Quanti di voi hanno giocato perlomeno una volta nella vita ad Out Run, qualunque ne fosse la versione? Ecco, siete in tantissimi. E quanti fra voi, ogni santissimo giorno, sono costretti a muoversi con la macchina e passare ore intere bloccati da qualche parte per percorrere si e no trecento metri? Praticamente tutti quelli che hanno la patente e tutti quelli che fanno i semplici passeggeri. Bene, vi starete chiedendo allora a cosa serviva sapere se avevate mai giocato ad Out Run. Ecco, se proprio quel gioco vi è piacituo tanto, abbiamo noi un'idea strepitosa. Trasferire tutto a Napoli, ma in chiave non criminalesca. Insomma, invece di compiere azioni criminali, avrete altri problemi da risolvere, tipo portare a zia Cecella che sta a Ponticelli, gli ingredienti per fare il casatiello prima che si scriscita. La difficoltà sta nel fatto che voi partite da Coroglio. In pratica lo scopo del gioco sarà compiere una "coast-to-coast" in salsa partenopea entro un preciso limite di tempo, con la macchina. Il livello "beginner" vi servirà soprattutto per fare pratica, si tratterà di superare piccole prove, giusto per prendere la mano alla guida in stile napoletano. Ad esempio, la vostra prima missione sarà arrivare sotto casa dell'amata Tittinella, a Piazza Cavour, in tempo per l'appuntamento, ma passando prima per il fiorario amico vostro che sta a Santa Teresa, il tutto partendo da Salvator Rosa ed in dieci minuti contati. Una volta raggiunti gli obbiettivi fissati, potrete salire al livello. E così, in un turbine di difficoltà sempre crescenti, vi troverete a scorrazzare per via Manzoni, cercando di non essere inghiottiti dalle sorprendenti voragini a sorpresa, che potranno catapultarvi direttamente in Nuova Zelanda. Oppure sarete costretti a forzare il sorpasso della carcassa di un pullman rottosi vent'anni fa nel bel mezzo di via Ponti Rossi, o ancora dovrete dribblare furentemente orde di motorini rombanti per i vicoli dei Quartieri Spagnoli e scansare madri che si avventano ad attraversare la strada buttando i passeggini per primi sulla carreggiata. Ai livelli più estremi del videogioco, dovrete recarvi a casa del cugino Sasillo, residente in zona ZTL, per cambiare auto e risparmiare tragitto passando laddove ai comuni mortali è vietato, oppure farvi prestare il taxi dal vostro amico Lello per volare lungole corsie preferenziali senza che gli inflessibili vigili napoletani vi blocchino. Ma il livello del quale andiamo maggiormente fieri, è quello "sci-fi", per il quale tutti gli amanti della fantascienza proveranno una spasmodica attrazione. Potrete infatti unire i due capi più lontani della città in un modo assolutamente avveniristico, un qualcosa che da queste parti è una confusa proiezione verso il futuro dei nostri più arditi sogni: il trasporto intermodale! Lanciatevi con noi in qusta straordinaria avventura, e potrete provare l'ebrezza (solo virtuale, ahimè) di prendere la Cumana in orario, lasciando la macchina nel parcheggio dello stadio, per poi a Montesanto prendere la funicolare, uscire a Piazza Fuga, prendere la metropolitana collinare e scendere a Chiaiano dove Peppe 'o chianchiere attende disperato che gli portiate in tempo le chiavi del negozio...il tutto in un tempo stimato inferiore ai quarantinque minuti. E per vincere la corona di campione assoluto, potrete anche arrisicarvi a percorrere la via del ritorno, al termine della quale, e qui i fan della fantascienza raggiungeranno il nirvana, troverete la vostra auto ancora là, intonsa come se non fosse mai uscita dalla concessionaria e soprattutto senza che un parcheggiatore vi venga incontro dicendo "Dottò, ve l'aggio guardata pe tutta 'a jurnata, facimmo 'na cosa a piacere?". Secondo noi, potrebbe diventare davvero un grande successo. Certo, nella patria del pezzottamento avremmo non poche difficoltà a smerciarlo legalmente e, pure se volessimo commerciarlo per il download, vi organizzereste di sicuro per procurarvelo gratìs. Facciamo così: amesso che un giorno lo si riesca a produrre, ve lo vendiamo noi direttamente. Il prezzo? Che v'amma dicere, abbiamo programmato tutto sto tempo, faccimo 'na cosa a piacere?
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mercoledì 23 ottobre 2013
Game Over
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giovedì 9 maggio 2013
Road to Pompeii
Molti di voi avranno saputo che il ministro per i beni culturali
Massimo Bray, in visita privata presso gli scavi di Pompei, è incorso in quello
che per un utente occasionale è un contrattempo, ma per un pendolare è il
minimo che gli possa capitare: il blocco della Circumvesuviana. Chi conosce la
storia, sa anche come il ministro, che sostiene di essere stato riconosciuto,
sia riuscito a raggiungere gli scavi grazie ad un passaggio raccattato non si
sa come. Ecco, questa notizia ha scatenato la solita ridda di lamentele dei pennivendoli critici, sempre pronti al dileggio del lodevole trasporto campano e di tutti i disagi che affrontano ogni
giorno i viaggiatori. In realtà, provvisti di sana onestà intellettuale, possiamo provarvi che trattasi di buona notizia.
Innanzitutto, esiste un ministero per i beni culturali in
Italia, e c’è pure un ministro, che è cosa non da poco. Secondo, il ministro è
stato riconosciuto addirittura da una viaggiatrice, il che e' paragonabile solo ad una apparizione mariana se
solo pensate che il 99% di coloro che hanno letto “Massimo Bray”, avranno
pensato “E chi cazz’è?” .
In ultimo, per i più pignoli, pensate alla più
bella notizia nella notizia. E' vero che la Circumvesuviana ad un certo punto si
è fermata, ma questo significa che prima camminava. Questa eventualità, ben più surreale del riconoscimento del ministro, e' effettivamente accaduta.
Tutto il nostro rammarico va al povero ministro Bray che, ce ne rendiamo conto, non deve essersi avveduto di tutte le buone notizie alla sua portata. Pare sia sceso dal treno a Torre del Greco e sia arrivato a Pompei con l'auto-stop. Quale super-potere abbia messo in gioco per ottenere un passaggio contando sola sulla sua zazzera bianca mittel-europea, non e' dato sapere. Ma gli va riconosciuto l'ardimento d'aver fatto l'autostop a Torre del Greco e la fortuna d'essere arrivato in loco tutto d'un pezzo.
Ma l'ennesima buona notizia e' un'altra. Il lodevole Bray e' riuscito ad ottenere le scuse e, udite udite, una giustificazione dalla Circumvesuviana. Non proprio dal treno in persona ma dalla Direzione della stessa. Una vendetta per tutti i pendolari che hanno speso ore di accese, quanto inutili, discussioni chiedendo ai pochi controllori superstiti un banale "Perché?". Curiosità che veniva soddisfatta al più con una scrollata di spalle. Lasciando all'immaginazione degli odierni Willy Fogg, intenti a compiere il loro giro della provincia in meno di 180 minuti, figurare la comparsa di mostri danteschi ghiotti di traversine o l'esistenza di gallerie spiritose che si smaterializzano a sorpresa.
Invece la CIRCUM si e' scusata incolpando prosaici vandali, che avrebbero rotto dei finestrini a Sorrento. Un po' deludente, riconosciamolo. E no. Non ci chiederemo come si possa per un finestrino rotto di un treno fermarne un altro che i finestrini ce li ha sani (noi credevamo che i deragliamenti fossero più complessi). Né quali poteri occulti la finestra rotta scateni pur di arrestare un convoglio a circa 40km di distanza dal luogo dove sono i cocci. Se lo facessimo potremmo finire per trovare qualche cattiva notizia.
Tutto il nostro rammarico va al povero ministro Bray che, ce ne rendiamo conto, non deve essersi avveduto di tutte le buone notizie alla sua portata. Pare sia sceso dal treno a Torre del Greco e sia arrivato a Pompei con l'auto-stop. Quale super-potere abbia messo in gioco per ottenere un passaggio contando sola sulla sua zazzera bianca mittel-europea, non e' dato sapere. Ma gli va riconosciuto l'ardimento d'aver fatto l'autostop a Torre del Greco e la fortuna d'essere arrivato in loco tutto d'un pezzo.
Ma l'ennesima buona notizia e' un'altra. Il lodevole Bray e' riuscito ad ottenere le scuse e, udite udite, una giustificazione dalla Circumvesuviana. Non proprio dal treno in persona ma dalla Direzione della stessa. Una vendetta per tutti i pendolari che hanno speso ore di accese, quanto inutili, discussioni chiedendo ai pochi controllori superstiti un banale "Perché?". Curiosità che veniva soddisfatta al più con una scrollata di spalle. Lasciando all'immaginazione degli odierni Willy Fogg, intenti a compiere il loro giro della provincia in meno di 180 minuti, figurare la comparsa di mostri danteschi ghiotti di traversine o l'esistenza di gallerie spiritose che si smaterializzano a sorpresa.
Invece la CIRCUM si e' scusata incolpando prosaici vandali, che avrebbero rotto dei finestrini a Sorrento. Un po' deludente, riconosciamolo. E no. Non ci chiederemo come si possa per un finestrino rotto di un treno fermarne un altro che i finestrini ce li ha sani (noi credevamo che i deragliamenti fossero più complessi). Né quali poteri occulti la finestra rotta scateni pur di arrestare un convoglio a circa 40km di distanza dal luogo dove sono i cocci. Se lo facessimo potremmo finire per trovare qualche cattiva notizia.
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mercoledì 28 novembre 2012
Ode all'errequattro
Napoli è una città ricca di mistero, di esoterismo e di altre cose quequere di varia forgia. La cappella Sansevero col suo Cristo Velato è uno dei simboli della Napoli occulta, come la chiesa delle cape di morto e la grotta di Maria Cristina. Un simbolo evidente del rapporto dell’antica partenope col mistero è tuttavia sottovalutato. Nulla al mondo può competere con l’alone di mistero che circonda questa entità, ne regola le funzioni vitali e ne gestisce la manutenzione. Stiamo parlando dell’errequattro. Si, proprio di un pullman. Tutti gli autobus di questo mondo prima o poi si scassano, saltano qualche corsa o vengono bloccati da un evento inaspettato. Tutti. Ma uno solo di loro in tutto il pianeta può subire ognuno di questi imprevisti almeno tre volte al giorno per tutta la sua vita utile: l’errequattro. Non esiste manifestazione, concerto o inaugurazione di negozio di abbigliamento che si svolga in centro, che non comporti l’improvviso blocco delle corse del nostro eroe. Erreuno, duecentouno e tutti i loro colleghi continuano a passare , seppure a singhiozzo, ma lui no. Finisce fermo chissà dove e non si muove più. Ma l’errequattro ha un’altra caratteristica peculiare: sparisce. Sparisce nel senso che davvero non si trova più, non si sa che fine faccia. Tu lo vedi bellino e stracolmo (e ci credo, non passava da sei ore) che se ne scende per Via Toledo, ti aspetti di trovarlo che risale per Via S. Anna dei Lombardi e invece no, nel giro per Via Medina lui sparisce inghiottito da qualche buco nero e non risale più, lasciandoti a piedi in omnia saecula saeculorum. Non c’è ancora una teoria scientifica accreditata che possa spiegare il fenomeno e pare che nemmeno la chiamata a “Chi l’ha visto”abbia fornito i risultati sperati. Tuttavia, il mistero ci affascina e, così come Giulio Verne fu rapito dal mito di Atlantide inghiottita dal mare e ne scrisse a riguardo, anche noi abbiamo voluto omaggiare il mito dell’errequattro inghiottito da Piazza Bovio ed abbiamo voluto dedicargli questa ode.
Un giorno, del pericolo sprezzante,
decisi di recarmi a Piazza Dante.
Pensai “già che ci sono e che sto qua”
Mi allungo fino a piazza Carità
Recammi lesto presso la fermata
Convinto di un’attesa risicata
Cercavo all’orizzonte l’errequattro
Speravo comparisse quatto quatto
Ma dopo una mezz’ora d’inazione
avendo ormai imparato la lezione
in barba ad anni d’inattività
Con Gambe in spalla, presi a camminar
E mi avviai con faccia tetra e scura
percorso da rimorsi e da paura
Credetti d’essere preda di magia
Trovare il bus divenne mia mania?
Raggiunta la mia meta in tardo orario
Coi piedi in fiamme e il culo refrattario
Decisi di tornare stanco morto
Sperando ancor nel mezzo di trasporto
Percorsi pochi metri a passi forti
Ed intravidi a piazza Matteotti
Un erre quattro pieno a scatoletta
diretto a piazza Bovio senza fretta
Pensai, povero illuso, “lo intercetto!”
“Mi faccio il giro lungo e poi risalgo”
Mi ridestai “è meglio se lo aspetto”
“dall’altra parte vado e me lo prendo ”
A correr disperato mi affannai
Tagliando verso Via Monteoliveto
Sperando di evitare gli altri guai
E almeno che a salire fosse voto
Pronto a ogni possibile evenienza
Mi riscaldai sgranchendomi le mani
E mi misi in posizione di partenza
Nemmeno fossi ai cento metri piani
Dopo qualche minuto in vana attesa
Assieme a una signora con la spesa
Mi avventurai all’incrocio a Via Medina
nel mezzo della giungla cittadina
Ma quale sortilegio mi ha colpito?
Mi chiedo, il pullman dove sia finito?
Che ci sia un varco interdimensionale
O un fosso, una voragine stradale?
Quell’errequattro porco e maledetto
Perduto si era a Piazza Municipio
“adesso me ne vado”, uno mi ha detto
invece io non mi muovo per principio
Anzi, ci ripenso, e ora mi sposto
E gli sovvengo incontro in senso opposto
Per questo mi giurai“comunque vada
Lo trovo e lo riporto alla sua strada”
Purtroppo non ci fu nulla da fare
Dopo mezz’ora smisi di girare
Quel bus era svanito in pieno giorno
Lasciandomi anche a piedi pel ritorno
Provai ad informarmi:“Brigadiere?”
“Per caso un errequattro avete visto?”
“Guagliò tu tieni voglia di pazziare,
guardate che domande me fa chisto”
Cercai con il supporto della scienza
Le cause di cotanta sparizione
Mi misi ad indagare con pazienza
Cercando qualche manifestazione
Speravo infatti che i disoccupati
Avessero bloccato qualche via
Sognavo gli errequattro parcheggiati
Indietro a scioperanti e polizia.
Invece nulla, manco un dissidente
Nemmeno una voragine sul posto
soltanto qualche cicinquantasette
che sale per Via Roma di nascosto.
Ormai sarà passato qualche anno
E ancora non ho pace per quel giorno
Mi fanno male i piedi a mo’pe’ tanno
Ormai non giro più per lloco attuorno
Un tarlo grande come il garittone
Contorce la mia mente ogni due ore
Ti prego, ora rispondimi erre quattro:
Quel giorno tu che cazzo ‘e fine hai fatto?
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mercoledì 14 novembre 2012
Sepsa, drugs and rock'n roll
La metropolitana di New York ha quasi 370 km di tracciato e
26 linee che la compongono; quella di Londra addirittura 460 per 13 linee e
serve miliardi di passeggeri ogni anno con elevatissima frequenza delle corse,
quella di Napoli ha 6 linee esistenti e 4 in costruzione (almeno in teoria) ed
un numero imprecisato di stazioni e chilometri di sviluppo, che cambiano ogni
giorno, in funzione dei resti romani che vengono scoperti nel sottosuolo. In
pratica, troppi galli a cantà e nun schiara mai juorno…..in questi giorni,
l’indice è puntato su Cumana, Circumflegrea e Circumvesuviana, vittime di
ritardi, guasti a ripetizione, scioperi a sorpresa, deragliamenti e altri
disastri, che rendono il loro (dis)servizio una continua sorpresa. Ma se Sparta
piange, Atene non ride e così anche il trasporto su gomma è l’equivalente
a 4 ruote della pietà del Michelangelo. La
realtà è che non si sa nemmeno bene la colpa di chi sia: Sepsa, Circumvesuviana,
EAV, Metronapoli e Comune, si rimpallano le responsabilità dei disservizi e,
soprattutto, sono tutti senza l’ombra di un quattrino. La Comunità Europea,
conoscendo i suoi polli, ci pensa mille volte prima di erogare qualsivoglia
finanziamento e così autobus e treni rotti finiscono parcheggiati nelle
rimesse, perché mancano i soldi anche per i ricambi più piccoli. Come fare
allora per risollevare le sorti del sistema di trasporto su gomma napoletano? La
soluzione ce l’abbiamo noi: sublimiamolo, surroghiamolo, anzi: ELIMINIAMOLO!
Come dite? Un attimo, un attimo, lasciateci almeno il tempo di spiegare. Avete presente
il nostro amico Vesuvio?
Ecco, immaginate una bella eruzioncina di quelle simpatiche e osservate bene la lava come scende a valle, sfruttando la forza di gravità e scegliendo sempre la strada più agevole. Ecco, il nostro nuovo sistema di trasporto pubblico dovrebbe essere come quella colata lavica. Mettiamo il nostro bel “cratere” (chiamiamolo così, in modo da far vedere che siamo bravi anche col marketing) dove c’è il Cardarelli, e trasformiamolo in un enorme stazionamento di rollerblade collettivi (minimo 10 posti). Si, esatto, proprio i rollerblade, nati per sfruttare l’abbrivio dato dalle pendenze e lanciare i napoletani giù in posizione aerodinamica verso il lungomare. Mettiamola così: vi trovate in zona rione alto e dovete andare al lavoro a Piazza Carlo III. Invece di prendere la macchina o sudare 77 camicie alla ricerca del pullman perduto, vi fate quei 200 metri a piedi, calzate il vostro rollerblade comunitario guidato dai sapienti ex-autisti ANM addestrati all’uso, e vi lanciate come Tomba giù per i Colli Aminei, quindi per i Ponti rossi (qua il tracciato si fa tecnico) e, in pochi minuti e dopo aver allenato il vostro fisico, sarete seduti dietro la vostra scrivania. E poi, dal Cardarelli potrete arrivare al Vomero, a Chiaiano, Marianella, Piscinola, al Centro e, se vi va di fare un po’ di mezzofondo, anche a Fuorigrotta e Posillipo. Ecco, proprio a Capo Posillipo potremmo piazzare un “cratere” che consenta all’utenza di raggiungere il lungomare, Bagnoli, Coroglio, mentre la parte est della città con Stazione, Aeroporto, Cimitero e zona industriale, verrebbe coperta dal “cratere” di Piazza Capodichino, mentre Pianura, Soccavo e zone limitrofe sarebbero servite dal cratere dell’eremo dei Camaldoli. Come finanziare il progetto, direte voi. Bene, prendiamo tutti i pullman in circolazione e vendiamoli. Si, vendiamoli, tanto non serviranno più, e monetizziamo il più possibile. Con quei soldi, prendiamo una bella area dismessa della zona industriale, e ci impiantiamo una fabbrica municipalizzata di rollerblade (anche singoli, per stimolare la mobilità sostenibile presso i cittadini) da rivendere anche all’estero, una volta lanciata con successo l’idea. Il personale avanzato dalla riconversione verrebbe istruito a guidare i rollerblade di massa, a fare manutenzione e eventualmente spostato in fabbrica, quindi non si perderebbero posti di lavoro. Anzi! I siffatti rollerblade non sono certo facili da guidare, e le discese di Napoli hanno i loro bei punti critici. Questo diverrebbe lavoro per le imprese edili, impegnate a costruire chicane di rallentamento un po’ ovunque, e per le imprese funebri, impegnate a smaltire i resti di chi ci è rimasto nei tornanti di Via Morghen. E poi, la selezione naturale operata dai curvoni di Via Tasso, significherebbe molto lavoro per ospedali, policlinici universitari, medici generici e specialisti, schiattamuorti e, soprattutto, tanti nuovi contratti a giovani disoccupati che andrebbero a sostituire chi non ce l’ha fatta. Quando il costo del biglietto avrà ripagato le spese iniziali, si potrebbe addirittura mettere in pratica l’intermodalità del trasporto pubblico, installando dei punti di partenza per deltaplani collettivi a S. Martino, Capodimonte ed a Via Caldieri, con tutto il cratere dei Campi Flegrei a disposizione per chi al lavoro vuole andarci godendosi il panorama. Tutto ciò, senza pensare alla possibilità di rivendere ai turisti più spericolati un tour fenomenale e agli utenti abituali che necessitano di fermate intermedie, dei fantastici paracadute monouso rigorosamente municipali. Tutto, ovviamente, da costruire, manutenere e gestire autarchicamente nel capannone affianco a quello dei rollerblade, più semplice di così……
Come
dite? Come facciamo a ritornare a casa dato che c’è la salita? Beh, capisco l’entusiasmo,
ma non esagerate adesso, in fondo vi abbiamo già risolto il problema dell’andata....Ecco, immaginate una bella eruzioncina di quelle simpatiche e osservate bene la lava come scende a valle, sfruttando la forza di gravità e scegliendo sempre la strada più agevole. Ecco, il nostro nuovo sistema di trasporto pubblico dovrebbe essere come quella colata lavica. Mettiamo il nostro bel “cratere” (chiamiamolo così, in modo da far vedere che siamo bravi anche col marketing) dove c’è il Cardarelli, e trasformiamolo in un enorme stazionamento di rollerblade collettivi (minimo 10 posti). Si, esatto, proprio i rollerblade, nati per sfruttare l’abbrivio dato dalle pendenze e lanciare i napoletani giù in posizione aerodinamica verso il lungomare. Mettiamola così: vi trovate in zona rione alto e dovete andare al lavoro a Piazza Carlo III. Invece di prendere la macchina o sudare 77 camicie alla ricerca del pullman perduto, vi fate quei 200 metri a piedi, calzate il vostro rollerblade comunitario guidato dai sapienti ex-autisti ANM addestrati all’uso, e vi lanciate come Tomba giù per i Colli Aminei, quindi per i Ponti rossi (qua il tracciato si fa tecnico) e, in pochi minuti e dopo aver allenato il vostro fisico, sarete seduti dietro la vostra scrivania. E poi, dal Cardarelli potrete arrivare al Vomero, a Chiaiano, Marianella, Piscinola, al Centro e, se vi va di fare un po’ di mezzofondo, anche a Fuorigrotta e Posillipo. Ecco, proprio a Capo Posillipo potremmo piazzare un “cratere” che consenta all’utenza di raggiungere il lungomare, Bagnoli, Coroglio, mentre la parte est della città con Stazione, Aeroporto, Cimitero e zona industriale, verrebbe coperta dal “cratere” di Piazza Capodichino, mentre Pianura, Soccavo e zone limitrofe sarebbero servite dal cratere dell’eremo dei Camaldoli. Come finanziare il progetto, direte voi. Bene, prendiamo tutti i pullman in circolazione e vendiamoli. Si, vendiamoli, tanto non serviranno più, e monetizziamo il più possibile. Con quei soldi, prendiamo una bella area dismessa della zona industriale, e ci impiantiamo una fabbrica municipalizzata di rollerblade (anche singoli, per stimolare la mobilità sostenibile presso i cittadini) da rivendere anche all’estero, una volta lanciata con successo l’idea. Il personale avanzato dalla riconversione verrebbe istruito a guidare i rollerblade di massa, a fare manutenzione e eventualmente spostato in fabbrica, quindi non si perderebbero posti di lavoro. Anzi! I siffatti rollerblade non sono certo facili da guidare, e le discese di Napoli hanno i loro bei punti critici. Questo diverrebbe lavoro per le imprese edili, impegnate a costruire chicane di rallentamento un po’ ovunque, e per le imprese funebri, impegnate a smaltire i resti di chi ci è rimasto nei tornanti di Via Morghen. E poi, la selezione naturale operata dai curvoni di Via Tasso, significherebbe molto lavoro per ospedali, policlinici universitari, medici generici e specialisti, schiattamuorti e, soprattutto, tanti nuovi contratti a giovani disoccupati che andrebbero a sostituire chi non ce l’ha fatta. Quando il costo del biglietto avrà ripagato le spese iniziali, si potrebbe addirittura mettere in pratica l’intermodalità del trasporto pubblico, installando dei punti di partenza per deltaplani collettivi a S. Martino, Capodimonte ed a Via Caldieri, con tutto il cratere dei Campi Flegrei a disposizione per chi al lavoro vuole andarci godendosi il panorama. Tutto ciò, senza pensare alla possibilità di rivendere ai turisti più spericolati un tour fenomenale e agli utenti abituali che necessitano di fermate intermedie, dei fantastici paracadute monouso rigorosamente municipali. Tutto, ovviamente, da costruire, manutenere e gestire autarchicamente nel capannone affianco a quello dei rollerblade, più semplice di così……
(Illustrazione a cura di Daniele Rossi. Per Info: kt-s@hotmail.it)
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