All'ombra del Vesuvio, ormai lo sapete, le tradizioni vanno rispettate sempre, contro ogni logica ed evenienza, contro ogni pudore e fino a farsi male. Per questo motivo, tutti i fortunati che avranno avuto la possibilità di sopravvivere al coma diabetico del trittico 24-25-26, saranno costretti ad industriarsi per passare al loro meglio il capodanno. Il problema, però, non sarà tanto come arrabattare un cenone, ma come poter passare un veglione memorabile, assurdo, da scolpire negli annali e da raccontare, esagerando qualunque cosa, a parenti ed amici per mesi. Chi si affida alla tradizione, non potrà che trascorrere le prime ore dell’anno nuovo a casa sua o di un parente, giocando in modo ossessivo e compulsivo per ore ed ore al gioco più temuto dai maroni degli astanti, perché ne provoca rigonfiamenti a pressioni mai sperimentate prima: la tombola. La questione, per chi si accanisce al tavolo da gioco, non sarà tanto il vincere quanti più soldi è possibile o limitare, eventualmente, le perdite. Il problema sarà difendere il proprio onore e quello della propria famiglia contro l’assalto portato dalla quarantina di emeriti sconosciuti che siedono allo stesso tavolo. Come dite? Cosa ci fanno 40 sconosciuti allo steso tavolo vostro? Beh, lo sapete, il concetto di famiglia qua a Napoli è molto più aperto ed avveniristico di quanto si possa immaginare. Fondamentalmente, trascurando la non remota possibilità di un nucleo fondato sugli accoppiamenti con membri della stessa tribù, qua si considerano parenti un po’ tutti quelli che si conoscono, per cui, quando andrete a cena dal vostro cognato Carminiello, non vi stupirà trovare, oltre ai vostri suoceri, alla moglie di Carminiello ed ai suoi figli, la sorella di sua moglie con marito e prole, il cognato ancora signorino e la cugina di vostra moglie, regolarmente accompagnata da sua figlia quindicenne prena, dal fidanzato disonoratore e prossimo sposino, dai di lui genitori, che non hanno mai visto prima la famiglia della nubenda, e che a loro volta portano in allegato la figlia più piccola e il cugino Vicienzo, che è solo, in quanto la moglie se ne è andata con un muratore algerino, che però teneva la Smart. Davanti ad uno scenario apocalittico come questo, come minimo i due futuri suoceri, che fino alla tragica sera del 23 in cui i ragazzi hanno confessato il misfatto, nemmeno sapevano della reciproca esistenza, dovranno combattersi a colpi di ambo, terno e carte del mercante in fiera, ben consci del fatto che la vittoria non varrà solo vile denaro, ma anche il prestigio e la sopraffazione sull'altro, ossia la facoltà di poter interferire maggiormente nella vita dei neosposi. Coloro i quali uniscono la tradizione alla squarciunarìa, non potranno che affidarsi ai tragicomici cenoni organizzati di Fantozziana memoria. E così, mentre Totor Melody massacra una canzone di Gigi D’Alessio che Peppe ha dedicato all'amata Concetta, tra un brindisi fuori luogo, l’ubriachezza molesta del 90% dei presenti e un improponibile spettacolo comico del grande Carmine Simpatia, si arriverà alla mezzanotte per gustare l’incredibile spettacolo dei fuochi, che costerà tre falangi ad uno dei nipotini, e proseguire nella sala da ballo, dove DJ Entzootch, star della musica house interregionale grazie ad una stagione al lido “Marebello” di Sperlonga, allieterà gli ospiti e i condomini dei piani superiori fino alle prime luci dell’alba, quando un blitz delle teste di cuoio porrà fine ai festeggiamenti. Tra coloro che mirano invece al festeggiamento trasgressivo, ci sono quelli che si sciroppano le feste di piazza (quest’anno niente concerto a Piazza Plebiscito), tornando a casta tumefatti per essere stati colpiti in fronte da una bottiglia lanciata durante il caunt-daun (countdown) e con gli arti assiderati dal gelo, quelli che si installano nel reparto rianimazione del Cardarelli con ustioni sul 56% del corpo e quelli che restano tutta la notte bloccati nel traffico, in 5 in una macchina 50, per poi finire in una traversa di Via Petrarca a guardare l’alba trattenendo a stento le lacrime. Ad ogni modo, la vera filosofia guida del veglione napoletano è quella dell’”amma scassà”, ossia dell’esagerazione su tutti i fronti. Non parliamo solo di coloro i quali coi loro acquisti del 31 sera si rendono responsabili dell’intero PIL colombiano, ma di tutti quelli che, in un modo o nell'altro, cercano di sorpassare ogni limite, specie quello della decenza, in nome del festeggiamento più efferato. Ecco così don Aniello rivendersi gli avanzi degli struffoli per comprare 100 euro di botte dai cinesi, in modo a poter sopraffare Gerozzo ‘o riggiularo, che da anni lo vessa scaricandogli sul balcone il suo arsenale comprato al mercato nero tra gli avanzi della guerra in Kosovo. Ma ecco anche donna Carmela, che si vanta da anni di avere una sorella ricchissima che vive ‘a Svizzera e che ha una mega villa direttamente ‘ngoppo ‘a neve e che quest’anno, cedendo alle pressanti domande di Cuncettina ‘a mpechera, che non le ha mai creduto, resterà chiusa una settimana nel più totale silenzio in casa sua, limitando le sue funzioni vitali al minimo pur di far credere di essere davvero partita per il Canton Ticino, salvo calarsi nottetempo il 6 gennaio con un trolley a tracolla per andare a piedi a Capodichino e prendere un taxi che la riporti in trionfo verso casa a mezzogiorno. In ultimo, ecco Ciro, Carmine, Genny e Totonno che sono in ritiro spirituale dal 29 sera ed hanno già consumato sedici confezioni di lacca a testa dopo aver comprato di contrabbando a 250 euro i biglietti per l’evento dell’anno: il grande veglione stratosferico che si terrà sulla spiaggia di Miliscola con ospiti i ballerini dell’Accademia della Salzemmerenghe di Casoria, il famoso Sasà, che ha fatto i provini per sette edizioni del Grande Fratello e le telecamere di CercolaTV Sat. Davanti ad un tale spiegamento di forze, la rivalità coi ragazzi del bar di fronte, sarà definitivamente risolta. Infatti quest'ultimi, per troppa leggerezza organizzativa, non sono finiti nel centro sociale con le infoiate darkettone (creature tondeggianti bardate di cuoio, che pretendono d'essere scambiate per vampire invece che per palloni da calcio), ma in quello per anziani devoti a San Crispino. E poco importa se i nostri eroi hanno pagato un sovrapprezzo del 300% perché il biglietto in realtà costava solo 30 euro, se gli ospiti a sorpresa erano talmente a sorpresa che nemmeno sapevano di essere attesi ed infatti non si sono presentati, e se alla fine sono stati pure cacciati perché Totonno, nel tentativo di insaponarsi una pulzella, le ha vomitato addosso lo zampone con tutte le lenticchie. L’unica cosa importante è che hanno scassato!
martedì 31 dicembre 2013
'O viglione
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lunedì 16 dicembre 2013
Oggi nun se trase!
Ogni anno, puntuale come sempre, arriva il mese di dicembre, e con esso il Natale, i regali, poi Capodanno e l'anno nuovo. Ma non solo. Assieme all'avvento, ogni anno arriva anche l'evento clou della stagione scolastica: la famigerata oKKupazione. Orde di studenti di tutta Italia, allo scoccare dei primi freddi si ridestano dal torpore, dimenticano ogni dissidio e si uniscono in un coro sterminato di protesta che, di solito, rivendica aspramente il diritto di poter fare ciò che nella restante parte dell'anno rifugge con ogni mezzo: lo studio. Lo studente napoletano non sfugge a questo costume tipico, tuttavia ha caratteristiche estremamente diverse
da quelle degli alunni di ogni altra parte d’Italia e del mondo. Innanzitutto, presso i lidi
partenopei, la vera stagione scolastica inizia a novembre con il suddetto mese di occupazione e finisce a fine
aprile. In pratica si estende per tutto il periodo del cosiddetto “brutto
tempo”, almeno dal punto di vista teorico. In pratica, il riscaldamento del
pianeta, il prolungarsi della bella stagione e l’estendersi della fascia
climatica equatoriale, stanno riducendo ogni anno di qualche giorno la stagione
scolastica utile. D’altra parte, Napoli è ‘o paese d’O Sole e non vorrete mica
che questi poveri giovini (anche se in alcune quinte di istituti tecnici si
segnalano dei 34enni con 3 figli a carico e 26 anni di lavoro come solachianiello
in curriculum) si sorbiscano ore ed ore di topografia, latino e francese,
quando fuori per sei mesi all’anno c’è la possibilità di farsi un bel
bagno? E comunque, se pure non si
trattasse di un bel bagno, una partita di calcio al bosco di Capodimonte, una
rattusiata in Floridiana o una manifestazione di supporto ai metronotte della
Papua Nuova Guinea in sciopero, non la si nega a nessuno. Il problema
fondamentale è solo fornire una scusa, nemmeno tanto plausibile, per fare il
famigerato filone.
A seconda delle zone e della disponibilità altrui, i filoni cambiano
per scopo e per scelta. I più intraprendenti, coloro che provengono
dall’hinterland e tutti quelli che si ritengono sicuri di non incontrare
qualcuno che possa sgamarli, sono soliti dirigersi verso il centro o verso il Vomero per concentrarsi sullo shopping. Ecco così spiegata l’orda di giovani
ragazzine e ragazzini che popolano i negozi di scarpe ed abbigliamento nelle
ore mattutine, alla ricerca di un nuovo paio di lacci da mettere sulla proprie
Converse o nella speranza di essersi guadagnati un minimo di sollazzo grazie ai
preziosi consigli dispensati all’amica nel negozio di intimo. Tra quelli che
cercano lo svago, a seconda delle zone di provenienza, ci sono coloro che si
dirigono verso i parchi cittadini in compagnia, per strepitosi tornei di “a
sette si schiaccia”, o in coppia, per qualche rattimma ammacchiata tra i
cespugli. Non c’è sabato tardo primaverile che non veda il Bosco di
Capodimonte, la Floridiana, la Villa comunale o il Parco Virgiliano pullulare
di 16-20enni alle prese con palloni, abbronzatura e altre pratiche, in un
contesto dove si può tranquillamente agire alla luce del sole, in quanto
difficilmente, se pure qualcuno dovesse vederli, potrà riferire la cosa, perché
avrà a sua volta qualcosa da nascondere…
I filonisti meglio organizzati sono auto o scooter muniti,
pianificano dal lunedì la scampagnata, raccolgono sempre non meno di
cinque-dieci adesioni, calcolano al millesimo i tempi necessari per gli
spostamenti, scelgono accuratamente la destinazione del viaggio e riescono a
ridurre le spese (rigorosamente divise tra gli occupanti del veicolo) all’osso
o comunque fino a far avanzare gli spiccioli necessari per mandare una
cartolina da Sorrento al professore di italiano, ancora imbufalito per il
compito saltato.
Consentiteci infine di spezzare una lancia nei confronti della specie fondamentale di filonista, ossia quello "attivo". Il filonista attivo è quello che va davvero
alla manifestazione, bardandosi con kefiah, megafono d’ordinanza e striscione,
rigorosamente ricavato da vecchie lenzuola e dipinto con perizia da un manifestante-writer
e dalle sue bombolette di vernice. Questo filonista costituisce attualmente una
specie a forte rischio di estinzione e necessita della creazione di apposite
norme che ne salvaguardino l’habitat naturale e soprattutto il ruolo nella
società. La fine dell'ideologia e la predilezione dei celerini nel vattere, tra milioni di manifestanti, solo gli studenti costituiscono dei fortissimi deterrenti al prosieguo della specie.
Se il filonista casual torna a casa con un paio di succhiotti, facilmente nascondibili nel bavero della camicia e preludio alla prosecuzione della sua specie, quello "attivo" riuscirà con difficoltà ad occultare le costole rotte. Se i succhiotti vengono sgamati la punizione preferita dal genitore del filonista, sarà una serie di pacche sulle spalle ed una lenta ma inevitabile storia vagamente piccante che comincia con un "Ai miei tempi" nostalgico e finisce con un "tuo madre/padre" sconosolato. Un'impegnativa paliata, sarà invece la pena accordato al filonista attivato accusato tra l'altro di "seguire la massa" (anche se era l'unico di tutta la classe), non conoscere i motivi della protesta, in particolare cos'è la Papua (no, non si mangia), essere un Komunista, quindi sfaccendato e perditempo. Per evitare lo sgamo il filonista attivo deve optare per tattiche di camuffamento, che gli permetteranno di non essere riconoscibile negli scabrosi filmati di Telecapri, che il paparino continua a guardare ogni sera nella speranza che parta il pornazzo dopo, come ai bei tempi. Berretto di paglia, finto accento siciliano e modi di fare camorristici lo aiuteranno a passare per "Forcone", generando l'immediata simpatia della polizia. In caso di cattura da parte delle forze dell'ordine, sarà d'obbligo nascondere accuratamente (per i pochi studenti che ne fossero provvisti) ogni barlume di buon senso e cultura. Niente citazioni dotte e solo male parole. Se interrogati, Popper è una droga e la maieutica si mette per terra al posto del parquet.
Il filonista attivo si riproduce soltanto una volta all'anno. Il calore è raggiunto durante l'assemblea scolastica degli Studenti e la riproduzione, se avviene, capita solo durante l'Okkupazione. Per salvaguardarlo, oltre a continuare ad impedire la presenza di distributori di preservativi nelle scuole, urge rifornire i bagni di marijuana durante le Okkupazioni (unico ritrovato in grado di risvegliare i sensi del filonista attivo) e tagliare la corrente alla Scuola. Solo l'assenza di luce, può infatti convincere il partner che quello che hanno vicino è il futuro Che Guevara/Rosa Luxemburg e non un punk-a-bestia wanna-be.
Il filonista manifestante rappresenta il fulcro dell’intera catena alimentare dei marinatori di scuola, l’acme, il punto di partenza e quello di arrivo di ogni giorno di assenza, sia esso reale inventato. Senza individui di questa specie, si assisterebbe alla progressiva estinzione per mancanza di adesioni delle manifestazioni e quindi, di conseguenza, alla caduta della più gettonata scusa filonistica che si ricordi e, soprattutto, il mondo non si ricorderebbe ogni anno, allo scoccare del primo di dicembre, che per risolvere i problemi della terra, bisogna occupare la scuola fino almeno all’antivigilia di Natale.
Del manifestante filonista va salvaguardato anche il background culturale: oltre alle centinaia di canti di protesta che solo lui o i disoccupati organizzati sono in grado di conoscere, risulta essere l’unico essere umano su questa terra che, a furia di farci terminare i cortei, conosce l’esatta ubicazione del Provveditorato agli studi di Napoli, misteriosa entità la cui esistenza non è ancora stata dimostrata, ma solo sostenuta in ardite teorie criptozoologiche.
Ad ogni modo, che sia autunno o primavera, se siete studenti, ogni giorno sentirete sempre una vocina che vi sussurrerà all'orecchio "oggi nun se trase!"
Se il filonista casual torna a casa con un paio di succhiotti, facilmente nascondibili nel bavero della camicia e preludio alla prosecuzione della sua specie, quello "attivo" riuscirà con difficoltà ad occultare le costole rotte. Se i succhiotti vengono sgamati la punizione preferita dal genitore del filonista, sarà una serie di pacche sulle spalle ed una lenta ma inevitabile storia vagamente piccante che comincia con un "Ai miei tempi" nostalgico e finisce con un "tuo madre/padre" sconosolato. Un'impegnativa paliata, sarà invece la pena accordato al filonista attivato accusato tra l'altro di "seguire la massa" (anche se era l'unico di tutta la classe), non conoscere i motivi della protesta, in particolare cos'è la Papua (no, non si mangia), essere un Komunista, quindi sfaccendato e perditempo. Per evitare lo sgamo il filonista attivo deve optare per tattiche di camuffamento, che gli permetteranno di non essere riconoscibile negli scabrosi filmati di Telecapri, che il paparino continua a guardare ogni sera nella speranza che parta il pornazzo dopo, come ai bei tempi. Berretto di paglia, finto accento siciliano e modi di fare camorristici lo aiuteranno a passare per "Forcone", generando l'immediata simpatia della polizia. In caso di cattura da parte delle forze dell'ordine, sarà d'obbligo nascondere accuratamente (per i pochi studenti che ne fossero provvisti) ogni barlume di buon senso e cultura. Niente citazioni dotte e solo male parole. Se interrogati, Popper è una droga e la maieutica si mette per terra al posto del parquet.
Il filonista attivo si riproduce soltanto una volta all'anno. Il calore è raggiunto durante l'assemblea scolastica degli Studenti e la riproduzione, se avviene, capita solo durante l'Okkupazione. Per salvaguardarlo, oltre a continuare ad impedire la presenza di distributori di preservativi nelle scuole, urge rifornire i bagni di marijuana durante le Okkupazioni (unico ritrovato in grado di risvegliare i sensi del filonista attivo) e tagliare la corrente alla Scuola. Solo l'assenza di luce, può infatti convincere il partner che quello che hanno vicino è il futuro Che Guevara/Rosa Luxemburg e non un punk-a-bestia wanna-be.
Il filonista manifestante rappresenta il fulcro dell’intera catena alimentare dei marinatori di scuola, l’acme, il punto di partenza e quello di arrivo di ogni giorno di assenza, sia esso reale inventato. Senza individui di questa specie, si assisterebbe alla progressiva estinzione per mancanza di adesioni delle manifestazioni e quindi, di conseguenza, alla caduta della più gettonata scusa filonistica che si ricordi e, soprattutto, il mondo non si ricorderebbe ogni anno, allo scoccare del primo di dicembre, che per risolvere i problemi della terra, bisogna occupare la scuola fino almeno all’antivigilia di Natale.
Del manifestante filonista va salvaguardato anche il background culturale: oltre alle centinaia di canti di protesta che solo lui o i disoccupati organizzati sono in grado di conoscere, risulta essere l’unico essere umano su questa terra che, a furia di farci terminare i cortei, conosce l’esatta ubicazione del Provveditorato agli studi di Napoli, misteriosa entità la cui esistenza non è ancora stata dimostrata, ma solo sostenuta in ardite teorie criptozoologiche.
Ad ogni modo, che sia autunno o primavera, se siete studenti, ogni giorno sentirete sempre una vocina che vi sussurrerà all'orecchio "oggi nun se trase!"
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venerdì 29 novembre 2013
La fuitina di Natale
Cari Napoletani,
Sono Babbo Natale, Santa Claus o come preferite chiamarmi. Questa volta la lettera ve la scrivo prima io, giusto per mettere le mani avanti, visto che vi siete rubati anche l'albero di Natale della Galleria Umberto.
Ma che ci volevate fare con un pino di 8 metri? Avete messo su una fabbrica abusiva di Arbre Magique nei quartieri? Oppure avete preso Godzilla e vi serviva un palicco perché gli era rimasto un motorino tra i denti?
E poi come avete fatto a fregarlo? Possibile che nessuno si sia accorto di niente? Spiegatemi se è plausibile che in una delle zone più frequentate di Napoli, per di più di domenica sera, nessuno abbia visto delle persone vagare per il centro storico con un albero di 8 metri a tracolla. Alle volte, mi viene da pensare che quelle dicerie sull'omertà non siano vere, e voi veramente non vi accorgete di quello che vi succede attorno.
In realtà, io temo che abbiate solo molta voglia di sfottere, per cui, prima che si rompano le giarretelle, vediamo di chiarire alcune cose.
Lo so che voi la sera del 24 siete ciucchi di Falanghina e Limoncello e vi aggirate come spettri alticci per le strade, ma io la sera della Vigilia lavoro, e sono stufo di strigliare la renna con l'acqua ragia per cancellare la scritta in azzurro "Forza Napoli!" Sono renne non ciucci. Ma non le vedete le corna?
Poi mi si deprimono. L'anno scorso Rudolph mi è costato un patrimonio in analisi.
Un'altra cosa. E spero per l'ultima volta. Quelle centinaia di giganteschi sacchi che porto sulla slitta sono regali. RE-GA-LI. Non sono eco-balle! Quindi smettetela di tempestarmi di sanpietrini quando attero nel vostro paese. Non voglio metterci nessuna discarica. Giuro. Non li vedete i film americani natalizi? Io sono il ciccione vestito di rosso, vi sembra che assomigli a Gigino?
Per fortuna che la slitta non ha le ruote e non devo preoccuparmi che me le possiate fregare lasciandomi a piedi al casello di Caserta.
Quasi dimenticavo. Grazie per il pensiero dei biscotti sul tavolo. Ma io ho 1600 anni, secondo voi ce li ho i denti per masticare quei dannati Roccocò? 'O struffolo ancora ancora, ma almeno non lasciatemelo sereticcio, sennò si azzecca alla dentiera e buonanotte.
Beh, allora a presto e Buon Natale (si spera)
Santa
P.S. : Se anche quest'anno me ne combinate una delle vostre vi garantisco che esaudisco il regalo del vecchio di Fukushima, "Non ce l'avresti un posto tranquillo, dove la gente si fa i fatti suoi, per stoccarci tutte le scorie?"
giovedì 7 novembre 2013
Nome e contranome
Il nome è un marchio, è ciò che contraddistingue un
individuo, la sua persona, a volte la stirpe di appartenenza e perfino il suo
status civile e sociale. Se vogliamo, quindi, il nome è un marchio che viene
imposto dal contesto familiare al nascituro e ne condiziona inevitabilmente l’essere,
ma non è detto che lo rispecchi. Chi non ama o non accetta il suo nome, se ne
sceglie un altro, il “nome d’arte”, che a volte è un semplice diminutivo od un
nome affine che sostituisca nel 90% dei casi la “Zopponta”, ossia il nome del
nonno o della nonna che viene imposto in ossequio ad una forma di rispetto
tanto desueta quanto fondamentalmente incomprensibile. Ecco allora spuntare dei
melodiosi Assia o Sissy in sostituzione del meno musicale Assunta, oppure degli
impropri Lello in luogo di Catello e degli azzardati Melania in luogo di
Carmela. Ma nemmeno i nomi autoimposti alla fine rispecchiano per bene chi li
porta. A Napoli, si sa, piace dire le cose in modo papale, perciò ognuno o
quasi porta con sé un altro nome, che è quello che la gente impone ed è l’unico
che rispecchia la verità, ossia ‘o contranome. Riferito alla professione, ad un
difetto di pronuncia o ad un tic particolare, il contranome è meglio della
carta d’identità per il cittadino, il vero ed unico nome che il popolo
riconosce e, a suo modo, la nuda verità su chi lo porta. Il contranome è una
vera e propria opera d’arte, una summa di poesia, una raro e limpido esempio di
pregnanza ficcante e sagace, che va diretta al dunque e rende unico ed
inconfondibile chi lo porta.
Il contranome per eccellenza nasce da osservazioni acute e
pungenti sulle caratteristiche fisiche della persona, ma non si ferma alla
banalità obesa di un “‘o chiattone”, lo trasforma con una pennellata in “‘a
muntagna”, lo trasfigura in un “‘o bufalo” o lo immortala in un definitivo
“panza ‘e vacca”. E di lui, ne vogliamo parlare? Lui ha una cicatrice
abbastanza vistosa in fronte, ricordo giovanile di una bottigliata ricevuta
durante un derby disputato col palazzo di fronte a Piazza del Plebiscito, ma
chi lo conosce non si accontenta del troppo telefonato “‘o sfregiato”,
arrivando a coniare “‘o ‘ntaccato”e perfino “‘a zip”, con un fenomenale
riferimento ad una chiusura lampo in zona temporale.
A volte il contranome assume una valenza proto-futurista e
tenta di fermare il tempo e lo spazio in una sola espressione, dipingendo in
essa come in un quadro le sembianze del malcapitato. Pensate allora ad un uomo
dalla camminata claudicante, e lo riconoscerete in un mirabile “punto e
virgola”, ad un individuo noto per il suo vestiario bohémienne, eternato in un
esplicito “pezzacculo”, ad un giovane dal labbro possente, dipinto con il
diretto “musso ‘e puorco” e ad un anziano dalle orecchie prominenti,
fotografato in un fantasioso “recchia a provola”.
Infinite sono le immagini utilizzate per dileggiare chi non
brilla per intuito o sagacia. Ecco allora proliferare i vari “Piscione”,
“Baccalà” e “Bacchettone”, fino a spingersi a sottilissime metafore quali
“Bullone” per indicare uno svitato e “Balcone”, per catalogare uno che non c’è tanto
in tema di materia grigia, senza contare i “Pisciaturo” e “Pesce in burro” , il
cui uso può divenire multiforme.
Passando al sesso femminile, di solito si tende a
sottolineare la poca piacenza di una donna con dei “Brigibbardò” e dei
“Liztailòr”, mentre non mancano riferimenti al proprio stato civile, che spesso
si riferiscono ad avvenimenti ormai lontanissimi nel tempo. Ecco allora
spuntare i vari “Sposi” e “Spose”, anche a 35 anni dal matrimonio, mentre non
di rado diventa “Dottore” o “Poeta” chiunque ostenti un minimo di istruzione
Arrendetevi dunque, potrete cercare di imporre il vostro
nome reale o d’arte a chiunque, ma nessuno potrà salvarvi dal nome che vi
cuciranno addosso gli altri. Attenzione, però: se dovessero chiamarvi “Pascià”
o “Raubbova”, non gasatevi troppo: non scordate che siamo a Napoli,
verosimilmente vi staranno prendendo per il deretano…..
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mercoledì 23 ottobre 2013
Game Over
Quanti di voi hanno giocato perlomeno una volta nella vita ad Out Run, qualunque ne fosse la versione? Ecco, siete in tantissimi. E quanti fra voi, ogni santissimo giorno, sono costretti a muoversi con la macchina e passare ore intere bloccati da qualche parte per percorrere si e no trecento metri? Praticamente tutti quelli che hanno la patente e tutti quelli che fanno i semplici passeggeri. Bene, vi starete chiedendo allora a cosa serviva sapere se avevate mai giocato ad Out Run. Ecco, se proprio quel gioco vi è piacituo tanto, abbiamo noi un'idea strepitosa. Trasferire tutto a Napoli, ma in chiave non criminalesca. Insomma, invece di compiere azioni criminali, avrete altri problemi da risolvere, tipo portare a zia Cecella che sta a Ponticelli, gli ingredienti per fare il casatiello prima che si scriscita. La difficoltà sta nel fatto che voi partite da Coroglio. In pratica lo scopo del gioco sarà compiere una "coast-to-coast" in salsa partenopea entro un preciso limite di tempo, con la macchina. Il livello "beginner" vi servirà soprattutto per fare pratica, si tratterà di superare piccole prove, giusto per prendere la mano alla guida in stile napoletano. Ad esempio, la vostra prima missione sarà arrivare sotto casa dell'amata Tittinella, a Piazza Cavour, in tempo per l'appuntamento, ma passando prima per il fiorario amico vostro che sta a Santa Teresa, il tutto partendo da Salvator Rosa ed in dieci minuti contati. Una volta raggiunti gli obbiettivi fissati, potrete salire al livello. E così, in un turbine di difficoltà sempre crescenti, vi troverete a scorrazzare per via Manzoni, cercando di non essere inghiottiti dalle sorprendenti voragini a sorpresa, che potranno catapultarvi direttamente in Nuova Zelanda. Oppure sarete costretti a forzare il sorpasso della carcassa di un pullman rottosi vent'anni fa nel bel mezzo di via Ponti Rossi, o ancora dovrete dribblare furentemente orde di motorini rombanti per i vicoli dei Quartieri Spagnoli e scansare madri che si avventano ad attraversare la strada buttando i passeggini per primi sulla carreggiata. Ai livelli più estremi del videogioco, dovrete recarvi a casa del cugino Sasillo, residente in zona ZTL, per cambiare auto e risparmiare tragitto passando laddove ai comuni mortali è vietato, oppure farvi prestare il taxi dal vostro amico Lello per volare lungole corsie preferenziali senza che gli inflessibili vigili napoletani vi blocchino. Ma il livello del quale andiamo maggiormente fieri, è quello "sci-fi", per il quale tutti gli amanti della fantascienza proveranno una spasmodica attrazione. Potrete infatti unire i due capi più lontani della città in un modo assolutamente avveniristico, un qualcosa che da queste parti è una confusa proiezione verso il futuro dei nostri più arditi sogni: il trasporto intermodale! Lanciatevi con noi in qusta straordinaria avventura, e potrete provare l'ebrezza (solo virtuale, ahimè) di prendere la Cumana in orario, lasciando la macchina nel parcheggio dello stadio, per poi a Montesanto prendere la funicolare, uscire a Piazza Fuga, prendere la metropolitana collinare e scendere a Chiaiano dove Peppe 'o chianchiere attende disperato che gli portiate in tempo le chiavi del negozio...il tutto in un tempo stimato inferiore ai quarantinque minuti. E per vincere la corona di campione assoluto, potrete anche arrisicarvi a percorrere la via del ritorno, al termine della quale, e qui i fan della fantascienza raggiungeranno il nirvana, troverete la vostra auto ancora là, intonsa come se non fosse mai uscita dalla concessionaria e soprattutto senza che un parcheggiatore vi venga incontro dicendo "Dottò, ve l'aggio guardata pe tutta 'a jurnata, facimmo 'na cosa a piacere?". Secondo noi, potrebbe diventare davvero un grande successo. Certo, nella patria del pezzottamento avremmo non poche difficoltà a smerciarlo legalmente e, pure se volessimo commerciarlo per il download, vi organizzereste di sicuro per procurarvelo gratìs. Facciamo così: amesso che un giorno lo si riesca a produrre, ve lo vendiamo noi direttamente. Il prezzo? Che v'amma dicere, abbiamo programmato tutto sto tempo, faccimo 'na cosa a piacere?
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lunedì 23 settembre 2013
Save Berlusca
Diciamocelo: non se ne può più. Tutto sto parlare della decadenza di Berlusconi, ci ha un po' rotto.
A nessuno italiano interessa la decadenza di Berlusconi da senatore. L'importante e' che Zio Silvio resti con noi perché, in fondo, ne abbiamo bisogno. Ci serve. Adoriamo parlarne. Che si tratti di denigrare od idolatrare non è veramente importante.
Per noi è una droga. Gli italiani che votano Berlusconi sono più numerosi di quelli che fumano Cannabis, più di quelli che vanno a Messa la domenica e praticamente pari a coloro che frequentano le prostitute (ma ovviamente si tratta di una coincidenza). Ma vi immaginate come sarebbe l'Italia con le chiese chiuse, senza meretricio e punkabbestia?
Finiremmo come il Giappone? A mangiare roba cruda e guardare il porno censurato.
La modica quantità per uso personale deve valere anche per Silvio. Ogni italiano, deve poter usufruire di un quantitativo minimo di Berlusconi per uso privato. Un seno scoperto il venerdì sera, un partita del Milan il sabato, e iastemma libera alla Santanché.
Avete pensato alla triste fine di tutti i dipendenti e tirapiedi del caro leader?
E non si tratta solo dei poveri lavoratori di Mediolanum, Mondadori o di qualche società off-shore. C'è una schiera di YesMan, ma anche SitDownMan e BringBackTheStickMan, che hanno passato vent'anni arrangiando professioni svariate da giornalisti a veline, ed ora si troverebbero nella triste evenienza di doversi comprare da soli.
E che dire dei MaybeMan della sedicente sinistra che, sconvolti dall'evenienza, cederebbero al loro irrefrenabile bisogno di indulgere nell'unica attività in cui hanno cercato di surclassare Berlusconi: sfornare slogan ancora più improbabili.
Vi immaginate le città tappezzate di manifesti con "Giusto adesso Cambiandolo!"?
E guardate che i cinque stelle, in assenza di Silvio, votano in parlamento l'abolizione del traffico aereo (onde evitare le scie chimiche) il bando del sapone (pulizia garantita da un palla di plastica che spara infrarossi, inserita nell'ano) ed il carcere per chi si spruzza di Autan (per proteggere l'ecosistema).
Ma non è solo lavoro, Berlu si è preso cura di tutti noi, ci ha fornito direttamente dei gusti da avere, delle mode da seguire e delle idee da abbracciare appassionatamente, sublimando quel bisogno recondito che affonda le sue radici nel ventennio fascista e che condiziona il modus vivendi di ogni italiano: la necessità di non pensare, a qualunque costo. Sua emittenza in sostanza non è solo il nostro "masto", è letteralmente il nostro padrone.
A questo punto qualcuno che tira in ballo l'Europa c'è sempre. Come se ce ne fosse mai fregato qualcosa dell'opinione dei crucchi. E poi i più grandi fan di Berlusconi sono gli altri capi di Stato. Per loro Berlusconi è un po' come la star di una soap-opera latina anni '90 per una massaia molto impegnata. La storia poco credibile di un personaggio dalla morale discutibile, piena di colpi di scena surreali. Ma in qualche modo malato la massaia vuole sempre un'altra puntata, deve sapere come andrà a finire, come farà il protagonista ad uscirne anche questa volta più o meno pulito.
Vogliamo forse diventare un paese di sinistra bacchettone come gli Stati Uniti, dove ci si scandalizza per un mezzo watergate ed una ragazzina un po' più precoce delle altre?
Cari amici della Giunta e Senatori, diciamocelo, questa burbera Legge, cosa ha mai fatto per voi?
Si tratta di una donnetta volubile capace solo di dire NO? Volete essere ricordati come quelli sanno solo dire NO? In che modo vi ha aiutato questa signora Legge in tutti questi anni.
Poco, molto poco. Riconoscetelo. Invece il Caro Leader lui vi ha aiutato e se non lo ha fatto ancora, lo farà presto. Chiedete in giro, magari a De Gregorio.
Basta solo che abbandoniate la vecchia politica del NO per abbracciare la nuova politica del SI. Anzi dello YES, che è Inglese, quindi giovane, nuovo fico, cioè Cool. Da bravi, ora tutti insieme, Yes, SitDown and ShutUp.
http://www.youtube.com/watch?v=FXP4uAxwFTg
A nessuno italiano interessa la decadenza di Berlusconi da senatore. L'importante e' che Zio Silvio resti con noi perché, in fondo, ne abbiamo bisogno. Ci serve. Adoriamo parlarne. Che si tratti di denigrare od idolatrare non è veramente importante.
Per noi è una droga. Gli italiani che votano Berlusconi sono più numerosi di quelli che fumano Cannabis, più di quelli che vanno a Messa la domenica e praticamente pari a coloro che frequentano le prostitute (ma ovviamente si tratta di una coincidenza). Ma vi immaginate come sarebbe l'Italia con le chiese chiuse, senza meretricio e punkabbestia?
Finiremmo come il Giappone? A mangiare roba cruda e guardare il porno censurato.
La modica quantità per uso personale deve valere anche per Silvio. Ogni italiano, deve poter usufruire di un quantitativo minimo di Berlusconi per uso privato. Un seno scoperto il venerdì sera, un partita del Milan il sabato, e iastemma libera alla Santanché.
Avete pensato alla triste fine di tutti i dipendenti e tirapiedi del caro leader?
E non si tratta solo dei poveri lavoratori di Mediolanum, Mondadori o di qualche società off-shore. C'è una schiera di YesMan, ma anche SitDownMan e BringBackTheStickMan, che hanno passato vent'anni arrangiando professioni svariate da giornalisti a veline, ed ora si troverebbero nella triste evenienza di doversi comprare da soli.
E che dire dei MaybeMan della sedicente sinistra che, sconvolti dall'evenienza, cederebbero al loro irrefrenabile bisogno di indulgere nell'unica attività in cui hanno cercato di surclassare Berlusconi: sfornare slogan ancora più improbabili.
Vi immaginate le città tappezzate di manifesti con "Giusto adesso Cambiandolo!"?
E guardate che i cinque stelle, in assenza di Silvio, votano in parlamento l'abolizione del traffico aereo (onde evitare le scie chimiche) il bando del sapone (pulizia garantita da un palla di plastica che spara infrarossi, inserita nell'ano) ed il carcere per chi si spruzza di Autan (per proteggere l'ecosistema).
Ma non è solo lavoro, Berlu si è preso cura di tutti noi, ci ha fornito direttamente dei gusti da avere, delle mode da seguire e delle idee da abbracciare appassionatamente, sublimando quel bisogno recondito che affonda le sue radici nel ventennio fascista e che condiziona il modus vivendi di ogni italiano: la necessità di non pensare, a qualunque costo. Sua emittenza in sostanza non è solo il nostro "masto", è letteralmente il nostro padrone.
A questo punto qualcuno che tira in ballo l'Europa c'è sempre. Come se ce ne fosse mai fregato qualcosa dell'opinione dei crucchi. E poi i più grandi fan di Berlusconi sono gli altri capi di Stato. Per loro Berlusconi è un po' come la star di una soap-opera latina anni '90 per una massaia molto impegnata. La storia poco credibile di un personaggio dalla morale discutibile, piena di colpi di scena surreali. Ma in qualche modo malato la massaia vuole sempre un'altra puntata, deve sapere come andrà a finire, come farà il protagonista ad uscirne anche questa volta più o meno pulito.
Vogliamo forse diventare un paese di sinistra bacchettone come gli Stati Uniti, dove ci si scandalizza per un mezzo watergate ed una ragazzina un po' più precoce delle altre?
Cari amici della Giunta e Senatori, diciamocelo, questa burbera Legge, cosa ha mai fatto per voi?
Si tratta di una donnetta volubile capace solo di dire NO? Volete essere ricordati come quelli sanno solo dire NO? In che modo vi ha aiutato questa signora Legge in tutti questi anni.
Poco, molto poco. Riconoscetelo. Invece il Caro Leader lui vi ha aiutato e se non lo ha fatto ancora, lo farà presto. Chiedete in giro, magari a De Gregorio.
Basta solo che abbandoniate la vecchia politica del NO per abbracciare la nuova politica del SI. Anzi dello YES, che è Inglese, quindi giovane, nuovo fico, cioè Cool. Da bravi, ora tutti insieme, Yes, SitDown and ShutUp.
http://www.youtube.com/watch?v=FXP4uAxwFTg
venerdì 19 luglio 2013
Corna 'e mugliera, so' corna overo!
Non è una semplice questione di tradimento. Qua a Napoli non contano le debolezze e i problemi di coppia, è solo una questione d’onore. Dare del cornuto a qualcuno, significa implicitamente dargli del “tradito” e questo, a Napoli, nun se po’ ffà! Il tradimento costituisce un’onta peggiore dell’arresto, della nomea di mariuolo e dell’essere incensurati. L’offesa è di carattere supremo e definitivo, un cornuto resta tale anche se lascia la cornificatrice e l'onta va lavata col sangue, Mario Merola docet, come nelle più famose sceneggiate, in cui il triangolo “isso, essa e ‘o malamente” costituisce la trama stessa. Struggenti lamenti neomelodici associati a inginocchiamenti e lacrime sono un must per chi implora perdono; sguardo arcigno, petto in fuori e rivoltella nella giacchetta contraddistinguono i cantori traditi. D’altra parte, va detto, il tradimento a Napoli ha una sua connotazione sociale legata essenzialmente alla famiglia ed al buon nome che porta, che va difeso presso i più importanti centri di
caperaggio del capoluogo. Immaginate la situazione seguente: lui ha 16 anni, fa
la seconda media e arrotonda portando le pizze a domicilio il sabato sera. Lei
di anni ne ha 15 e sulla sua prima carta d’identità ha già fatto scrivere “casalinga”.
Lui la abborda a Mergellina fischiando e urlandole contro suoni gutturali, i
due si piacciono e si fidanzano. Dopo 25 minuti lei l’ha già portato a
conoscere ai suoi genitori, celebrando così il proverbiale “fidanzamento in
casa” e compromettendo definitivamente l’esistenza di due nuclei familiari fino
alla settima generazione. Dopo 3 giorni, lui si presenta alle due di notte a
casa per farle la serenata, accompagnato dal cugino di un amico, che fa il
pianobar a Varcaturo, dopo 7 giorni e 450 km percorsi col motorino per portare
le pizze e raccogliere mance, e dopo aver scassinato il salvadanaio della
sorella piccola, lui le regala un anello di fidanzamento, al decimo giorno le
famiglie si sono conosciute, sono diventate amiche ed hanno fittato un bilocale
a Baia Murena per passare le vacanze assieme. Il 15esimo giorno si organizza un
pranzo familiare in un ristorante in un posto a scelta tra le pendici del
Vesuvio ed il lungomare di Licola, in cui il giovane sfoggerà i suoi nuovi
calzoni con piega a mezza tibia e cavallo modello pannolone. Praticamente, un
idillio. Fino però al 21esimo giorno. Quel giorno, lei ha la febbre e lui è
inconsolabilmente solo a casa sua ad ascoltare musica con il cellulare con lo
sguardo perso nel buio, quando all’improvviso viene chiamato al telefono dal
cugino Cenzino, quello che ha la macchina 50, che lo invita ad
accompagnarlo ad una festa in cui un suo compagno di scuola (terza media al
massino), sta festeggiando i 18 anni. L’improvvido giovine accetta e,
galeotta la versione rattusa del gioco della bottiglia, si insapona una delle
presenti. A quel punto lui, da ommo sicuro quale è, non si pone alcun problema,
MA……….alla festa era presente la cognata della parrucchiera che esercita per le case e
frequenta il palazzo dove vive la cugina della ragazza dello zio più giovane di
lei la quale, tempo massimo 40 minuti, sarà informata di quanto avvenuto. A
quel punto, tra anelli di brillanti buttati dalla finestra, lui che la implora
di scendere in piena notte e poi è costretto a fuggire sgommando col motorino
dal suocero inferocito che è sceso con una mazza, il padre di lui che a sua
volta corre in soccorso del figlio fedifrago con due mazze e il cognato
pregiudicato al seguito per spaventare l’avversario, la battaglia è bella che
servita. A fare la differenza ed a far pendere la bilancia verso la
riconciliazione o la mattanza, saranno velenosissimi post su face book,
informazioni ingiuriose sui rivali fornite ai guardaporte più in vista ed sms
letti in diretta ad un programma di dediche musicali che va in onda ogni
martedì sera su Carditello RadioTV. Alla luce di quanto detto, si capirà
facilmente quanto un tradimento sia foriero di drammi epocali a Napoli più che
in ogni altro luogo del globo terracqueo e comunque, statene certi, che la
battaglia avrà un vincitore finale, chiunque esso sia. Anche perché,
altrimenti, la casa a Baia Murena, chi ‘a pava?
Volendo fare un rapido excursus, va detto che il tradimento a Napoli non
riguarda solo la sfera amorosa, ma anche la città. Ecco così il dileggio nei
confronti di emigranti o presunti tali che dichiarano che “non tornerebbero mai
a Napoli”, o che sfoggiano un marcato accento romano dopo una gita parrocchiale
di mezza giornata a S. Pietro. Ma non solo: il tradimento è anche quello che
viene compiuto nei confronti dalla squadra del Napoli. Anzi, se possibile,
quello è anche peggio ed investe non solo i tifosi, ma anche i calciatori. Se
anche voi avete mandato una corona di fiori al vostro vicino interista dopo un
3-0, allora potete capirmi. Quante mazzate sono volate nel campetto
dell’oratorio per difendere l’onore del ciuccio dalle infamie di una coppia di
milanisti? E quante telefonate di dileggio avete fatto a casa di un amico
juventino dopo ogni vittoria. E quante altre volte vi siete dati alla macchia
dopo una cocente sconfitta? Il tradimento non si perdona, neanche quello dei
giocatori. Certo, se Maradona fu costretto ad andarsene con una mano davanti e
l’altra dietro, una certa comprensione si ebbe anche nei confronti di chi
abbandonò una barca che stava affondando in serie B e C negli anni successivi,
ma oggi no! Oggi, col Napoli in lotta per quella cosa tricolore che non si
nomina per scaramanzia, il tradimento non si perdona! E così, ecco che
Quagliarella, punta spuntata di pochi anni fa, già eletto idolo assoluto della
tifoseria e ritratto in quadri, statuine e stampe di ogni genere, è stato
subito sostituito nelle stesse da pecette nere, wc e croci attaccati sulla sua
faccia, fino a vedere il suo ritratto adornare il bagno di una nota
pizzeria in zona collinare. E il più recente Cavani? Per quanto il suo
tradimento sia stato minore (è andato a giocare in una società straniera e non
con gli odiati rivali della Juve), non è stato comunque gradito. Tuttavia, pur
non diventando ornamento per sanitari, è finito più o meno così:
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