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giovedì 10 luglio 2014

'O Mondiale

Come da lunga e consolidata tradizione, ogni 4 anni ci tocca quello sperpetuo che corrisponde al nome di mondiale di calcio e che obnubila da oltre 80 anni e per un mese, i cervelli degli uomini del pallone. Miliardi di allenatori, preparatori atletici, giornalisti sportivi risvegliano istinti sopiti per tutto l'anno e si sperticano in liti da bar che nemmeno in un film di Bud Spencer. Ma un Thiago Motta più fermo dei lavori alla Riviera di Chiaia può valere un fegato fraceto? Pensiamo proprio di no, e per questo proponiamo di disputare i prossimi mondiali di calcio a Napoli. Si, è vero, il calcio lo hanno inventato gli inglesi ma, diciamocelo, lo hanno inventato male. Ma vi pare mai possibile che per valutare un fuorigioco, debba essere necessario guardare chi fa il passaggio, chi lo riceve, l'ultimo difensore avversario, la distanza fra il pallone e la linea di porta e tante altre cose? Beh, diciamo la verità, non è un caso se praticamente ad ogni partita ci sia una polemica immane su ogni cosa. La verità è che il calcio giocato a Napoli ha poche regole, ma precise e soprattuto migliori.
1- Guagliù quanti ne simmo?
Regola basilare per la composizione delle squadre, è quella di contarsi. Non importa essere per forza in numero pari, l'importante è essere del numero giusto. Se la vostra sfida con Gerozzo 'o chianchiere avrà luogo a Piazza Plebiscito, è d'obbligo almeno apparare 7 persone per squadra, nel bosco di Capodimonte si potrà essere anche in 15 a squadra, a vico Paradiso alla salute, basterà anche un frugale 3 contro 3.
2 - Guagliù, menammo 'o tuocco!
Quale miglior modo per formare una squadra se non affidandosi alla sorte? E così, eletti a capitani Ettorino e Franchetiello, questi si giocheranno a colpi di pari e dispari il diritto a pescare a piene mani i giocatori. E pazienza se Lello Maradò se l'è preso l'avversario: se ne pentirà quando capirà che il soprannome è dovuto solo al clamoroso sovrappeso e non ad un sinistro vellutato.
3 - Campo o pallone?
Questa regola, che può sembrare di relativa importanza, è invece fondamentale. Innanzitutto, non bisogna pensare al fatto che il campo debba essere invertito a fine primo tempo, perché non è affatto detto che ci sia un intervallo e, se c'è, probabilmente serve a rimettere in sesto i coinvolti in una rissa causata da un tiro a mezz'altezza che non si sa se è gol o no. Se infatti i capotti o gli zaini possono idealmente formare un palo, niente potrà simulare una traversa, per cui inevitabilmente si finirà per discutere animatamente, col portiere che insisterà nel piazzare il legno ad un metro e mezzo da terra e l'attaccante impegnato a spiegargli che secondo lui la traversa sta a sei metri. Da non sottovalutare, infine, il fattore pendenza. Per quanto di mare, Napoli resta una città collinare, per cui la scelta del campo diverrà fondamentale, quando tra una porta e l'altra ci sono venti metri di distanza, ma anche 5 di differenza di quota.
4 - 'O schema
Poche ciance, qua a Napoli non c'è un numero fisso di giocatori, figuriamoci se può esserci uno schema. Come si fa a fare un 4-3-3 con sei persone? Come si può pensare a parlare di fasce, terzini e diagonali difensive, quando il campo è largo quanto un vicolo? E allora forza, palla corta e pedalare, 'o chiattone va a porta (tanto 'a piglia tutta quanta), l'unico che giochicchia decentemente fa 'o Maradona e gli altri quello che capita. Particolarmente apprezzati i calciatori con un passato da scalatore, impiegati per le sgroppate lungo i vicoli di cui sopra, e i reduci dalle missioni umanitarie post-alluvionali, apprezzati portatori di palla tra gli avvallamenti del bosco di Capodimonte il giorno dopo un temporale
5 - Rigòle e Puliziò
Nella terra in cui si parla esperanto, non potevano che esistere due sanzioni sgrammaticate esclusive: rigole e puliziò. No, nessuna differenza rispetto al rigore ed alla punizione normalmente assegnati nel calcio, ma un metodo differente di determinazione. Nel neapolitan soccer non esiste l'arbitro, quindi la direzione di gara si basa sul concetto di entropia, in pratica le squadre si autogovernano concordando le eventuali punizioni, con non pochi grattacapi nel decretare un rigore, essendo l'area una fascia aleatoria del campo che può variare con leggi matematiche complesse, giusto perché il calcio qua è un fatto culturale. La risoluzione del contenzioso può anche avvenire con un'altra regola:
6 - 'O cumpagno tuoio ha continuato
E già, se il fallo era così evidente, come mai il tuo compagno di squadra ha continuato l'azione? Teoricamente non fa una piega, e quindi si può riprendere il gioco da dove si era interrotto, a patto che colui che aveva continuato il gioco inizi a correre fuoriosamente per il quartiere per non essere finito a sprangate dai compagni per la punizione persa
7 - O gol o rigole
Quando il casus belli è dato da un gol fantasma, non serve la prova tivvù e non c'è chip nascosto ne pallone che tenga, la risoluzione, bastonate a parte, viene sempre proposta da chi offende: o gol o rigore! Anzi rigole, come da manuale. A quel punto, il capitano della squadra di calcio, con piglio sicuro alla Ollebbengi, dovrà decidere se convalidare un gol dubbio o tentare la fortuna contando sull'agilità del suo portiere e sulla speranza che il tiro finisca fuori o almeno in una posizione ambigua che consenta di ricominciare iterativamente il processo e ripartire da un altro "o gol o rigore"
8 - Battimuro!
Di applicazione esclusivamente urbana, questa regola, a seconda delle interpretazioni, può comportare la validità o meno di un gol. Di solito, si stabilisce prima se la ribattuta sul muro vale o meno, ma quando non è chiaro, il battimuro sarà l'ultimo appiglio per chi il gol l'ha preso e una piccolezza su cui glissare per chi ha segnato. In caso di mancata risoluzione, si potrà far ricorso alla regola n.7 oppure scatenare una rissa, così da provocare l'intervallo.
9 - Accorto 'a nonna!
E' inutile che la FIFA si bulli di aver inventato il time out: nel neapolitan soccer è sempre esistito! I campi sono ricavati come si può, vuoi che non ti passi all'improvviso, nel bel mezzo di un contropiede di Ciccillo 'a zecca, donna Concettina 'a sarta con le buste della spesa in mano? Non si può certamente rischiare di colpirla con un bel Super Santos in fronte, suo nipote Crescenzo 'o gorilla si adirerebbe alquanto, quindi conviene stoppare il gioco e tutti fermi come le statuine. Se poi la vecchia ci mette quarantacinque minuti a passare da una porta all'altra, pazienza. Fino a sera c'è tempo.
10 - Chi segna, 'a vence!
Però poi la sera arriva. Se non è stata applicata la regola variante del "guagliù fuimmo!", che interrompe la partita ad ogni vetro di vascio o di automobile rotto, vale il "chi segna, vence!". Essendo basato su concetti libertari, il neapolitan soccer non contempla né il numero dei tempi né la durata. Di solito, quando la fine non è ancora stata decretata né da una rissa né dai feriti, ci pensano l'oscurità o il richiamo del cibo. Quando a stento si riuscirà a distinguere il pallone, oppure in troppi verranno richiamati all'ordine dalle madri o dall'addore d'o rraù, si ricorrerà alla regola conclusiva di ogni partita: chi segna, vince. Anche se stava perdendo 178 a 1, e non vale nemmeno la pena di buttarla sulle mazzate per lavare l'onta, nel neapolitan soccer non esistono giorni di pausa, domattina si ricomincia!

venerdì 23 maggio 2014

Vota Merkel!

Dopo un anno buono di astinenza, finalmente gli italiani saranno di nuovo chiamati al voto. Questo diritto/dovere così vituperato e male usato, ma così necessario alla sopravvivenza dell'homo italicus. Diciamolo pure: la maggioranza di noi non ce la faceva più a trattenersi. Dopo scorpacciate di tribune elettorali roboanti di promesse inverosimili, gocciolanti di offese incomprensibili e trasbordanti di luoghi comuni, nell'italiano s'era fatta impellente l'esigenza fisica della scarica diarroica elettorale. Fosse stato anche solo per eleggere Miss Lido Filoscio, il bisogno di rinchiudersi in una cabina per barrare il proprio simbolo andava sublimato in qualche modo. Poco importa, infatti, se il voto alle europee e' utile come una macchina per affilare il burro. Il famoso parlamento di Strasburgo non vara leggi e le famigerate commissioni a Bruxelles, al massimo, possono decidere quanti mesi stagiona il parmigiano e quanto dev'essere lungo l'elastico delle mutande.
Insomma MES, fiscal compact, uscita dall'euro e revisione dei trattati sono tutte decisioni prese dagli stati Nazionali, al più dalla BCE, e non certo dal Parlamento Europeo.
I vari politicanti che si inseguono nell'etere, in un saliscendi d'assurdità che nulla hanno a che vedere con le Europee, quasi sempre riescono a terminare il turpiloquio di non sequitur appiattendosi sulla stessa ridicola posizione: "Batteremo i pugni sul tavolo della Merkel".
Lo ammettiamo: ascoltandoli, per un secondo anche noi ci sentiamo come Ivan Drago quando dice a quello sfigato di Rocky "Io te spiezzo in due". Ma se si accende il cervello per un momento, ci si accorge che la scrivania della Merkel non è a Strasburgo. A meno che non se la porti dietro quando va, quella mezza volta all'anno, al parlamento, ma lo riteniamo improbabile. Ammettiamo comunque che la teutonica cancelliera si trovi a passare per l'Alsazia, secondo voi questo parlamentare che abbia aspettato un anno per fratturarsi il polso sul desco, cosa potrà dire alla povera Merkel?

"Vogliamo più democrazia in Europa!"
E' un evergreen molto trasversale, forse perché fondamentalmente non significa un beneamato salsicciotto. In effetti, ci sembra ovvio che il modo migliore per avere più democrazia in un intero continente, sia mettersi d'accordo col premier di un singolo stato. Un po' come voleva fare Mussolini...

"Più sovranità nazionale!"
Quasi sempre questo va assieme alla prima richiesta. Ci fidiamo così tanto dei nostri politici, da non voler il benché minimo controllo sul loro operato da parte di enti terzi? Ma siamo sicuri? Meglio Scilipoti o il bieco burocrate europeo? In fondo bieco non è un aggettivo cosi denigrante, mentre con un "quella Scilipoti di tua madre" scatta sicuramente la faida...

"Noi non paghiamo! (fiscal compact, MES ...)"
La cancelliera dovrà fare uno sforzo per fingere sorpresa ... non e' la prima volta che l'Italia viene meno ad un trattato europeo, mondiale o rionale ed i soldi del fiscal compact sono meno tangibili dei miracoli di Padre Pio.

"Fuori dall'euro!"
Se la Banca d'Italia non ha ancora impegnato la Zecca per salvare qualche banca in caduta libera, in teoria da domani si può ricominciare a stampare la liretta. I lungimiranti hanno capito che riaprire congiuntamente le case chiuse e' la scelta migliore per avvicinarci il più possibile a Cuba. Non faremmo i soliti precisini del biscotto, notando che farsi eleggere al parlamento europeo per uscire dall'Europa, è come andare in un bordello per restare vergine, ma tant'è.

"Vogliamo il default!"
Ammesso che qualcuno sappia cosa voglia dire, non crediamo che la Merkel, pur volendo, possa opporsi al naturale scorrere delle cose. Siamo più che liberi di fallire (ultimamente pare che sia l'unica cosa che ancora ci riesca), ed invocando il default potremmo semplicemente spacciarla per una scelta presa in perfetta coscienza. Poi auguriamoci che la Merkel ci compri il Colosseo, di modo da impedirci di farci pascolare di nuovo le pecore.

"Porteremo il sud in Europa!"
oppure "porteremo l'Europa nel sud", o ancora "porteremo l'Europa in Europa" o perché no, "sudderemo il portare nell'Europa". Si tratta di una velata minaccia? Costringeremo i tedeschi ad abbandonare la Mercedes per la Seat Ibiza, gli Inglesi a gettare nel Tamigi il fish and Chips per il purpo a 'nzalata e daremo i coffeeshops fiamminghi in gestione alle Mafie? Tanto alla fine, come dice De Crescenzo, si è sempre meridionali di qualcuno e noi, rispetto alla Germania, siamo talmente a sud che tra poco spunteremo dall'altra parte e ci ritroveremo a nord. A pensarci bene, potrebbe convenire.

"Ci serve il tesoretto che ci porterà l'indulto sullo scudo fiscale, alla faccia dell'inciucio teso dagli stati-canaglia di europoli!"
Questa è la perla migliore, la supercazzola per eccellenza, la sublimazione del politichese che diventa un linguaggio nuovo, ma subito comprensibile a tutti: quello della stronzata! Cumuli di termini giornalettistici, in gran parte insensati, ma detti con una certa convinzione davanti ad un Vespa accondiscendente, faranno del vostro santino photoshoppato da manifesto elettorale un ambito feticcio, ma poi non lamentatevi se, alla pronuncia della terza parola, la Merkel chiamerà il servizio d'ordine e vi farà portare via....

Insomma, la dubbia utilità delle elezioni europee è stata ulteriormente trascinata in basso dalla vagonata d'invereconde supercazzole che ci sciorinano.
Povera Merkel, che assieme agli altri parlamentari europei dovrà sorbirsi una masnada di bugiardi o (ed e' anche peggio) ignoranti in buona o cattiva fede.
E poveri pure noi, costretti alla solita figura internazionale da maitre chocolatier per aver scelto dei rappresentanti di cotal forgia.
Ciononostante, il nostro essere uomini italici fa sì che il voto ci scappi e per questo andrà espletato al più presto, o corriamo il rischio di non riuscire a raggiungere la cabina e di doverci liberare in qualche baretto.
Consentiteci però una riflessione pragmatica, visti i fatti, tanto vale guadagnarci qualcosa.
D'altra parte, prendendo spunto dall'esperienza ventennale della Mafia, anche i partiti hanno capito che era d'uopo concedere un certo "non so che" in cambio.
Dalle dentiere omaggio, alla toletta per il cane scontata, per i più materialisti ci sono anche 80 euro acoppo 'a mano. Da consegnarsi, rigorosamente, dopo il voto perché qua, come dice il poeta, nisciuno e fesso.