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venerdì 23 maggio 2014

Vota Merkel!

Dopo un anno buono di astinenza, finalmente gli italiani saranno di nuovo chiamati al voto. Questo diritto/dovere così vituperato e male usato, ma così necessario alla sopravvivenza dell'homo italicus. Diciamolo pure: la maggioranza di noi non ce la faceva più a trattenersi. Dopo scorpacciate di tribune elettorali roboanti di promesse inverosimili, gocciolanti di offese incomprensibili e trasbordanti di luoghi comuni, nell'italiano s'era fatta impellente l'esigenza fisica della scarica diarroica elettorale. Fosse stato anche solo per eleggere Miss Lido Filoscio, il bisogno di rinchiudersi in una cabina per barrare il proprio simbolo andava sublimato in qualche modo. Poco importa, infatti, se il voto alle europee e' utile come una macchina per affilare il burro. Il famoso parlamento di Strasburgo non vara leggi e le famigerate commissioni a Bruxelles, al massimo, possono decidere quanti mesi stagiona il parmigiano e quanto dev'essere lungo l'elastico delle mutande.
Insomma MES, fiscal compact, uscita dall'euro e revisione dei trattati sono tutte decisioni prese dagli stati Nazionali, al più dalla BCE, e non certo dal Parlamento Europeo.
I vari politicanti che si inseguono nell'etere, in un saliscendi d'assurdità che nulla hanno a che vedere con le Europee, quasi sempre riescono a terminare il turpiloquio di non sequitur appiattendosi sulla stessa ridicola posizione: "Batteremo i pugni sul tavolo della Merkel".
Lo ammettiamo: ascoltandoli, per un secondo anche noi ci sentiamo come Ivan Drago quando dice a quello sfigato di Rocky "Io te spiezzo in due". Ma se si accende il cervello per un momento, ci si accorge che la scrivania della Merkel non è a Strasburgo. A meno che non se la porti dietro quando va, quella mezza volta all'anno, al parlamento, ma lo riteniamo improbabile. Ammettiamo comunque che la teutonica cancelliera si trovi a passare per l'Alsazia, secondo voi questo parlamentare che abbia aspettato un anno per fratturarsi il polso sul desco, cosa potrà dire alla povera Merkel?

"Vogliamo più democrazia in Europa!"
E' un evergreen molto trasversale, forse perché fondamentalmente non significa un beneamato salsicciotto. In effetti, ci sembra ovvio che il modo migliore per avere più democrazia in un intero continente, sia mettersi d'accordo col premier di un singolo stato. Un po' come voleva fare Mussolini...

"Più sovranità nazionale!"
Quasi sempre questo va assieme alla prima richiesta. Ci fidiamo così tanto dei nostri politici, da non voler il benché minimo controllo sul loro operato da parte di enti terzi? Ma siamo sicuri? Meglio Scilipoti o il bieco burocrate europeo? In fondo bieco non è un aggettivo cosi denigrante, mentre con un "quella Scilipoti di tua madre" scatta sicuramente la faida...

"Noi non paghiamo! (fiscal compact, MES ...)"
La cancelliera dovrà fare uno sforzo per fingere sorpresa ... non e' la prima volta che l'Italia viene meno ad un trattato europeo, mondiale o rionale ed i soldi del fiscal compact sono meno tangibili dei miracoli di Padre Pio.

"Fuori dall'euro!"
Se la Banca d'Italia non ha ancora impegnato la Zecca per salvare qualche banca in caduta libera, in teoria da domani si può ricominciare a stampare la liretta. I lungimiranti hanno capito che riaprire congiuntamente le case chiuse e' la scelta migliore per avvicinarci il più possibile a Cuba. Non faremmo i soliti precisini del biscotto, notando che farsi eleggere al parlamento europeo per uscire dall'Europa, è come andare in un bordello per restare vergine, ma tant'è.

"Vogliamo il default!"
Ammesso che qualcuno sappia cosa voglia dire, non crediamo che la Merkel, pur volendo, possa opporsi al naturale scorrere delle cose. Siamo più che liberi di fallire (ultimamente pare che sia l'unica cosa che ancora ci riesca), ed invocando il default potremmo semplicemente spacciarla per una scelta presa in perfetta coscienza. Poi auguriamoci che la Merkel ci compri il Colosseo, di modo da impedirci di farci pascolare di nuovo le pecore.

"Porteremo il sud in Europa!"
oppure "porteremo l'Europa nel sud", o ancora "porteremo l'Europa in Europa" o perché no, "sudderemo il portare nell'Europa". Si tratta di una velata minaccia? Costringeremo i tedeschi ad abbandonare la Mercedes per la Seat Ibiza, gli Inglesi a gettare nel Tamigi il fish and Chips per il purpo a 'nzalata e daremo i coffeeshops fiamminghi in gestione alle Mafie? Tanto alla fine, come dice De Crescenzo, si è sempre meridionali di qualcuno e noi, rispetto alla Germania, siamo talmente a sud che tra poco spunteremo dall'altra parte e ci ritroveremo a nord. A pensarci bene, potrebbe convenire.

"Ci serve il tesoretto che ci porterà l'indulto sullo scudo fiscale, alla faccia dell'inciucio teso dagli stati-canaglia di europoli!"
Questa è la perla migliore, la supercazzola per eccellenza, la sublimazione del politichese che diventa un linguaggio nuovo, ma subito comprensibile a tutti: quello della stronzata! Cumuli di termini giornalettistici, in gran parte insensati, ma detti con una certa convinzione davanti ad un Vespa accondiscendente, faranno del vostro santino photoshoppato da manifesto elettorale un ambito feticcio, ma poi non lamentatevi se, alla pronuncia della terza parola, la Merkel chiamerà il servizio d'ordine e vi farà portare via....

Insomma, la dubbia utilità delle elezioni europee è stata ulteriormente trascinata in basso dalla vagonata d'invereconde supercazzole che ci sciorinano.
Povera Merkel, che assieme agli altri parlamentari europei dovrà sorbirsi una masnada di bugiardi o (ed e' anche peggio) ignoranti in buona o cattiva fede.
E poveri pure noi, costretti alla solita figura internazionale da maitre chocolatier per aver scelto dei rappresentanti di cotal forgia.
Ciononostante, il nostro essere uomini italici fa sì che il voto ci scappi e per questo andrà espletato al più presto, o corriamo il rischio di non riuscire a raggiungere la cabina e di doverci liberare in qualche baretto.
Consentiteci però una riflessione pragmatica, visti i fatti, tanto vale guadagnarci qualcosa.
D'altra parte, prendendo spunto dall'esperienza ventennale della Mafia, anche i partiti hanno capito che era d'uopo concedere un certo "non so che" in cambio.
Dalle dentiere omaggio, alla toletta per il cane scontata, per i più materialisti ci sono anche 80 euro acoppo 'a mano. Da consegnarsi, rigorosamente, dopo il voto perché qua, come dice il poeta, nisciuno e fesso.





mercoledì 21 novembre 2012

Primarie del PD

Cari amici,
La dirigenza del PD si è raccomandata di proporvi un sunto delle caratteristiche salienti dei cinque candidati alle primarie del PD.
Si tratta di una scelta difficile perché al vincitore toccherà il delicato compito di sostenere Monti per altri cinque anni. Quindi vi vogliono preparati.

Cominciamo da Perluigi Bersani. Questo qui è quello che deve vincere. Mettevi una mano sulla coscienza che noi i manifesti elettorali col suo faccione li abbiamo già stampati. E e poco importa se quando sorride somiglia a Gargamella. In caso di vittoria alle primarie Bersani ha alte possibilità di riuscire anche alle elezioni. Gli alti papaveri del PD hanno infatti notato che negli anni scorsi il pelato ha sempre sfondato. Ha molto nociuto alla sua immagine politica una sua foto in cui prendeva un birra da solo. Solo perché non si vede Renzi col grembiulino che gliela serve. Ha iniziato la sua campagna promettendo un grande rinnovamento fra i suoi collaboratori: trombata la giubilata Birba, escluso grande Puffo a causa di vecchie ruggini, si fanno i nomi di John e Solfamì. La sua promessa elettorale più importante in caso di vittoria è la liberazione da D’Alema. Al momento non è dato sapere chi, fra 5 anni, si farà carico della liberazione da Bersani.

Matteo Renzi si propone come il grande rinnovatore. Si vanta di essere il nuovo che avanza ma in molti gli contestano d’essere il vecchio che è avanzato. Sfoggia un zoccolo durissimo di quasi un milione di sostenitori che sarebbero disposti a qualsiasi cosa purché venga eletto a leader del PD. Si tratta dei fiorentini, che venderebbero la madre pur di non averlo come sindaco. Renzi vuole voltare pagina con idee innovative e giovani. Queste gli sarebbero state suggerite, in incontri segreti, da Berlusconi e svariati vecchi tromboni della Finanza. La promessa elettorale più grande di Renzi è attirare elettori di Grillo e del PdL sparandole ancora più grosse. Lo so, sembra incredibile anche a noi. Andasse male il grembiulino gli dona.

Nichi Vendola, rispetto agli altri, parte svantaggiato. Appartiene ad una categoria sociale alla quale l’opinione pubblica associa una bassa moralità, una scarsa affidabilità ed una generale ambiguità. Parliamo, ovviamente, dei Baresi.
Unico uomo al mondo in grado di ordinare un “prodotto discoidale a lievitazione naturale con condimento di polpa di solenacee, latticini a pasta filata e profumazione a mezzo pianta erbacea di tipo annuale” al posto di una margherita.
Celeberrimi i suoi comizi poetici ed arditi che ricordano ai più gli immortali interventi dei grandi oratori della classicità latina. Difatti i suoi cavalli di battaglia sono: linguaggio incomprensibile e temi-antidiluviani. Il suo eloquio ricorda vagamente la perifrastica passiva, nessuno capisce di cosa si tratti, ma vige il tacito accordo di fingere d’aver compreso. La promessa simbolo di Vendola sono i matrimoni gay, o almeno questo è quello che abbiamo capito.
 
Bruno Tabacci, per chi non lo sapesse, è l’altro pelato su cui puntare. Che non si dica che il Pd non ha un strategia vincente. E’ uno dei pochissimi politici che è uscito pulito da Tangentopoli. Ha dovuto nascondere questa macchia per farsi eleggere con l’UDC. Tabbaci ha militato in DC, CCD-UDC, Casa della Libertà e si è perfino riuscito ad alleare con l’API di Rutelli nelle sue due ore di vita ed ora è finito col PD. Il rifiuto del Partito dell’Amore e dell’Unione dei Pensionati gli ha impedito di fare il centro perfetto, con grande rammarico da parte di Cicciolina.
La promessa simbolo di Tabacci è di non fare nulla e continuare a sostenere Monti per altri cinque anni. Quindi, visto che uno vale l’altro, perché non lui?

Laura Puppato: chi era costei? Ecologista e donna pingue, rappresenta sostanzialmente ogni forma di quota rosa, sia in senso femminile che suino. Noi ne siamo grandi fan ed indi eviteremo ogni battuta sul suo nome. Il programma politico della Puppato ruota intorno ad un incremento della green economy: l’economia verde. Ad ogni modo noi non ci illudiamo che l’Italia possa essere più al verde di così.
Le proposte della Puppato sono interessanti, realistiche e migliori di quelle di molti degli altri candidati. Saremmo lieti di spiegarvele ma chi volete che la voti?

Detto ciò, contiamo sul vostro senso civico, sulla vostra coscienza e sulla fiducia che ognuno di noi e di voi pone nel singolo candidato, allo scopo di poter operare una scelta coerente e sicura in vista delle elezioni politiche. E mi raccomando, scegliete bene, avessema fà ca pure stavota 'e primarie d'o Pd 'e vvence Berlusconi?