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lunedì 23 settembre 2013

Save Berlusca

Diciamocelo: non se ne può più. Tutto sto parlare della decadenza di Berlusconi, ci ha un po' rotto.
A nessuno italiano interessa la decadenza di Berlusconi da senatore. L'importante e' che Zio Silvio resti con noi perché, in fondo, ne abbiamo bisogno. Ci serve. Adoriamo parlarne. Che si tratti di denigrare od idolatrare non è veramente importante.

Per noi è una droga. Gli italiani che votano Berlusconi sono più numerosi di quelli che fumano Cannabis, più di quelli che vanno a Messa la domenica e praticamente pari a coloro che frequentano le prostitute (ma ovviamente si tratta di una coincidenza). Ma vi immaginate come sarebbe l'Italia con le chiese chiuse, senza meretricio e punkabbestia?
Finiremmo come il Giappone? A mangiare roba cruda e guardare il porno censurato.
La modica quantità per uso personale deve valere anche per Silvio. Ogni italiano, deve poter usufruire di un quantitativo minimo di Berlusconi per uso privato. Un seno scoperto il venerdì sera, un partita del Milan il sabato, e iastemma libera alla Santanché.
Avete pensato alla triste fine di tutti i dipendenti e tirapiedi del caro leader?
E non si tratta solo dei poveri lavoratori di Mediolanum, Mondadori o di qualche società off-shore. C'è una schiera di YesMan, ma anche SitDownMan e BringBackTheStickMan, che hanno passato vent'anni arrangiando professioni svariate da giornalisti a veline, ed ora si troverebbero nella triste evenienza di doversi comprare da soli.
E che dire dei MaybeMan della sedicente sinistra che, sconvolti dall'evenienza, cederebbero al loro irrefrenabile bisogno di indulgere nell'unica attività in cui hanno cercato di surclassare Berlusconi: sfornare slogan ancora più improbabili.
Vi immaginate le città tappezzate di manifesti con "Giusto adesso Cambiandolo!"?
E guardate che i cinque stelle, in assenza di Silvio, votano in parlamento l'abolizione del traffico aereo (onde evitare le scie chimiche) il bando del sapone (pulizia garantita da un palla di plastica che spara infrarossi, inserita nell'ano) ed il carcere per chi si spruzza di Autan (per proteggere l'ecosistema).

Ma non è solo lavoro, Berlu si è preso cura di tutti noi, ci ha fornito direttamente dei gusti da avere, delle mode da seguire e delle idee da abbracciare appassionatamente, sublimando quel bisogno recondito che affonda le sue radici nel ventennio fascista e che condiziona il modus vivendi di ogni italiano: la necessità di non pensare, a qualunque costo. Sua emittenza in sostanza non è solo il nostro "masto", è letteralmente il nostro padrone.

A questo punto qualcuno che tira in ballo l'Europa c'è sempre. Come se ce ne fosse mai fregato qualcosa dell'opinione dei crucchi. E poi i più grandi fan di Berlusconi sono gli altri capi di Stato. Per loro Berlusconi è un po' come la star di una soap-opera latina anni '90 per una massaia molto impegnata. La storia poco credibile di un personaggio dalla morale discutibile,  piena di colpi di scena surreali. Ma in qualche modo malato la massaia vuole sempre un'altra puntata, deve sapere come andrà a finire, come farà il protagonista ad uscirne anche questa volta più o meno pulito.

Vogliamo forse diventare un paese di sinistra bacchettone come gli Stati Uniti, dove ci si scandalizza per un mezzo watergate ed una ragazzina un po' più precoce delle altre?
Cari amici della Giunta e Senatori, diciamocelo, questa burbera Legge, cosa ha mai fatto per voi?
Si tratta di una donnetta volubile capace solo di dire NO? Volete essere ricordati come quelli sanno solo dire NO? In che modo vi ha aiutato questa signora Legge in tutti questi anni.
Poco, molto poco. Riconoscetelo. Invece il Caro Leader lui vi ha aiutato e se non lo ha fatto ancora, lo farà presto. Chiedete in giro, magari a De Gregorio.
Basta solo che abbandoniate la vecchia politica del NO per abbracciare la nuova politica del SI. Anzi dello YES, che è Inglese, quindi giovane, nuovo fico, cioè Cool. Da bravi, ora tutti insieme, Yes, SitDown and ShutUp.

http://www.youtube.com/watch?v=FXP4uAxwFTg

venerdì 24 maggio 2013

Un posto all'ombra

A Napoli tutto può mancare, ma non una soap opera. Diciamocelo: ci hanno provato in tutte le salse, ma solo "Un posto al sole", ambientata a casa nostra è riuscita a sopravvivere. La bigia e torinese "Centovetrine" rischia la sospensione ogni 15 giorni, la casareccia e comense "Vivere" è annegata nel lago e la siciliana "Agrodolce" ha fatto sugli spettatori lo stesso effetto di un'indigestione di arancini. Solo le storie ambientate all'ombra del Vesuvio continuano da 17 anni a raccogliere consensi tra i forzati dell'auditel. Storie eccitanti ambientate a Posillipo, tra panorami mozzafiato e case modello reggia di Caserta, con meccanici che riparano solo Aston Martin e corniciai che trattano esclusivamente platino cesellato. Diciamocelo: qualcosa non funziona. E non funziona a partire dal titolo. E' vero che Napoli è 'o paese d'o sole, ma è anche la patria dei vicoli e, chi ci è stato lo sa, nei vicoli il sole non ci entra nemmeno per sbaglio. Per questo, ci sentiamo di proporre una soap che sia veramente napoletana, fino al midollo. Per esserlo, ha bisogno di partire proprio dai vicoli, per questo la intitoleremo "Un posto all'ombra". Al posto delle ricche famiglie di imprenditori e dei giovani morti di fame che, Dio solo sa come, hanno ereditato quartini da 600 metri quadri a Posillipo, ci piazziamo la famiglia Scannapiecoro, guidata dalla matriarca donna Carmela, ex contrabbandiera di lungo corso che col suo lavoro ha consentito alla figlia Concetta di sposare Rosario, salumiere da tre generazioni, che gestisce la sua potechella con l'aiuto dei figli Ciro, Carmelina e Gennifer. La serenità del simpatico nucleo viene turbata dall'arrivo nel quartiere di don Aniello 'o verdummaro il quale, grazie a un gratta e vinci fortunato estorto ad una vecchia per un debito, ha potuto trasferirsi in città dalla ridente Sant'Antimo per aprire un coloniali. A questo punto, diciamocelo, tutti si aspetterebbero sanguinose battaglie per la conquista dell'ultimo cliente a colpi di sabotaggi, arditi investimenti e strategie sporche. E invece no, il casus belli, in una storia del genere, può solo essere Tatillo, il figlio di don Aniello, che si insapona Gennifer e la ingravida. E, si badi bene, non se la insapona in uno stanzone stile impero con vista panoramica su Castel dell'Ovo, ma a Viale Raffaello sul sedile posteriore della Fiat Uno dell'84 che il padre ha convertito al GPL due anni fa. A quel punto non ci sono quote societarie da spartirsi o affari spropositati da contendersi: l'unico obiettivo, fino a fine stagione televisiva, sarà organizzare il matrimonio riparatore sufficientemente in fretta da non far accorgere Susetta 'a purtiera dell'inopinata gravidanza, e dopo convincerla che il bambino è nato di sette mesi. Per raggiungere lo scopo, come in tutte le soap che si rispettino, ci sarà qualcuno che tramerà nell’ombra. Non si tratterà però di un franco tiratore del consiglio d’amministrazione che rivenderà al nemico il progetto del nuovo yacht da 500 miliardi di dollari, sarà molto più realisticamente zia Pasqualina, che organizzerà il controspionaggio a Susetta, spargendo la voce, dentro da Antimo ‘o parrucchiere, secondo cui il matrimonio era già stato programmato da tempo e solo la volontà di riservatezza degli sposi aveva impedito alla lieta novella di diffondersi. Come conciliare il concetto di riservatezza con la serenata pre-nozze, i manifesti per il quartiere e il servizio esclusivo su Pollena Televiscion pagato rivendendosi i pannoloni della nonna, non è oggetto di questo testo. I più attenti fra di voi, potranno obiettare che, una volta raggiunto lo scopo e nato il criaturo, la trama non potrà che esaurirsi con la prima serie, al massimo si può tirare avanti un paio di settimane col battesimo. E invece no! Come in tutte le soap che si rispettino, proprio quando tutto sembra volgere al meglio, arriva un evento catastrofico che rivoluziona gli equilibri. No, nessun naufragio della coppia felice sull’isola deserta e nessun aereo con a bordo l’erede al trono che scompare in Papuasia. Molto più semplicemente, da queste parti non esiste evento più catastrofico del tradimento. Allora, con la seconda serie, il buon Rosario verrà colto in flagranza cornificatrice dalla moglie mentre si intrattiene con Veruska, pingue matrona di stanza a Ponticelli, bielorussa di nazionalità e polacca di professione. A quel punto, nove mesi di puntate da 25 minuti saranno dedicate esclusivamente ai tentativi di ricomporre la coppia, passando per la festa di 18 anni di Carmelina, per Ciro che fallisce per la settima volta consecutiva l’esame di terza media e anche per Lello ‘o pisciavinnolo, che intesserà una fugace relazione con Concetta, ancora scossa dal tradimento subito. La chiusura sarà ovvia, con tanto di quadretto familiare felice e pranzo comunitario restauratore in una taverna vittoriana di Bacoli con vista mare, special guest Mimmo Taurino che canta un brano sulla famiglia. Una volta tornate al posto loro le cose, il morto deve scapparci per forza, almeno per dare la spinta alla terza serie. A tornare al creatore sarà don Ciro senior, papà di Rosario, che ci lascerà dopo 2 mesi di rianimazione a seguito di un’indigestione di impepata di cozze. La morte del patriarca comporterà il ritorno a Napoli di Titina, acida sorella di Rosario, che avanzerà pretese sulla poteca del fratello, sottraendogliela dopo avergli prestato ‘e sordi c’o ‘nteresse e aver neutralizzato il potere inciuciogeno di zia Pasqualina, riferendo a don Giacinto ‘o prevete che la congiunta ruba dal cestino delle offerte. Mille ulteriori peripezie porteranno alla riconquista della salumeria da parte di Rosario, che riotterrà le chiavi per grazia ricevuta, dopo un memorabile confronto con la sorella svoltosi durante la processione di Sant'Anna. Volendo, una bella idea per la quarta serie pure potrebbe uscirci, con tutto il cast impegnato a dissuadere Ninuccia, la fidanzata di Ciro, dall'iscriversi all'università, visto che la aspetta un comodo futuro da cassiera nella poteca dello gnoro, e con l'ingresso nella soap del perfido Totore, meccanico truccatore di motorini, che porterà sulla cattiva strada il giovane Tatillo. Ovviamente alla fine il bene trionferà sempre, anzi, trionferà in eterno, dato che abbiamo una coscienza ed eviteremo di proseguire oltre verso la quinta serie. "Un posto all'ombra" è bello, ma si dura troppo assaje, ce accire 'a salute!