si sa molto al di fuori dei confini partenopei, è che Napoli è anche il regno della cucina creativa, il crogiolo della sperimentazione tra i fornelli, nonché il luogo per eccellenza in cui vengono inventate nuove pietanze sconosciute al mondo intero. Inventate proprio nel senso, quasi biblico, di create da zero. Non ci credete? Provate a seguirci in questa nostra scorribanda refettoria e vedrete...


Tanto per cominciare, potete fare un pranzo frugale a poco prezzo, e con soli 4 euro potrete godere del misterioso menù TURISTO.


... se invece avete bisogno di qualcosa che "appara 'o stommaco", e' il momento di optare per una pasta condita con il nuovo legume OGM. Il FaGGiolo, in cui la doppia G promette una botta di energia, sopratutto a livello intestinale

....ma passiamo ai fast-food. Quest'ultimi possono accontentare anche i palati più esigenti. Se il chicken sandwich non vi sconfinfera e l'HOT(MENO)DOG non vi solletica, potrete sempre optare per il criptico HAMBURER....
....e per mandare giù l'Hamburer niente di meglio della novità americo-ostrogota: la COCACOLA.LAIT!....


...ma è sui contorni che i napoletani danno il meglio, approfittando di uno spettacolare menù in italo-sanscrito. E se possiamo illuderci che le MelEnzane siano un banale lapsus dell'arcinota melAnzana, la preparazione a FUNHETTO ci fa capire che deve trattarsi di un piatto fusion. Per i più avventurosi consigliamo l'alternativa dei peperoni al GRATTE'. E non rimpiangete il fatto che il flash abbia impallato quel qualcosa di patate....


....si trattava, ovviamente, di un GATO'...
Nel caso non lo aveste ancora capito, siamo alla frutta... 1 killo, 1 euro. Mezzo killo, mezzo euro. E qualcuno ipotizza che il Killo sia una percoca OGM che cresce solo se si sposta l'ombrellone a destra e la si lascia abbrustolire al sole...

Ed ora il gran finale con un dolce dall'assonanza finnica...il fantasmagorico KINDE - PINQUI'...

E se il Pinqui' vi suona troppo piccante, un dolce sponsorizzato dalla Roche, l'innovativo FERRERO ROCHE' sicuramente vi rimetterà in sesto.

C'è solo l'imbarazzo della scelta, sedetevi a tavola e buon appetito!


martedì 25 marzo 2014

Venghino, siori, venghino!


Vendere articoli di poco conto e peggio ancora scadenti e cavarci anche un profitto non è professione da dilettanti. Nonostante Renzi si sia guadagnato in gioventù il soprannome di Bomba, per quanto le sparava grosse, i più riconoscono a Zio Silvio ancora un certo margine nella disciplina del teleimbonitore.  Lo scavallato infatti, non si limitava alla batteria di pentole o al brillocco, ma riusciva a piazzare il bene immateriale, metafisico: l'ottimismo ingiustificato, l'allegria fuori luogo l'odore del denaro e in qualche caso anche il vuoto più assoluto (non si spiegherebbe senno' come abbia fatto a farci eleggere Gasparri). 
Con tali precedenti, piazzare un centinaio di autoblu scalcagnate non sembra un'impresa titanica. Ciononostante la vera sfida per Renzi sarà far dimenticare i precedenti proprietari. Voi la comprereste l'auto blu usata da La Russa senza prima procedere ad un esorcismo? Vi fidereste di rivelare l'auto della Brambilla, che, con le sue frequentazioni animali, ci avrà fatto pascolare cani e porci? La vorreste l'auto di Razzi; il dubbio che sia contagioso non vi verrebbe?  
E considerate che questo è solo un allenamento per quando il fiorentino dovrà vendere l'Italia, come fosse un paese solvibile, all'Europa (magari senza farci ridere dietro).
In realtà, a prescindere dal ruolo politico occupato, qualunque Presidente del Consiglio che cerchi di piazzare l’impiazzabile, dovrà comunque sempre tener presente che esiste un solo essere al mondo che è in grado di vendere qualunque cosa gli capiti a tiro a chiunque, compresi i ghiaccioli al polo sud: il napoletano. Decenni prima che Gennaro D’Auria mollasse quintali di Antibas Rebrescion ai suoi e molto ancora prima dell’invenzione del pacco, doppio pacco e contropaccotto, il napoletano aveva già ben chiare le più ardite tecniche di vendita di beni mobili ed immobili, ma soprattutto, di beni inesistenti….

Cominciamo subito col botto, proponendo a voi tutti una grande offerta: a solo 4.00 EUR, ben 10 CARCIOFIOFI! Ortaggi floreali OGM, per un prezzo da articolo caduto dal camion.

Sei alla ricerca di abbigliamento tecnico per le tua scorribande a due ruote? Cosa aspetti? Con soli 3 euri puoi aggiudicarti un fantastico SOTTOCASCHO, ideale per avviarsi verso un pomeriggio di rattimma al Virgiliano alla guida di un fiammante Duchati o Suzukhi  e, male che vada, se si dovesse andare in bianco, lo si può sempre usare per assaltare qualche coppietta ….

E dei LEGHINS vogliamo parlarne? Che grande novità! Al solo costo di 1/4.00 si può comprare la microfibra, mentre per un misero 3/10.00 ti danno anche tanti colori. Avete capito bene! Un superteconologico microqualcosa coloratissimo per soli tre decimi.

Se proprio col leghins doveste sentire freddo, vi consigliamo caldamente (sic) l’acquisto di questo FOUSON caldo cotone, ché se proprio la brezza dei camaldoli dovesse congelarvi i cosiddetti, per 18 mk, giusto un po’ più sotto, vi danno pure il sole….


Per tutti colori i quali avessero un euro, uno solo, da spendere come gli pare, ci sentiamo di consigliare vivamente questo misterioso prodotto: il TAPETT. Prodotto particolarmente scontato data la sua origine greca. La pronuncia corretta è infatti tape pigreco, il che apre degli interrogativi inquietanti sul cosa possa essere realmente. Per non parlare di quello Svelto 120 a sinistra....

La stessa merceria ci offre altri accessori per brave massaie; che ne dite di acquistare la fantastica microfibra a solo 50 CENTEM? E se manco questo dovesse andarvi bene,con un banale uno potrete aggiudicarvi il prodotto misterioso. Dopo l'acquisto vi verrà rivelato in quale valuta sia da pagare l'uno: lira, euro, dollaro o rene?

“Donna! All’ITERNO tutto 10-20”. Chiaramente un riferimento biblico. L'Iterno deve venire dopo la Genesi.


....chiusura in grande stile con la notte bianca vomerese in versione vintage. Se la cucina molecolare vi ha stufato, se master chef vi disgusta, è il momento di bandire la dieta mediterranea e provare i PANNI alla piastra. Solo 3 euro per la migliore flanella delle Fiandre! Agli amanti degli irish pub consigliamo il cardigan con sottaceti, agli amanti dell'ortografia, un alka seltzer 

lunedì 3 marzo 2014

'O Festiuallera

'O Festiuallera fa schifo. 'Stu festiuallera è proprio uno scuorno. La musica è brutta, non ci sono più le belle canzoni e i bei cantanti di una volta, non ci sono più i presentatori di una volta e, in generale, non c'è più una volta
'O Festiuallera fa schifo, perché non ci sono i cantanti né la musica napoletana, ché noi siamo i migliori del mondo e non esiste proprio che fanno un festival senza almeno venti/venticinque cantanti di queste parti. Poi scopri che tra i giovani ha vinto Rocco Hunt con una canzone in dialetto, e pensi che c'è giustizia su questa terra, e che è il minimo che chi canta in napoletano vinca 'o Festiuallera. Anche se quando hai sentito il nome, credevi fosse quello che faceva i film con Eva Henger. Poi ti dicono che Rocco Hunt è di Salerno e allora vafammocca, 'o Festiuallera fa schifo. 
'O Festiuallera fa schifo perché tiene il potere di riesumare i morti scavati, che ad un tratto ti ritrovi davanti Sandro Giacobbe che ci piaceva assai a nonna Tittina e canta in pleibbec una canzone che manco lui si ricordava più di aver cantato. Finisce lo sperpetuo e tutti piangono per la commozione, anche se oltre alla canzone, non si ricordano manco Sandro Giacobbe, nonna Tittina compresa. 
'O Festiuallera fa schifo perché ti illude e poi ti delude, ché tu vedi all'improvviso uno che canta un pezzo folk e pensi "Uanema, e comme s'è fatto sicco Benny Hill!", poi arriva il presentatore e capisci che ti sei emozionato ascoltando Ron, sperando che nessuno se ne sia accorto.
'O Festiuallera fa schifo perché l'hanno usato per distrarti mentre Renzi formava un governo con cinque nuove proposte ed una marea di vecchi tromboni; e tu non hai capito se la Madia canta con Arisa o diventa ministro.
'O Festiuallera fa schifo perché ti mette davanti alla realtà dei fatti senza un minimo di delicatezza, così tu fai zapping e ti trovi, su Raiuno, la domenica pomeriggio, Savino Zaba che pontifica di musica e tu, che hai studiato chitarra classica per quattro anni e diretto un coro polifonico per dieci, ti senti l'ultimo dei falliti. Poi però vai su uichipedia per vedere chisto chi è e che fa e scopri che di cognome fa Zabaione e ti senti un poco meglio, ma dura giusto due minuti.
'O Festiuallera fa schifo perché per colpa sua ci dobbiamo sciroppare per una settimana Valerio Scanu pettinato come Barbie Raperonzolo, che va per televisione in tutti i programmi del globo terracqueo a dire che lui ha già vinto a Sanremo, ma si è dovuto produrre da solo il disco perché nessuno lo caca più, e per favore compratevelo perché per mantenermi 'ste ospitate mi hanno pignorato pure il perizoma e se non vendo almeno sedici milioni di copie, finisco sotto al ponte affianco a quello dove dorme Marco Carta. E poi dice che la meritocrazia in Italia non funziona.
'O Festiuallera fa schifo, perché con tanta gente che c'è al mondo, dovevano invitare proprio Rufus Wainwright? Poi non vi lamentate se orde di chierichetti e boy scout riscoprono il fascino perverso della protesta violenta e organizzano addirittura una temibile raccolta di firme per non farlo cantare. Quando però vengono a chiedere la vostra firma e voi gli fate notare che non hanno mai alzato un dito contro Madonna o Lady Gaga, che su certe cose ci campano, loro vi guardano con lo sguardo perso e voi date un nuovo significato alle loro occhiaie.
'O Festiuallera fa schifo, perché solo quando si conoscono i compensi dei presentatori, la gente si ricorda di come vengono spesi male i soldi pubblici, mentre quando si parla dei voli di stato per le dame di compagnia se lo scorda sempre. 
'O Festiuallera fa schifo, perché ha vinto Arisa, e a voi quella canzone proprio non piace, poi vostra moglie se ne esce dicendo che la canzone "non è bellissima, però dal primo momento io avevo pensato che poteva vincere" e voi subito pensate "non è bellissima, però dal primo momento io avevo pensato che teneva 'na bella zizza" e ve ne andate a letto contenti, pecchè 'O festiuallera fa schifo, ma pure quest'anno ve lo siete visto fino all'ultimo!


martedì 11 febbraio 2014

10 segnali per capire che vi siete fidanzati “alla napoletana” – Parte prima


Si avvicina turpemente la lugubre ricorrenza di S.Valentino, che obbliga tutti gli innamorati e fare pubblico sfoggio del sentimento che li lega, buttando dalla finestra vagonate di soldi che potrebbero essere stati tranquillamente spesi meglio, invece che in frivolezze e festeggiamenti. Ad ogni modo, obblighi a parte, quello che ci interessa è il fidanzamento alla napoletana, quello vero, quello che rovina intere famiglie, quello che prevede la partecipazione attiva dei parenti fino all’ottavo grado, quello che si consuma “in casa”, insomma quello che può esserci solo a Napoli. Ma quali sono i segnali che possono farvi capire che state vivendo un tragico fidanzamento “alla napoletana”? Eccovi un rapido elenco che potrà aiutarvi a comprendere in quale guaio vi siete cacciati:


1)      Dopo 40 secondi netti dal primo bacio, vi ritrovate già in casa di lei a parlare con vostro suocero.

Non avete ancora terminato di ravanare tra le labbra della vostra amata, che già siete seduti al tavolo del salotto di vostro suocero (che poi è anche la camera da pranzo e quella da letto, se siete in un vascio), il quale vi fa più o meno il terzo grado dispensando pacche sulle spalle. Non importa considerare che eravate entrambi ubriachi e che speravate di usare la vostra novella compagna come mezzo per insaponarvi la cugina, ormai è fatta. Ah, non badate al cartoccio di paste che vi siete ritrovati in mano, le nubende sono solite procurarsene uno con mezzi che farebbero impazzire il più ostinato dei Giacobbo…..


2)      ‘a fedina

Il vostro suocero sta già blaterando sul suo piacere di conoscervi mentre voi State solo aspettando che compaia il cartello di Scherzi a Parte per tirare un sospiro di sollievo quando la vostra amata comincia a chiarire che lei l’anello lo preferisce di oro bianco perché è bionda (pittata, ma non è il caso di essere pignoli). Il segnale è chiaro ed inquietante: l’acquisto della fedina va assolutamente perfezionato, affinché si ufficializzi la vostra relazione. Il fatto che voi questa relazione non la volevate nemmeno non conta più, adesso c’è solo un sigillo da applicare al vostro amore per cui, senza sapere come, vi ritroverete nottetempo in un sottoscala del centro storico, dove l’amico ricettatore di vostro cognato vi aspetta per incidere il nome vostro e della vostra amata su quei cerchietto di materiale pregiato. Un solo consiglio, fate parlare lei al momento dell’incisione, specie se il nome no gliel’avete ancora chiesto


3)      Il destino toponomastico dei vostri figli è già segnato.

A stento ricordate il cognome della vostra fidanzata, eppure già lei immagina di chiamare il vostro primogenito col nome dello gnoro. Non stupitevi se, pur di potare a termine il piano criminoso, è disposta a storpiature clamorose, l’ordine costituito va rispettato a qualunque costo. Quindi vi toccherà fare un numero imprecisato di figli (pecchè sinò nun site bbuono) e di chiamarli, nell’ordine, come: vostro padre, vostra madre, vostro suocero, vostra suocera, tutti i parenti morti prima del tempo in ordine decrescente in funzione del grado del legame, tutti i parenti dispersi, amici d’infanzia morti, animali da compagnia e così via. Poco importa se il rispetto delle consegne non collima col sesso dei vostri figli: Aniella, Concetto, Salvatora e Anno capiranno…..


4)      La vostra fidanzata vi chiama già ripetutamente ed in pubblico “amò”

Siete ancora sotto choc, la nonna della vostra fidanzata vi sta porgendo un caffè d’ordinanza, rigorosamente sciacquato, e già la vostra donna si profonde in arditi “amò, aspetta dduje minuti ca mo’ arriva pure fratomo Geretiello, amò, haje capito, amò?”, del tutto incurante delle ripetizioni e delle ridondanze. Siete in trappola: “amò” è uno dei segnali più atroci del fatto che il vostro legame, per quanto ancora inesistente, è diventato forte come un nodo di cravatta. “Tesò” ancora vi avrebbe concesso una speranza di salvezza, “amò” è la vostra condanna.


5)      Vostro suocero vi prospetta un appuntamento in piazza per un caffè

State sciorinando il vostro curriculum seduti sulla poltrona in similpelle mentre le chiappe vi sudano come quella volta a Formentera sulla spiaggia nudista, quando vostro suocero, che coglie l’occasione per invitarvi a chiamarlo “o gnò”, vi prospetta la volontà di incontrarvi in piazza per un bel caffè al bar. È un segnale quasi catastrofico. Sappiate che non berrete mai quel caffè, anzi. Il vostro novello gnoro vi inviterà a salire in macchina e vi scarrozzerà velocità folle in tangenziale facendo minimo 4 volte Corso Malta-Pozzuoli e ritorno mentre, con lo sguardo spiritato e torvo vi ripeterà frasi minatorie per scoraggiare ogni vostro tentativo di ferimento della sua amata figliola. Se vi va bene, ve la caverete con un sibillino “chi rompe paga” o con un languido “guagliò, statte accorto!”. Se vi va male, ‘o gnoro caccia ‘o fierro e a quel punto vi conviene stare zitti….


Giunti a metà del nostro cammino, pensiamo sia il caso di fermarci per un attimo. Sappiamo che chi sta piano piano rivedendosi nel nostro racconto, starà iniziando a percepire i segni di un leggero malessere, quindi preferiamo non infierire, almeno per ora. Per questo, adesso sedetevi, prendetevi un bel bicchiere di te caldo e non pensateci più, tra qualche giorno continueremo con gli altri cinque segnali. Rilassatevi, ma non troppo: il meglio (o il peggio) deve ancora venire!

giovedì 30 gennaio 2014

Gigin Hood alla riscossa!

Tutte le città più importanti del mondo hanno il loro supereroe: un uomo senza macchia e senza paura che si aggira di notte a combattere con ogni mezzo il crimine, sfruttando le immense ricchezze familiari per finanziare a fondo perso la sua missione. Gotham City ha Batman, Metropolis ha Superman, Paperopoli è ingolfata a dir poco dai vari Paperinik, Paperinika, Paperbat e via discorrendo. E Napoli? Proprio una città con questo popo’ di storia non può permettersi un supereroe? È proprio qui che vi sbagliate, cari lettori! L’antagonista partenopeo delle forze del male è già tra noi, e sta  conducendo la sua battaglia per ridarci una Napoli felice come ai bei tempi. Come dite? Non sapete di chi si tratta? Ma come! Il nostro supereroe è colui che siede al posto di comando: l’impavido Gigin Hood! Da quando occupa il suo scranno, grazie al potere dell'Ordinanza Sindacale, è lotta aperta contro due nemici storici di Napoli: traffico e monnezza. Il nostro Gigin Hood, balzando di notte da una copertura in eternit di Ponticelli alle rovine della Città della scienza, ha spennellato tra le vie cittadine una lunga serie di baffi rossicci con della segnaletica sopra, regalando alla città una pista ciclabile in grande stile. Fosse stato un fan di Giotto, Gigin Hood avrebbe spennellato con coerenza, ma siccome gli piace Picasso, le pennellate hanno quel non so che di astratto, che rendono impossibile l’utilizzo della pista a tutti coloro che non siano dotati di teletrasporto. Ma la battaglia del nostro eroe non si è fermata lì: il centro storico era stracolmo di autovetture e di altri automezzi? Bene, ora non lo è più, grazie alla ZTL. La parte storica della città e le sue zone commerciali ora sono libere dal traffico e possono essere raggiunte solo coi mezzi pubblici. Certo anche i mezzi pubblici inquinano e così via anche quelli. D'altronde i supereroi accorciano le distanze con la super-velocità od i gadget di alta tecnologica (tipo l'auto blu) e non hanno bisogni di questi autobus inquinanti. Ma parliamo della monnezza? Dimenticate i cassonetti stracolmi e le montagne di rifiuti abbandonati a bordo strada. Basta così poco per fingere che non ci siano piú, un potere telepatico alla portata di tutti. Una 'ntecchia di concentrazione in più è richiesta agli abitanti di Giugliano e simili, che devono avere a che fare con l'olezzo nauseabondo. Ma mi raccomando di non strafare con i poteri obnubilanti, perché la tassa sulla spazzatura, quella dovete ricordarvela. 
Dopo aver testato i suoi poteri su obbiettivi "facili" Gigin Hood si sento finalmente pronto a flettere i suoi supermuscoli contro il più grande problema della Città. No, no si tratta della Criminalità organizzata. No, neanche del debito gargantuesco che minaccia i servizi della Città. Un po' più di fantasia Gigin Hood ha messo nel mirino il più terribile nemico del bene pubblico, roba da far tremare i polsi a Superman e forzare Batman a rintanarsi nella caverna cercando la mamma. Si parla, ovviamente, della cacca dei cani. Da oggi ci sarà addirittura una task force impegnata giorno e notte e scovare i cagator scortesi che oseranno imbrattare con i loro prodotti le camminate della nostra città. Sapientemente infiltrati negli ambienti di malaffare, i nostri eroi al soldo di Gigin Hood scoveranno beagle diarroici, alani stitici e levrieri indigesti, provvedendo immantinente a multare gli sprovveduti accompagnatori dei suddetti. E nel caso la cagata venisse trovata in forma anonima? I nostri eroi della task force provvederanno all’istante a prelevare un tocco del pasticciotto e portarlo ai RIS i quali, grazie alle più moderne tecnologieriusciranno in poco tempo a stabilire il legittimo proprietario della deiezione. Eh si, perché Gigin Hood ha avuto la geniale idea di obbligare tutti i proprietari di cani a schedarli ed a fornire il DNA, in modo da rendersi sempre identificabili. Ebbene si, da oggi in poi i deretani canini saranno identificati ed archiviati! Che poi, a pensarci bene, è lo stesso tipo di schedatura ed archiviazione che di solito viene riservata ai culi delle veline su ogni hard disk di provenienza maschile.
Così, da oggi, il turista che ammira i cornicioni dei palazzi di via Toledo, non dovrà più passare il pomeriggio a ravanare nei solchi delle sue suole e lo scippatore che lo borseggia, non correrà il rischio di scivolare sull'infausta deiezione, perdendo il frutto della sudata fatica. Anche qualora il misfatto non si possa evitare, allo sfortunato spacciatore che trovasse un ricordino sgradevole attaccato alla ruota della Mercedes, resterà lo sfizio di poter saper multato il pericoloso scagazzatore stradale. 
Ed allora bando ai disfattismi sterili, con le suole delle scarpe linde e pinte i napoletani potranno correre molto più veloci. Riusciranno a tenere testa al ritorno in auge della Criminalità (i poliziotti sono tutti impegnati ad arrestare i padroni dei cani) ed a sfuggire alla furia dei creditori (questi test del DNA costano). Ed anche Gigin Hood potrà godere dei vantaggi di questo insperato sprint onde sfruttare al meglio la sua super velocità. Visto che presto, ne siamo certi, ne avrà molto bisogno.

venerdì 17 gennaio 2014

Il Boss dei Mercimoni


Abbiamo provato a fare finta di niente. Ci sembrava di aver già sfottuto abbondantemente il settore matrimoniale sul nostro libro nel capitolo O' sposalizio, che i più fedeli tra voi rammenteranno. Eppure, potevamo non notare la suocera che si addobba con un leopardato viola per far pendant con il corredo della camera da letto? Avremmo dovuto tacere delle serenate neomelodiche che coinvolgono tutto un rione? Potevamo guardarci di nuovo allo specchio, soprassedendo sulla suocera che si dibatte col ueddinflauer per il diritto ad una renna fosforescente sul tavolo della sposa?
No, non credo.
Se non l'avete ancora capito parliamo del mitico programma in onda su Real Time: “Il Boss delle Cerimonie”. Chi ha visto l'originale serie americana sui matrimoni zingari non avrebbe mai pensato che potesse esistere qualcosa di ancora più triviale e primitivo. Evidentemente non solo esiste ma non è neanche tanto lontano. Lo show è basato sul contrasto tra due elementi. Sale sfarzose con addobbi rococò che il Re Sole stesso avrebbe ritenute eccessive, invase da orde di selvaggi che terrorizzerebbero Attila in persona.
Si comincia con una panoramica della villa dove si svolge la “cerimonia” (da intendere nel senso partenopeo di esagerata riverenza). La voce della speaker, abituata a commentare gli spot degli assorbenti con le ali, lascia subito trapelare una sottile vena sarcastica. Segue la presentazione del boss della Villa. Uomo di poche parole (almeno in italiano), che sovrintende dall’alto e riceve ospiti manco fosse il Papa, e che non disdegna la catenozza d'oro su delle camicie di seta cosi zammare che riuscirebbero a trasformare Rodolfo Valentino in Mimmo Dany. Uno stile che noi non vorremmo definire “da camorrista”, ma che definiremo “alla Mario Merola versione moderna”, che poi è la stessa cosa.
Questo losco figuro lascia il palco al genero Matteo, ben vestito ed educato e con un nome talmente musicale rispetto al contesto, da far sospettare che si tratti di uno pseudonimo. È lui l'antieroe del dramma, l'unico della serie che riesce a mettere in fila due frasi complete in italiano con tutti i verbi giusti. Il suo contrappasso, per il terribile misfatto della conoscenza grammaticale, consiste nel dover discorrere con il parentume degli sposi su come organizzargli il banchetto più tamarro possibile. Inoltre gli tocca di fingere di non notare gli strafalcioni dei genitori i quali, inorgogliti dalla telecamera, si lanciano in improbabili declinazioni di verbi scovati la notte prima sul dizionario (“tutto va come prefisso”), e si esibiscono in parole straniere gongolanti di k come “Cokktèl” o latine (che poi per loro sempre straniere sono) come “magna pompa”, che lascia aperti interrogativi non di poco conto. Poca roba comunque di fronte ad una donna che si presenta come Mannaggment musicale (qualunque cosa significhi), e ad uno sposo dotato di un maglione che ricorda da vicino un saio francescano
Toccanti i tentativi di Matteo di limitare gli eccessi della coppia di sposi i quali non cederanno di un passo nelle loro assurde richieste. Il cibo è “peccato buttarlo”, ma deve sempre avanzare. I nonni vogliono una cerimonia sobria e naturale, per questo il viados che manipolerà gli invitati è meglio non operato e così via.
Finalmente la telecamera mostra pietà del povero Matteo e si concede un flashback sulla temibilissima serenata pre-nuziale. La sposa preferirebbe che il fidanzato andasse ad ingolfarsi di alcool in compagnia di qualche spogliarellista, ma lui si presenta puntuale umiliandosi davanti a tutto il rione guidato da un “cantante” neomelodico improvvisato. Pur di farlo zittire lei scende e lo bacia, anche per venti minuti, attirandosi le ire delle vegliarde della famiglia che trovano il gesto, di fronte a tutto il rione, troppo “compromettente”, nonostante lei sia incinta di due mesi.
Il programma si allunga per altri venti minuti, ma a quel punto il Prozac, che avevamo assunto dopo i primi fotogrammi, aveva già cominciato a fare effetto, facendoci perdere la performance di Mauro Nardi. Non senza rimpianti.
Ci teniamo a precisare, per i nostri amici del Norde, che non tutti i napoletani si sposano in tale maniera chiassosa e pacchiana. In realtà oggidí, la maggioranza dei Napoletani una cerimonia del genere non se la può permettere.
Nel corso della trasmissione aleggia mistero sui costi, malgrado gli zii dichiarino in un’intervista che per una cerimonia del genere “ci vuole un banco di soldi” e nostre fonti confermano che gli strozzini avrebbero già sequestrato il malcapitato cugino dello gnoro. Ad ogni modo, se lo spettacolo non fuga dubbi sull'annosa questione se i soldi possano comprare la felicità, di certo chiarisce che non essi non ci si può comprare neanche un briciolo di classe (tacendo della cultura). L'evidenza mostra che è possibile spendere un patrimonio, ma sembrare sempre dei morti di fame.

martedì 31 dicembre 2013

'O viglione

All'ombra del Vesuvio, ormai lo sapete, le tradizioni vanno rispettate sempre, contro ogni logica ed evenienza, contro ogni pudore e fino a farsi male. Per questo motivo, tutti i fortunati che avranno avuto la possibilità di sopravvivere al coma diabetico del trittico 24-25-26, saranno costretti ad industriarsi per passare al loro meglio il capodanno. Il problema, però, non sarà tanto come arrabattare un cenone, ma come poter passare un veglione memorabile, assurdo, da scolpire negli annali e da raccontare, esagerando qualunque cosa, a parenti ed amici per mesi. Chi si affida alla tradizione, non potrà che trascorrere le prime ore dell’anno nuovo a casa sua o di un parente, giocando in modo ossessivo e compulsivo per ore ed ore al gioco più temuto dai maroni degli astanti, perché ne provoca rigonfiamenti a pressioni mai sperimentate prima: la tombola. La questione, per chi si accanisce al tavolo da gioco, non sarà tanto il vincere quanti più soldi è possibile o limitare, eventualmente, le perdite. Il problema sarà difendere il proprio onore e quello della propria famiglia contro l’assalto portato dalla quarantina di emeriti sconosciuti che siedono allo stesso tavolo. Come dite? Cosa ci fanno 40 sconosciuti allo steso tavolo vostro? Beh, lo sapete, il concetto di famiglia qua a Napoli è molto più aperto ed avveniristico di quanto si possa immaginare. Fondamentalmente, trascurando la non remota possibilità di un nucleo fondato sugli accoppiamenti con membri della stessa tribù, qua si considerano parenti un po’ tutti quelli che si conoscono, per cui, quando andrete a cena dal vostro cognato Carminiello, non vi stupirà trovare, oltre ai vostri suoceri, alla moglie di Carminiello ed ai suoi figli, la sorella di sua moglie con marito e prole, il cognato ancora signorino e la cugina di vostra moglie, regolarmente accompagnata da sua figlia quindicenne prena, dal fidanzato disonoratore e prossimo sposino, dai di lui genitori, che non hanno mai visto prima la famiglia della nubenda, e che a loro volta portano in allegato la figlia più piccola e il cugino Vicienzo, che è solo, in quanto la moglie se ne è andata con un muratore algerino, che però teneva la Smart. Davanti ad uno scenario apocalittico come questo, come minimo i due futuri suoceri, che fino alla tragica sera del 23 in cui i ragazzi hanno confessato il misfatto, nemmeno sapevano della reciproca esistenza, dovranno combattersi a colpi di ambo, terno e carte del mercante in fiera, ben consci del fatto che la vittoria non varrà solo vile denaro, ma anche il prestigio e la sopraffazione sull'altro, ossia la facoltà di poter interferire maggiormente nella vita dei neosposi. Coloro i quali uniscono la tradizione alla squarciunarìa, non potranno che affidarsi ai tragicomici cenoni organizzati di Fantozziana memoria. E così, mentre Totor Melody massacra una canzone di Gigi D’Alessio che Peppe ha dedicato all'amata Concetta, tra un brindisi fuori luogo, l’ubriachezza molesta del 90% dei presenti e un improponibile spettacolo comico del grande Carmine Simpatia, si arriverà alla mezzanotte per gustare l’incredibile spettacolo dei fuochi, che costerà tre falangi ad uno dei nipotini, e proseguire nella sala da ballo, dove DJ Entzootch, star della musica house interregionale grazie ad una stagione al lido “Marebello” di Sperlonga, allieterà gli ospiti e i condomini dei piani superiori fino alle prime luci dell’alba, quando un blitz delle teste di cuoio porrà fine ai festeggiamenti. Tra coloro che mirano invece al festeggiamento trasgressivo, ci sono quelli che si sciroppano le feste di piazza (quest’anno niente concerto a Piazza Plebiscito), tornando a casta tumefatti per essere stati colpiti in fronte da una bottiglia lanciata durante il caunt-daun (countdown) e con gli arti assiderati dal gelo, quelli che si installano nel reparto rianimazione del Cardarelli con ustioni sul 56% del corpo e quelli che restano tutta la notte bloccati nel traffico, in 5 in una macchina 50, per poi finire in una traversa di Via Petrarca a guardare l’alba trattenendo a stento le lacrime. Ad ogni modo, la vera filosofia guida del veglione napoletano è quella dell’”amma scassà”, ossia dell’esagerazione su tutti i fronti. Non parliamo solo di coloro i quali coi loro acquisti del 31 sera si rendono responsabili dell’intero PIL colombiano, ma di tutti quelli che, in un modo o nell'altro, cercano di sorpassare ogni limite, specie quello della decenza, in nome del festeggiamento più efferato. Ecco così don Aniello rivendersi gli avanzi degli struffoli per comprare 100 euro di botte dai cinesi, in modo a poter sopraffare Gerozzo ‘o riggiularo, che da anni lo vessa scaricandogli sul balcone il suo arsenale comprato al mercato nero tra gli avanzi della guerra in Kosovo. Ma ecco anche donna Carmela, che si vanta da anni di avere una sorella ricchissima che vive ‘a Svizzera e che ha una mega villa direttamente ‘ngoppo ‘a neve e che quest’anno, cedendo alle pressanti domande di Cuncettina ‘a mpechera, che non le ha mai creduto, resterà chiusa una settimana nel più totale silenzio in casa sua, limitando le sue funzioni vitali al minimo pur di far credere di essere davvero partita per il Canton Ticino, salvo calarsi nottetempo il 6 gennaio con un trolley a tracolla per andare a piedi a Capodichino e prendere un taxi che la riporti in trionfo verso casa a mezzogiorno. In ultimo, ecco Ciro, Carmine, Genny e Totonno che sono in ritiro spirituale dal 29 sera ed hanno già consumato sedici confezioni di lacca a testa dopo aver comprato di contrabbando a 250 euro i biglietti per l’evento dell’anno: il grande veglione stratosferico che si terrà sulla spiaggia di Miliscola con ospiti i ballerini dell’Accademia della Salzemmerenghe di Casoria, il famoso Sasà, che ha fatto i provini per sette edizioni del Grande Fratello e le telecamere di CercolaTV Sat. Davanti ad un tale spiegamento di forze, la rivalità coi ragazzi del bar di fronte, sarà definitivamente risolta. Infatti quest'ultimi, per troppa leggerezza organizzativa, non sono finiti nel centro sociale con le infoiate darkettone (creature tondeggianti bardate di cuoio, che pretendono d'essere scambiate per vampire invece che per palloni da calcio), ma in quello per anziani devoti a San Crispino. E poco importa se i nostri eroi hanno pagato un sovrapprezzo del 300% perché il biglietto in realtà costava solo 30 euro, se gli ospiti a sorpresa erano talmente a sorpresa che nemmeno sapevano di essere attesi ed infatti non si sono presentati, e se alla fine sono stati pure cacciati perché Totonno, nel tentativo di insaponarsi una pulzella, le ha vomitato addosso lo zampone con tutte le lenticchie. L’unica cosa importante è che hanno scassato!

Fuochi d'artifico su Castel dell'Ovo a Napoli (Ciro De Luca)

lunedì 16 dicembre 2013

Oggi nun se trase!

Ogni anno, puntuale come sempre, arriva il mese di dicembre, e con esso il Natale, i regali, poi Capodanno e l'anno nuovo. Ma non solo. Assieme all'avvento, ogni anno arriva anche l'evento clou della stagione scolastica: la famigerata oKKupazione. Orde di studenti di tutta Italia, allo scoccare dei primi freddi si ridestano dal torpore, dimenticano ogni dissidio e si uniscono in un coro sterminato di protesta che, di solito, rivendica aspramente il diritto di poter fare ciò che nella restante parte dell'anno rifugge con ogni mezzo: lo studio. Lo studente napoletano non sfugge a questo costume tipico, tuttavia ha caratteristiche estremamente diverse da quelle degli alunni di ogni altra parte d’Italia e del mondo. Innanzitutto, presso i lidi partenopei, la vera stagione scolastica inizia a novembre con il suddetto mese di occupazione e finisce a fine aprile. In pratica si estende per tutto il periodo del cosiddetto “brutto tempo”, almeno dal punto di vista teorico. In pratica, il riscaldamento del pianeta, il prolungarsi della bella stagione e l’estendersi della fascia climatica equatoriale, stanno riducendo ogni anno di qualche giorno la stagione scolastica utile. D’altra parte, Napoli è ‘o paese d’O Sole e non vorrete mica che questi poveri giovini (anche se in alcune quinte di istituti tecnici si segnalano dei 34enni con 3 figli a carico e 26 anni di lavoro come solachianiello in curriculum) si sorbiscano ore ed ore di topografia, latino e francese, quando fuori per sei mesi all’anno c’è la possibilità di farsi un bel bagno? E comunque, se pure non si trattasse di un bel bagno, una partita di calcio al bosco di Capodimonte, una rattusiata in Floridiana o una manifestazione di supporto ai metronotte della Papua Nuova Guinea in sciopero, non la si nega a nessuno. Il problema fondamentale è solo fornire una scusa, nemmeno tanto plausibile, per fare il famigerato filone
A seconda delle zone e della disponibilità altrui, i filoni cambiano per scopo e per scelta. I più intraprendenti, coloro che provengono dall’hinterland e tutti quelli che si ritengono sicuri di non incontrare qualcuno che possa sgamarli, sono soliti dirigersi verso il centro o verso il Vomero per concentrarsi sullo shopping. Ecco così spiegata l’orda di giovani ragazzine e ragazzini che popolano i negozi di scarpe ed abbigliamento nelle ore mattutine, alla ricerca di un nuovo paio di lacci da mettere sulla proprie Converse o nella speranza di essersi guadagnati un minimo di sollazzo grazie ai preziosi consigli dispensati all’amica nel negozio di intimo. Tra quelli che cercano lo svago, a seconda delle zone di provenienza, ci sono coloro che si dirigono verso i parchi cittadini in compagnia, per strepitosi tornei di “a sette si schiaccia”, o in coppia, per qualche rattimma ammacchiata tra i cespugli. Non c’è sabato tardo primaverile che non veda il Bosco di Capodimonte, la Floridiana, la Villa comunale o il Parco Virgiliano pullulare di 16-20enni alle prese con palloni, abbronzatura e altre pratiche, in un contesto dove si può tranquillamente agire alla luce del sole, in quanto difficilmente, se pure qualcuno dovesse vederli, potrà riferire la cosa, perché avrà a sua volta qualcosa da nascondere…

I filonisti meglio organizzati sono auto o scooter muniti, pianificano dal lunedì la scampagnata, raccolgono sempre non meno di cinque-dieci adesioni, calcolano al millesimo i tempi necessari per gli spostamenti, scelgono accuratamente la destinazione del viaggio e riescono a ridurre le spese (rigorosamente divise tra gli occupanti del veicolo) all’osso o comunque fino a far avanzare gli spiccioli necessari per mandare una cartolina da Sorrento al professore di italiano, ancora imbufalito per il compito saltato. 

Consentiteci infine di spezzare una lancia nei confronti della specie fondamentale di filonista, ossia quello "attivo". Il filonista attivo è quello che va davvero alla manifestazione, bardandosi con kefiah, megafono d’ordinanza e striscione, rigorosamente ricavato da vecchie lenzuola e dipinto con perizia da un manifestante-writer e dalle sue bombolette di vernice. Questo filonista costituisce attualmente una specie a forte rischio di estinzione e necessita della creazione di apposite norme che ne salvaguardino l’habitat naturale e soprattutto il ruolo nella società. La fine dell'ideologia e la predilezione dei celerini nel vattere, tra milioni di manifestanti, solo gli studenti costituiscono dei fortissimi deterrenti al prosieguo della specie.

Se il filonista casual torna a casa con un paio di succhiotti, facilmente nascondibili nel bavero della camicia e preludio alla prosecuzione della sua specie, quello "attivo" riuscirà con difficoltà ad occultare le costole rotte. Se i succhiotti vengono sgamati la punizione preferita dal genitore del filonista, sarà una serie di pacche sulle spalle ed una lenta ma inevitabile storia vagamente piccante che comincia con un "Ai miei tempi" nostalgico e finisce con un "tuo madre/padre" sconosolato. Un'impegnativa paliata, sarà invece la pena accordato al filonista attivato accusato tra l'altro di "seguire la massa" (anche se era l'unico di tutta la classe), non conoscere i motivi della protesta, in particolare cos'è la Papua (no, non si mangia), essere un Komunista, quindi sfaccendato e perditempo. Per evitare lo sgamo il filonista attivo deve optare per tattiche di camuffamento, che gli permetteranno di non essere riconoscibile negli scabrosi filmati di Telecapri, che il paparino continua a guardare ogni sera nella speranza che parta il pornazzo dopo, come ai bei tempi. Berretto di paglia, finto accento siciliano e modi di fare camorristici lo aiuteranno a passare per "Forcone", generando l'immediata simpatia della polizia. In caso di cattura da parte delle forze dell'ordine, sarà d'obbligo nascondere accuratamente (per i pochi studenti che ne fossero provvisti) ogni barlume di buon senso e cultura. Niente citazioni dotte e solo male parole. Se interrogati, Popper è una droga e la maieutica si mette per terra al posto del parquet.
Il filonista attivo si riproduce soltanto una volta all'anno. Il calore è raggiunto durante l'assemblea scolastica degli Studenti e la riproduzione, se avviene, capita solo durante l'Okkupazione. Per salvaguardarlo, oltre a continuare ad impedire la presenza di distributori di preservativi nelle scuole, urge rifornire i bagni di marijuana durante le Okkupazioni (unico ritrovato in grado di risvegliare i sensi del filonista attivo) e tagliare la corrente alla Scuola. Solo l'assenza di luce, può infatti convincere il partner che quello che hanno vicino è il futuro Che Guevara/Rosa Luxemburg e non un punk-a-bestia wanna-be.
Il filonista manifestante rappresenta il fulcro dell’intera catena alimentare dei marinatori di scuola, l’acme, il punto di partenza e quello di arrivo di ogni giorno di assenza, sia esso reale  inventato. Senza individui di questa specie, si assisterebbe alla progressiva estinzione per mancanza di adesioni delle manifestazioni e quindi, di conseguenza, alla caduta della più gettonata scusa filonistica che si ricordi e, soprattutto, il mondo non si ricorderebbe ogni anno, allo scoccare del primo di dicembre, che per risolvere i problemi della terra, bisogna occupare la scuola fino almeno all’antivigilia di Natale. 
Del manifestante filonista va salvaguardato anche il background culturale: oltre alle centinaia di canti di protesta che solo lui o i disoccupati organizzati sono in grado di conoscere, risulta essere l’unico essere umano su questa terra che, a furia di farci terminare i cortei, conosce l’esatta ubicazione del Provveditorato agli studi di Napoli, misteriosa entità la cui esistenza non è ancora stata dimostrata, ma solo sostenuta in ardite teorie criptozoologiche. 

Ad ogni modo, che sia autunno o primavera, se siete studenti, ogni giorno sentirete sempre una vocina che vi sussurrerà all'orecchio "oggi nun se trase!"

mercoledì 23 ottobre 2013

Game Over

Quanti di voi hanno giocato perlomeno una volta nella vita ad Out Run, qualunque ne fosse la versione? Ecco, siete in tantissimi. E quanti fra voi, ogni santissimo giorno, sono costretti a muoversi con la macchina e passare ore intere bloccati da qualche parte per percorrere si e no trecento metri? Praticamente tutti quelli che hanno la patente e tutti quelli che fanno i semplici passeggeri. Bene, vi starete chiedendo allora a cosa serviva sapere se avevate mai giocato ad Out Run. Ecco, se proprio quel gioco vi è piacituo tanto, abbiamo noi un'idea strepitosa. Trasferire tutto a Napoli, ma in chiave non criminalesca. Insomma, invece di compiere azioni criminali, avrete altri problemi da risolvere, tipo portare a zia Cecella che sta a Ponticelli, gli ingredienti per fare il casatiello prima che si scriscita. La difficoltà sta nel fatto che voi partite da Coroglio. In pratica lo scopo del gioco sarà compiere una "coast-to-coast" in salsa partenopea entro un preciso limite di tempo, con la macchina. Il livello "beginner" vi servirà soprattutto per fare pratica, si tratterà di superare piccole prove, giusto per prendere la mano alla guida in stile napoletano. Ad esempio, la vostra prima missione sarà arrivare sotto casa dell'amata Tittinella, a Piazza Cavour, in tempo per l'appuntamento, ma passando prima per il fiorario amico vostro che sta a Santa Teresa, il tutto partendo da Salvator Rosa ed in dieci minuti contati. Una volta raggiunti gli obbiettivi fissati, potrete salire al livello. E così, in un turbine di difficoltà sempre crescenti, vi troverete a scorrazzare per via Manzoni, cercando di non essere inghiottiti dalle sorprendenti voragini a sorpresa, che potranno catapultarvi direttamente in Nuova Zelanda. Oppure sarete costretti a forzare il sorpasso della carcassa di un pullman rottosi vent'anni fa nel bel mezzo di via Ponti Rossi, o ancora dovrete dribblare furentemente orde di motorini rombanti per i vicoli dei Quartieri Spagnoli e scansare madri che si avventano ad attraversare la strada buttando i passeggini per primi sulla carreggiata. Ai livelli più estremi del videogioco, dovrete recarvi a casa del cugino Sasillo, residente in zona ZTL, per cambiare auto e risparmiare tragitto passando laddove ai comuni mortali è vietato, oppure farvi prestare il taxi dal vostro amico Lello per volare lungole corsie preferenziali senza che gli inflessibili vigili napoletani vi blocchino. Ma il livello del quale  andiamo maggiormente fieri, è quello "sci-fi", per il quale tutti gli amanti della fantascienza proveranno una spasmodica attrazione. Potrete infatti unire i due capi più lontani della città in un modo assolutamente avveniristico, un qualcosa che da queste parti è una confusa proiezione verso il futuro dei nostri più arditi sogni: il trasporto intermodale! Lanciatevi con noi in qusta straordinaria avventura, e potrete provare l'ebrezza (solo virtuale, ahimè) di prendere la Cumana in orario, lasciando la macchina nel parcheggio dello stadio, per poi a Montesanto prendere la funicolare, uscire a Piazza Fuga, prendere la metropolitana collinare e scendere a Chiaiano dove Peppe 'o chianchiere attende disperato che gli portiate in tempo le chiavi del negozio...il tutto in un tempo stimato inferiore ai quarantinque minuti. E per vincere la corona di campione assoluto, potrete anche arrisicarvi a percorrere la via del ritorno, al termine della quale, e qui i fan della fantascienza raggiungeranno il nirvana, troverete la vostra auto ancora là, intonsa come se non fosse mai uscita dalla concessionaria e soprattutto senza che un parcheggiatore vi venga incontro dicendo "Dottò, ve l'aggio guardata pe tutta 'a jurnata, facimmo 'na cosa a piacere?". Secondo noi, potrebbe diventare davvero un grande successo. Certo, nella patria del pezzottamento avremmo non poche difficoltà a smerciarlo legalmente e, pure se volessimo commerciarlo per il download, vi organizzereste di sicuro per procurarvelo gratìs. Facciamo così: amesso che un giorno lo si riesca a produrre, ve lo vendiamo noi direttamente. Il prezzo? Che v'amma dicere, abbiamo programmato tutto sto tempo, faccimo 'na cosa a piacere?

lunedì 23 settembre 2013

Save Berlusca

Diciamocelo: non se ne può più. Tutto sto parlare della decadenza di Berlusconi, ci ha un po' rotto.
A nessuno italiano interessa la decadenza di Berlusconi da senatore. L'importante e' che Zio Silvio resti con noi perché, in fondo, ne abbiamo bisogno. Ci serve. Adoriamo parlarne. Che si tratti di denigrare od idolatrare non è veramente importante.

Per noi è una droga. Gli italiani che votano Berlusconi sono più numerosi di quelli che fumano Cannabis, più di quelli che vanno a Messa la domenica e praticamente pari a coloro che frequentano le prostitute (ma ovviamente si tratta di una coincidenza). Ma vi immaginate come sarebbe l'Italia con le chiese chiuse, senza meretricio e punkabbestia?
Finiremmo come il Giappone? A mangiare roba cruda e guardare il porno censurato.
La modica quantità per uso personale deve valere anche per Silvio. Ogni italiano, deve poter usufruire di un quantitativo minimo di Berlusconi per uso privato. Un seno scoperto il venerdì sera, un partita del Milan il sabato, e iastemma libera alla Santanché.
Avete pensato alla triste fine di tutti i dipendenti e tirapiedi del caro leader?
E non si tratta solo dei poveri lavoratori di Mediolanum, Mondadori o di qualche società off-shore. C'è una schiera di YesMan, ma anche SitDownMan e BringBackTheStickMan, che hanno passato vent'anni arrangiando professioni svariate da giornalisti a veline, ed ora si troverebbero nella triste evenienza di doversi comprare da soli.
E che dire dei MaybeMan della sedicente sinistra che, sconvolti dall'evenienza, cederebbero al loro irrefrenabile bisogno di indulgere nell'unica attività in cui hanno cercato di surclassare Berlusconi: sfornare slogan ancora più improbabili.
Vi immaginate le città tappezzate di manifesti con "Giusto adesso Cambiandolo!"?
E guardate che i cinque stelle, in assenza di Silvio, votano in parlamento l'abolizione del traffico aereo (onde evitare le scie chimiche) il bando del sapone (pulizia garantita da un palla di plastica che spara infrarossi, inserita nell'ano) ed il carcere per chi si spruzza di Autan (per proteggere l'ecosistema).

Ma non è solo lavoro, Berlu si è preso cura di tutti noi, ci ha fornito direttamente dei gusti da avere, delle mode da seguire e delle idee da abbracciare appassionatamente, sublimando quel bisogno recondito che affonda le sue radici nel ventennio fascista e che condiziona il modus vivendi di ogni italiano: la necessità di non pensare, a qualunque costo. Sua emittenza in sostanza non è solo il nostro "masto", è letteralmente il nostro padrone.

A questo punto qualcuno che tira in ballo l'Europa c'è sempre. Come se ce ne fosse mai fregato qualcosa dell'opinione dei crucchi. E poi i più grandi fan di Berlusconi sono gli altri capi di Stato. Per loro Berlusconi è un po' come la star di una soap-opera latina anni '90 per una massaia molto impegnata. La storia poco credibile di un personaggio dalla morale discutibile,  piena di colpi di scena surreali. Ma in qualche modo malato la massaia vuole sempre un'altra puntata, deve sapere come andrà a finire, come farà il protagonista ad uscirne anche questa volta più o meno pulito.

Vogliamo forse diventare un paese di sinistra bacchettone come gli Stati Uniti, dove ci si scandalizza per un mezzo watergate ed una ragazzina un po' più precoce delle altre?
Cari amici della Giunta e Senatori, diciamocelo, questa burbera Legge, cosa ha mai fatto per voi?
Si tratta di una donnetta volubile capace solo di dire NO? Volete essere ricordati come quelli sanno solo dire NO? In che modo vi ha aiutato questa signora Legge in tutti questi anni.
Poco, molto poco. Riconoscetelo. Invece il Caro Leader lui vi ha aiutato e se non lo ha fatto ancora, lo farà presto. Chiedete in giro, magari a De Gregorio.
Basta solo che abbandoniate la vecchia politica del NO per abbracciare la nuova politica del SI. Anzi dello YES, che è Inglese, quindi giovane, nuovo fico, cioè Cool. Da bravi, ora tutti insieme, Yes, SitDown and ShutUp.

http://www.youtube.com/watch?v=FXP4uAxwFTg

venerdì 19 luglio 2013

Corna 'e mugliera, so' corna overo!

Non è una semplice questione di tradimento. Qua a Napoli non contano le debolezze e i problemi di coppia, è solo una questione d’onore. Dare del cornuto a qualcuno, significa implicitamente dargli del “tradito” e questo, a Napoli, nun se po’ ffà! Il tradimento costituisce un’onta peggiore dell’arresto, della nomea di mariuolo e dell’essere incensurati. L’offesa è di carattere supremo e definitivo, un cornuto resta tale anche se lascia la cornificatrice e l'onta va lavata col sangue, Mario Merola docet, come nelle più famose sceneggiate, in cui il triangolo “isso, essa e ‘o malamente” costituisce la trama stessa. Struggenti lamenti neomelodici associati a inginocchiamenti e lacrime sono un must per chi implora perdono; sguardo arcigno, petto in fuori e rivoltella nella giacchetta contraddistinguono i cantori traditi. D’altra parte, va detto, il tradimento a Napoli ha una sua connotazione sociale legata essenzialmente alla famiglia ed al buon nome che porta, che va difeso presso i più importanti centri di caperaggio del capoluogo. Immaginate la situazione seguente: lui ha 16 anni, fa la seconda media e arrotonda portando le pizze a domicilio il sabato sera. Lei di anni ne ha 15 e sulla sua prima carta d’identità ha già fatto scrivere “casalinga”. Lui la abborda a Mergellina fischiando e urlandole contro suoni gutturali, i due si piacciono e si fidanzano. Dopo 25 minuti lei l’ha già portato a conoscere ai suoi genitori, celebrando così il proverbiale “fidanzamento in casa” e compromettendo definitivamente l’esistenza di due nuclei familiari fino alla settima generazione. Dopo 3 giorni, lui si presenta alle due di notte a casa per farle la serenata, accompagnato dal cugino di un amico, che fa il pianobar a Varcaturo, dopo 7 giorni e 450 km percorsi col motorino per portare le pizze e raccogliere mance, e dopo aver scassinato il salvadanaio della sorella piccola, lui le regala un anello di fidanzamento, al decimo giorno le famiglie si sono conosciute, sono diventate amiche ed hanno fittato un bilocale a Baia Murena per passare le vacanze assieme. Il 15esimo giorno si organizza un pranzo familiare in un ristorante in un posto a scelta tra le pendici del Vesuvio ed il lungomare di Licola, in cui il giovane sfoggerà i suoi nuovi calzoni con piega a mezza tibia e cavallo modello pannolone. Praticamente, un idillio. Fino però al 21esimo giorno. Quel giorno, lei ha la febbre e lui è inconsolabilmente solo a casa sua ad ascoltare musica con il cellulare con lo sguardo perso nel buio, quando all’improvviso viene chiamato al telefono dal cugino Cenzino, quello che ha la macchina 50,  che lo invita ad accompagnarlo ad una festa in cui un suo compagno di scuola (terza media al massino), sta festeggiando i 18 anni. L’improvvido giovine accetta e, galeotta la versione rattusa del gioco della bottiglia, si insapona una delle presenti. A quel punto lui, da ommo sicuro quale è, non si pone alcun problema, MA……….alla festa era presente la cognata della parrucchiera che esercita per le case e frequenta il palazzo dove vive la cugina della ragazza dello zio più giovane di lei la quale, tempo massimo 40 minuti, sarà informata di quanto avvenuto. A quel punto, tra anelli di brillanti buttati dalla finestra, lui che la implora di scendere in piena notte e poi è costretto a fuggire sgommando col motorino dal suocero inferocito che è sceso con una mazza, il padre di lui che a sua volta corre in soccorso del figlio fedifrago con due mazze e il cognato pregiudicato al seguito per spaventare l’avversario, la battaglia è bella che servita. A fare la differenza ed a far pendere la bilancia verso la riconciliazione o la mattanza, saranno velenosissimi post su face book, informazioni ingiuriose sui rivali fornite ai guardaporte più in vista ed sms letti in diretta ad un programma di dediche musicali che va in onda ogni martedì sera su Carditello RadioTV. Alla luce di quanto detto, si capirà facilmente quanto un tradimento sia foriero di drammi epocali a Napoli più che in ogni altro luogo del globo terracqueo e comunque, statene certi, che la battaglia avrà un vincitore finale, chiunque esso sia. Anche perché, altrimenti, la casa a Baia Murena, chi ‘a pava?
Volendo fare un rapido excursus, va detto che il tradimento a Napoli non riguarda solo la sfera amorosa, ma anche la città. Ecco così il dileggio nei confronti di emigranti o presunti tali che dichiarano che “non tornerebbero mai a Napoli”, o che sfoggiano un marcato accento romano dopo una gita parrocchiale di mezza giornata a S. Pietro. Ma non solo: il tradimento è anche quello che viene compiuto nei confronti dalla squadra del Napoli. Anzi, se possibile, quello è anche peggio ed investe non solo i tifosi, ma anche i calciatori. Se anche voi avete mandato una corona di fiori al vostro vicino interista dopo un 3-0, allora potete capirmi. Quante mazzate sono volate nel campetto dell’oratorio per difendere l’onore del ciuccio dalle infamie di una coppia di milanisti? E quante telefonate di dileggio avete fatto a casa di un amico juventino dopo ogni vittoria. E quante altre volte vi siete dati alla macchia dopo una cocente sconfitta? Il tradimento non si perdona, neanche quello dei giocatori. Certo, se Maradona fu costretto ad andarsene con una mano davanti e l’altra dietro, una certa comprensione si ebbe anche nei confronti di chi abbandonò una barca che stava affondando in serie B e C negli anni successivi, ma oggi no! Oggi, col Napoli in lotta per quella cosa tricolore che non si nomina per scaramanzia, il tradimento non si perdona! E così, ecco che Quagliarella, punta spuntata di pochi anni fa, già eletto idolo assoluto della tifoseria e ritratto in quadri, statuine e stampe di ogni genere, è stato subito sostituito nelle stesse da pecette nere, wc e croci attaccati sulla sua faccia, fino a vedere il suo ritratto adornare il bagno di una nota pizzeria in zona collinare. E il più recente Cavani? Per quanto il suo tradimento sia stato minore (è andato a giocare in una società straniera e non con gli odiati rivali della Juve), non è stato comunque gradito. Tuttavia, pur non diventando ornamento per sanitari, è finito più o meno così:

venerdì 7 giugno 2013

Luna Park

Come tutti o quasi saprete, ha chiuso per sempre pure Edenlandia. Forse per molti non sarà così, ma quel parco per oltre 50 anni è stato uno dei simboli dello svago della città di Napoli, il luogo preferito, almeno fino agli anni '80, per tutte le famiglie che portavano fuori la domenica mattina i propri pargoli a divertirsi. Certo, chi è stato Disneyland Paris ed ha provato le montagne russe di Indiana Jones, non avrà potuto che impallidire davanti ai cowboys mutilati dalla ruggine del vecchio west ed alla fanghiglia torbida e maleodorante in cui ristagnavano i tronchi.
Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che quando il parco fu costruito, ossia circa 50 anni fa, era una novità straordinaria, costruita secondo gli standard migliori (per l'epoca) e soprattutto all'avanguardia rispetto a gran parte d'Italia e d'Europa. Da oggi tutto questo non c'è più, ed una visione superficiale dei fatti, potrebbe lasciare spazio ad una sterile malinconia sui bei tempi andati e ad un senso di sconforto su tutto ciò che sta capitando alla periferia occidentale di Napoli. E invece no.
E' ora che qualcuno vi dica come stanno le cose, è ora che sappiate davvero quello che sta succedendo da trent'anni a Fuorigrotta e simili.
Dimenticate Eurodisney, Gardaland e qualunque parco di divertimento del secolo scorso. State da 6 lustri assistendo in diretta alla creazione del primo ed unico parco a tema 2.0 dell'intera Via Lattea! Lo Sferisterio bruciato, Edenlandia Chiusa, lo Zoo abbandonato, il palazzetto dello sport sono solo alcuni dei passi necessari al compimento del più grande progetto urbano che si ricordi: i Campi Flegrei a breve diventeranno il nuovo simbolo della città, uno straordinario parco a tema che con le sue mirabolanti attrazioni darà ai suoi visitatori il brivido di un'avventura da vivere in prima persona. Chi vorrà, potrà cimentarsi fin da subito nei più arditi giochi che si siano mai visti. Se vi prudono le mani nello Sferisterio vi attenderà un'eccitante incontro di wrestling con delle zoccole grandi come bisonti (mutandoni da lottatore non provvisti). Mentre per avventure acquatiche da far impallidire il capitano Nemo, il sottopasso dello stadio sarà il luogo da preferire. A metà tra rafting e canyoning, gli emuli di Magellano potranno sfidare gli impetuosi marosi vomitati dalle fogne a seguito di una ventina di minuti  di pioggerellina.
Il centro Commerciale Sanpaolo, dal canto suo, farà invece la gioia di tutti coloro che amano procacciarsi del cibo nei negozi abbandonati, possibilmente in american style, ossia mentre un maniaco armato di bazooka si aggira tra i relitti delle scaffalature.
E' stato difficile ed estremamente dispendioso preservare l'area dell'Italsider nel suo intonso stato di degrado; ma per gli amanti dei thriller pseudo-scientifico, il Comune non ha badato a spese, pur di mantenere in vita i cyborgs radioattivi fatti di spazzatura e scorie d'altoforno. Non temete, non ci siamo scordati dell'Edenlandia. Credete forse che sia stato il caso a far crescere amebe grosse come tacchini nelle acque dei tronchi? No di certo, e toccherà a voi sfidarle a singolar tenzone con affondi di scopettino. E non sperate in un aiuto dei cowboys del piano di sotto, che al più, se azionati, potrebbero saltare in aria uccidendovi.
Il piano di back-up (che suona meglio di fuga) si può avvalere di una macchina tozzi-tozzi. Liberate dai loro antiquati pantografi, queste diaboliche vetture potranno sfrecciare nello Zoo-Safari metropolitano dove, per gli appassionati della Natura, e' previsto un percorso in mezzo alle bestie feroci. Queste ultime, liberatisi dalle gabbie marcite dello zoo abbandonato, scorrazzeranno in allegria affamate da mesi di viveri "sereticci" ed "incazzimmite" da lustri di turpi sfottò dei partenopei.
Gli amanti del trasporto autonomo e salutista, potranno tentare la traversata Bagnoli-Mergellina sull'unica pista ciclabile ad ostacoli del pianeta. Paletti, interruzioni del percorso ed improvvise sparizioni del tracciato, che ricomparirà per magia in un'altra zona di Napoli (probabilmente con voi sopra), vi accompagneranno in un'avventura senza precedenti.
Visto il legame partenopeo con l'Aldilà, l'ultraterreno non poteva essere dimenticato. Gli occultisti potranno deliziarsi al Palazzetto dello sport, in una straordinaria partita fantasma nel campo di basket fantasma, osannati da spettatori fantasma con una palla; fantasma anche quella. I coraggiosissimi pronti a sfidare le tenebre nel lugubre Palazzetto, potranno assistere ad una vera e propria incarnazione di antichi spettri Pompeiani. Difatti, a Viale Giochi del Mediterraneo, con l'arrivo delle tenebre, compariranno delle aggraziate novelle Circi che attrarranno la clientela, pardon, gli ospiti del parco, coi loro languidi canti. 
I cuori teneri potranno optare per una sapida insaponata con la propria innamorata guardando il tramonto sul pontile. Il sogno di ogni amante, "insieme  per tutta la vita", si potrà realizzare facilmente con la sorniona complicità del picchetto della Nato, che vi sparerà addosso per sbaglio. Se all'eterno amore preferite l'avventura estiva, il classico falò sulla spiaggia sarà' garantito dalla Città della Scienza. Baldi giovani, volontari di un'associazione che preferisce l'anonimato, continueranno ad alimentare il fuoco con vari articoli passati in disuso, al pari della Scienza.
C'è solo da attendere, dunque, e non avrete bisogno di allontanarvi per vivere la più clamorosa avventura della Storia (Proponiamo metro-quest, il finto inglese ha quel suo non so che). Novelli Agnano Jones, siete pronti?