venerdì 29 novembre 2013

La fuitina di Natale


Cari Napoletani,
Sono Babbo Natale, Santa Claus o come preferite chiamarmi. Questa volta la lettera ve la scrivo prima io, giusto per mettere le mani avanti, visto che vi siete rubati anche l'albero di Natale della Galleria Umberto.
Ma che ci volevate fare con un pino di 8 metri? Avete messo su una fabbrica abusiva di Arbre Magique nei quartieri? Oppure avete preso Godzilla e vi serviva un palicco perché gli era rimasto un motorino tra i denti?
E poi come avete fatto a fregarlo? Possibile che nessuno si sia accorto di niente? Spiegatemi se è plausibile che in una delle zone più frequentate di Napoli, per di più di domenica sera, nessuno abbia visto delle persone vagare per il centro storico con un albero di 8 metri a tracolla. Alle volte, mi viene da pensare che quelle dicerie sull'omertà non siano vere, e voi veramente non vi accorgete di quello che vi succede attorno.
In realtà, io temo che abbiate solo molta voglia di sfottere, per cui, prima che si rompano le giarretelle, vediamo di chiarire alcune cose.
Lo so che voi la sera del 24 siete ciucchi di Falanghina e Limoncello e vi aggirate come spettri alticci per le strade, ma io la sera della Vigilia lavoro, e sono stufo di strigliare la renna con l'acqua ragia per cancellare la scritta in azzurro "Forza Napoli!" Sono renne non ciucci. Ma non le vedete le corna?
Poi mi si deprimono. L'anno scorso Rudolph mi è costato un patrimonio in analisi.
Un'altra cosa. E spero per l'ultima volta. Quelle centinaia di giganteschi sacchi che porto sulla slitta sono regali. RE-GA-LI. Non sono eco-balle! Quindi smettetela di tempestarmi di sanpietrini quando attero nel vostro paese. Non voglio metterci nessuna discarica. Giuro. Non li vedete i film americani natalizi? Io sono il ciccione vestito di rosso, vi sembra che assomigli a Gigino?
Per fortuna che la slitta non ha le ruote e non devo preoccuparmi che me le possiate fregare lasciandomi a piedi al casello di Caserta.
Quasi dimenticavo. Grazie per il pensiero dei biscotti sul tavolo. Ma io ho 1600 anni, secondo voi ce li ho i denti per masticare quei dannati Roccocò? 'O struffolo ancora ancora, ma almeno non lasciatemelo sereticcio, sennò si azzecca alla dentiera e buonanotte.

Beh, allora a presto e Buon Natale (si spera)
Santa

P.S. : Se anche quest'anno me ne combinate una delle vostre vi garantisco che esaudisco il regalo del vecchio di Fukushima, "Non ce l'avresti un posto tranquillo, dove la gente si fa i fatti suoi, per stoccarci tutte le scorie?" 

giovedì 7 novembre 2013

Nome e contranome


Il nome è un marchio, è ciò che contraddistingue un individuo, la sua persona, a volte la stirpe di appartenenza e perfino il suo status civile e sociale. Se vogliamo, quindi, il nome è un marchio che viene imposto dal contesto familiare al nascituro e ne condiziona inevitabilmente l’essere, ma non è detto che lo rispecchi. Chi non ama o non accetta il suo nome, se ne sceglie un altro, il “nome d’arte”, che a volte è un semplice diminutivo od un nome affine che sostituisca nel 90% dei casi la “Zopponta”, ossia il nome del nonno o della nonna che viene imposto in ossequio ad una forma di rispetto tanto desueta quanto fondamentalmente incomprensibile. Ecco allora spuntare dei melodiosi Assia o Sissy in sostituzione del meno musicale Assunta, oppure degli impropri Lello in luogo di Catello e degli azzardati Melania in luogo di Carmela. Ma nemmeno i nomi autoimposti alla fine rispecchiano per bene chi li porta. A Napoli, si sa, piace dire le cose in modo papale, perciò ognuno o quasi porta con sé un altro nome, che è quello che la gente impone ed è l’unico che rispecchia la verità, ossia ‘o contranome. Riferito alla professione, ad un difetto di pronuncia o ad un tic particolare, il contranome è meglio della carta d’identità per il cittadino, il vero ed unico nome che il popolo riconosce e, a suo modo, la nuda verità su chi lo porta. Il contranome è una vera e propria opera d’arte, una summa di poesia, una raro e limpido esempio di pregnanza ficcante e sagace, che va diretta al dunque e rende unico ed inconfondibile chi lo porta.

Il contranome per eccellenza nasce da osservazioni acute e pungenti sulle caratteristiche fisiche della persona, ma non si ferma alla banalità obesa di un “‘o chiattone”, lo trasforma con una pennellata in “‘a muntagna”, lo trasfigura in un “‘o bufalo” o lo immortala in un definitivo “panza ‘e vacca”. E di lui, ne vogliamo parlare? Lui ha una cicatrice abbastanza vistosa in fronte, ricordo giovanile di una bottigliata ricevuta durante un derby disputato col palazzo di fronte a Piazza del Plebiscito, ma chi lo conosce non si accontenta del troppo telefonato “‘o sfregiato”, arrivando a coniare “‘o ‘ntaccato”e perfino “‘a zip”, con un fenomenale riferimento ad una chiusura lampo in zona temporale.

A volte il contranome assume una valenza proto-futurista e tenta di fermare il tempo e lo spazio in una sola espressione, dipingendo in essa come in un quadro le sembianze del malcapitato. Pensate allora ad un uomo dalla camminata claudicante, e lo riconoscerete in un mirabile “punto e virgola”, ad un individuo noto per il suo vestiario bohémienne, eternato in un esplicito “pezzacculo”, ad un giovane dal labbro possente, dipinto con il diretto “musso ‘e puorco” e ad un anziano dalle orecchie prominenti, fotografato in un fantasioso “recchia a provola”.

Infinite sono le immagini utilizzate per dileggiare chi non brilla per intuito o sagacia. Ecco allora proliferare i vari “Piscione”, “Baccalà” e “Bacchettone”, fino a spingersi a sottilissime metafore quali “Bullone” per indicare uno svitato e “Balcone”, per catalogare uno che non c’è tanto in tema di materia grigia, senza contare i “Pisciaturo” e “Pesce in burro” , il cui uso può divenire multiforme. 

Passando al sesso femminile, di solito si tende a sottolineare la poca piacenza di una donna con dei “Brigibbardò” e dei “Liztailòr”, mentre non mancano riferimenti al proprio stato civile, che spesso si riferiscono ad avvenimenti ormai lontanissimi nel tempo. Ecco allora spuntare i vari “Sposi” e “Spose”, anche a 35 anni dal matrimonio, mentre non di rado diventa “Dottore” o “Poeta” chiunque ostenti un minimo di istruzione

Arrendetevi dunque, potrete cercare di imporre il vostro nome reale o d’arte a chiunque, ma nessuno potrà salvarvi dal nome che vi cuciranno addosso gli altri. Attenzione, però: se dovessero chiamarvi “Pascià” o “Raubbova”, non gasatevi troppo: non scordate che siamo a Napoli, verosimilmente vi staranno prendendo per il deretano…..

mercoledì 23 ottobre 2013

Game Over

Quanti di voi hanno giocato perlomeno una volta nella vita ad Out Run, qualunque ne fosse la versione? Ecco, siete in tantissimi. E quanti fra voi, ogni santissimo giorno, sono costretti a muoversi con la macchina e passare ore intere bloccati da qualche parte per percorrere si e no trecento metri? Praticamente tutti quelli che hanno la patente e tutti quelli che fanno i semplici passeggeri. Bene, vi starete chiedendo allora a cosa serviva sapere se avevate mai giocato ad Out Run. Ecco, se proprio quel gioco vi è piacituo tanto, abbiamo noi un'idea strepitosa. Trasferire tutto a Napoli, ma in chiave non criminalesca. Insomma, invece di compiere azioni criminali, avrete altri problemi da risolvere, tipo portare a zia Cecella che sta a Ponticelli, gli ingredienti per fare il casatiello prima che si scriscita. La difficoltà sta nel fatto che voi partite da Coroglio. In pratica lo scopo del gioco sarà compiere una "coast-to-coast" in salsa partenopea entro un preciso limite di tempo, con la macchina. Il livello "beginner" vi servirà soprattutto per fare pratica, si tratterà di superare piccole prove, giusto per prendere la mano alla guida in stile napoletano. Ad esempio, la vostra prima missione sarà arrivare sotto casa dell'amata Tittinella, a Piazza Cavour, in tempo per l'appuntamento, ma passando prima per il fiorario amico vostro che sta a Santa Teresa, il tutto partendo da Salvator Rosa ed in dieci minuti contati. Una volta raggiunti gli obbiettivi fissati, potrete salire al livello. E così, in un turbine di difficoltà sempre crescenti, vi troverete a scorrazzare per via Manzoni, cercando di non essere inghiottiti dalle sorprendenti voragini a sorpresa, che potranno catapultarvi direttamente in Nuova Zelanda. Oppure sarete costretti a forzare il sorpasso della carcassa di un pullman rottosi vent'anni fa nel bel mezzo di via Ponti Rossi, o ancora dovrete dribblare furentemente orde di motorini rombanti per i vicoli dei Quartieri Spagnoli e scansare madri che si avventano ad attraversare la strada buttando i passeggini per primi sulla carreggiata. Ai livelli più estremi del videogioco, dovrete recarvi a casa del cugino Sasillo, residente in zona ZTL, per cambiare auto e risparmiare tragitto passando laddove ai comuni mortali è vietato, oppure farvi prestare il taxi dal vostro amico Lello per volare lungole corsie preferenziali senza che gli inflessibili vigili napoletani vi blocchino. Ma il livello del quale  andiamo maggiormente fieri, è quello "sci-fi", per il quale tutti gli amanti della fantascienza proveranno una spasmodica attrazione. Potrete infatti unire i due capi più lontani della città in un modo assolutamente avveniristico, un qualcosa che da queste parti è una confusa proiezione verso il futuro dei nostri più arditi sogni: il trasporto intermodale! Lanciatevi con noi in qusta straordinaria avventura, e potrete provare l'ebrezza (solo virtuale, ahimè) di prendere la Cumana in orario, lasciando la macchina nel parcheggio dello stadio, per poi a Montesanto prendere la funicolare, uscire a Piazza Fuga, prendere la metropolitana collinare e scendere a Chiaiano dove Peppe 'o chianchiere attende disperato che gli portiate in tempo le chiavi del negozio...il tutto in un tempo stimato inferiore ai quarantinque minuti. E per vincere la corona di campione assoluto, potrete anche arrisicarvi a percorrere la via del ritorno, al termine della quale, e qui i fan della fantascienza raggiungeranno il nirvana, troverete la vostra auto ancora là, intonsa come se non fosse mai uscita dalla concessionaria e soprattutto senza che un parcheggiatore vi venga incontro dicendo "Dottò, ve l'aggio guardata pe tutta 'a jurnata, facimmo 'na cosa a piacere?". Secondo noi, potrebbe diventare davvero un grande successo. Certo, nella patria del pezzottamento avremmo non poche difficoltà a smerciarlo legalmente e, pure se volessimo commerciarlo per il download, vi organizzereste di sicuro per procurarvelo gratìs. Facciamo così: amesso che un giorno lo si riesca a produrre, ve lo vendiamo noi direttamente. Il prezzo? Che v'amma dicere, abbiamo programmato tutto sto tempo, faccimo 'na cosa a piacere?

lunedì 23 settembre 2013

Save Berlusca

Diciamocelo: non se ne può più. Tutto sto parlare della decadenza di Berlusconi, ci ha un po' rotto.
A nessuno italiano interessa la decadenza di Berlusconi da senatore. L'importante e' che Zio Silvio resti con noi perché, in fondo, ne abbiamo bisogno. Ci serve. Adoriamo parlarne. Che si tratti di denigrare od idolatrare non è veramente importante.

Per noi è una droga. Gli italiani che votano Berlusconi sono più numerosi di quelli che fumano Cannabis, più di quelli che vanno a Messa la domenica e praticamente pari a coloro che frequentano le prostitute (ma ovviamente si tratta di una coincidenza). Ma vi immaginate come sarebbe l'Italia con le chiese chiuse, senza meretricio e punkabbestia?
Finiremmo come il Giappone? A mangiare roba cruda e guardare il porno censurato.
La modica quantità per uso personale deve valere anche per Silvio. Ogni italiano, deve poter usufruire di un quantitativo minimo di Berlusconi per uso privato. Un seno scoperto il venerdì sera, un partita del Milan il sabato, e iastemma libera alla Santanché.
Avete pensato alla triste fine di tutti i dipendenti e tirapiedi del caro leader?
E non si tratta solo dei poveri lavoratori di Mediolanum, Mondadori o di qualche società off-shore. C'è una schiera di YesMan, ma anche SitDownMan e BringBackTheStickMan, che hanno passato vent'anni arrangiando professioni svariate da giornalisti a veline, ed ora si troverebbero nella triste evenienza di doversi comprare da soli.
E che dire dei MaybeMan della sedicente sinistra che, sconvolti dall'evenienza, cederebbero al loro irrefrenabile bisogno di indulgere nell'unica attività in cui hanno cercato di surclassare Berlusconi: sfornare slogan ancora più improbabili.
Vi immaginate le città tappezzate di manifesti con "Giusto adesso Cambiandolo!"?
E guardate che i cinque stelle, in assenza di Silvio, votano in parlamento l'abolizione del traffico aereo (onde evitare le scie chimiche) il bando del sapone (pulizia garantita da un palla di plastica che spara infrarossi, inserita nell'ano) ed il carcere per chi si spruzza di Autan (per proteggere l'ecosistema).

Ma non è solo lavoro, Berlu si è preso cura di tutti noi, ci ha fornito direttamente dei gusti da avere, delle mode da seguire e delle idee da abbracciare appassionatamente, sublimando quel bisogno recondito che affonda le sue radici nel ventennio fascista e che condiziona il modus vivendi di ogni italiano: la necessità di non pensare, a qualunque costo. Sua emittenza in sostanza non è solo il nostro "masto", è letteralmente il nostro padrone.

A questo punto qualcuno che tira in ballo l'Europa c'è sempre. Come se ce ne fosse mai fregato qualcosa dell'opinione dei crucchi. E poi i più grandi fan di Berlusconi sono gli altri capi di Stato. Per loro Berlusconi è un po' come la star di una soap-opera latina anni '90 per una massaia molto impegnata. La storia poco credibile di un personaggio dalla morale discutibile,  piena di colpi di scena surreali. Ma in qualche modo malato la massaia vuole sempre un'altra puntata, deve sapere come andrà a finire, come farà il protagonista ad uscirne anche questa volta più o meno pulito.

Vogliamo forse diventare un paese di sinistra bacchettone come gli Stati Uniti, dove ci si scandalizza per un mezzo watergate ed una ragazzina un po' più precoce delle altre?
Cari amici della Giunta e Senatori, diciamocelo, questa burbera Legge, cosa ha mai fatto per voi?
Si tratta di una donnetta volubile capace solo di dire NO? Volete essere ricordati come quelli sanno solo dire NO? In che modo vi ha aiutato questa signora Legge in tutti questi anni.
Poco, molto poco. Riconoscetelo. Invece il Caro Leader lui vi ha aiutato e se non lo ha fatto ancora, lo farà presto. Chiedete in giro, magari a De Gregorio.
Basta solo che abbandoniate la vecchia politica del NO per abbracciare la nuova politica del SI. Anzi dello YES, che è Inglese, quindi giovane, nuovo fico, cioè Cool. Da bravi, ora tutti insieme, Yes, SitDown and ShutUp.

http://www.youtube.com/watch?v=FXP4uAxwFTg

venerdì 19 luglio 2013

Corna 'e mugliera, so' corna overo!

Non è una semplice questione di tradimento. Qua a Napoli non contano le debolezze e i problemi di coppia, è solo una questione d’onore. Dare del cornuto a qualcuno, significa implicitamente dargli del “tradito” e questo, a Napoli, nun se po’ ffà! Il tradimento costituisce un’onta peggiore dell’arresto, della nomea di mariuolo e dell’essere incensurati. L’offesa è di carattere supremo e definitivo, un cornuto resta tale anche se lascia la cornificatrice e l'onta va lavata col sangue, Mario Merola docet, come nelle più famose sceneggiate, in cui il triangolo “isso, essa e ‘o malamente” costituisce la trama stessa. Struggenti lamenti neomelodici associati a inginocchiamenti e lacrime sono un must per chi implora perdono; sguardo arcigno, petto in fuori e rivoltella nella giacchetta contraddistinguono i cantori traditi. D’altra parte, va detto, il tradimento a Napoli ha una sua connotazione sociale legata essenzialmente alla famiglia ed al buon nome che porta, che va difeso presso i più importanti centri di caperaggio del capoluogo. Immaginate la situazione seguente: lui ha 16 anni, fa la seconda media e arrotonda portando le pizze a domicilio il sabato sera. Lei di anni ne ha 15 e sulla sua prima carta d’identità ha già fatto scrivere “casalinga”. Lui la abborda a Mergellina fischiando e urlandole contro suoni gutturali, i due si piacciono e si fidanzano. Dopo 25 minuti lei l’ha già portato a conoscere ai suoi genitori, celebrando così il proverbiale “fidanzamento in casa” e compromettendo definitivamente l’esistenza di due nuclei familiari fino alla settima generazione. Dopo 3 giorni, lui si presenta alle due di notte a casa per farle la serenata, accompagnato dal cugino di un amico, che fa il pianobar a Varcaturo, dopo 7 giorni e 450 km percorsi col motorino per portare le pizze e raccogliere mance, e dopo aver scassinato il salvadanaio della sorella piccola, lui le regala un anello di fidanzamento, al decimo giorno le famiglie si sono conosciute, sono diventate amiche ed hanno fittato un bilocale a Baia Murena per passare le vacanze assieme. Il 15esimo giorno si organizza un pranzo familiare in un ristorante in un posto a scelta tra le pendici del Vesuvio ed il lungomare di Licola, in cui il giovane sfoggerà i suoi nuovi calzoni con piega a mezza tibia e cavallo modello pannolone. Praticamente, un idillio. Fino però al 21esimo giorno. Quel giorno, lei ha la febbre e lui è inconsolabilmente solo a casa sua ad ascoltare musica con il cellulare con lo sguardo perso nel buio, quando all’improvviso viene chiamato al telefono dal cugino Cenzino, quello che ha la macchina 50,  che lo invita ad accompagnarlo ad una festa in cui un suo compagno di scuola (terza media al massino), sta festeggiando i 18 anni. L’improvvido giovine accetta e, galeotta la versione rattusa del gioco della bottiglia, si insapona una delle presenti. A quel punto lui, da ommo sicuro quale è, non si pone alcun problema, MA……….alla festa era presente la cognata della parrucchiera che esercita per le case e frequenta il palazzo dove vive la cugina della ragazza dello zio più giovane di lei la quale, tempo massimo 40 minuti, sarà informata di quanto avvenuto. A quel punto, tra anelli di brillanti buttati dalla finestra, lui che la implora di scendere in piena notte e poi è costretto a fuggire sgommando col motorino dal suocero inferocito che è sceso con una mazza, il padre di lui che a sua volta corre in soccorso del figlio fedifrago con due mazze e il cognato pregiudicato al seguito per spaventare l’avversario, la battaglia è bella che servita. A fare la differenza ed a far pendere la bilancia verso la riconciliazione o la mattanza, saranno velenosissimi post su face book, informazioni ingiuriose sui rivali fornite ai guardaporte più in vista ed sms letti in diretta ad un programma di dediche musicali che va in onda ogni martedì sera su Carditello RadioTV. Alla luce di quanto detto, si capirà facilmente quanto un tradimento sia foriero di drammi epocali a Napoli più che in ogni altro luogo del globo terracqueo e comunque, statene certi, che la battaglia avrà un vincitore finale, chiunque esso sia. Anche perché, altrimenti, la casa a Baia Murena, chi ‘a pava?
Volendo fare un rapido excursus, va detto che il tradimento a Napoli non riguarda solo la sfera amorosa, ma anche la città. Ecco così il dileggio nei confronti di emigranti o presunti tali che dichiarano che “non tornerebbero mai a Napoli”, o che sfoggiano un marcato accento romano dopo una gita parrocchiale di mezza giornata a S. Pietro. Ma non solo: il tradimento è anche quello che viene compiuto nei confronti dalla squadra del Napoli. Anzi, se possibile, quello è anche peggio ed investe non solo i tifosi, ma anche i calciatori. Se anche voi avete mandato una corona di fiori al vostro vicino interista dopo un 3-0, allora potete capirmi. Quante mazzate sono volate nel campetto dell’oratorio per difendere l’onore del ciuccio dalle infamie di una coppia di milanisti? E quante telefonate di dileggio avete fatto a casa di un amico juventino dopo ogni vittoria. E quante altre volte vi siete dati alla macchia dopo una cocente sconfitta? Il tradimento non si perdona, neanche quello dei giocatori. Certo, se Maradona fu costretto ad andarsene con una mano davanti e l’altra dietro, una certa comprensione si ebbe anche nei confronti di chi abbandonò una barca che stava affondando in serie B e C negli anni successivi, ma oggi no! Oggi, col Napoli in lotta per quella cosa tricolore che non si nomina per scaramanzia, il tradimento non si perdona! E così, ecco che Quagliarella, punta spuntata di pochi anni fa, già eletto idolo assoluto della tifoseria e ritratto in quadri, statuine e stampe di ogni genere, è stato subito sostituito nelle stesse da pecette nere, wc e croci attaccati sulla sua faccia, fino a vedere il suo ritratto adornare il bagno di una nota pizzeria in zona collinare. E il più recente Cavani? Per quanto il suo tradimento sia stato minore (è andato a giocare in una società straniera e non con gli odiati rivali della Juve), non è stato comunque gradito. Tuttavia, pur non diventando ornamento per sanitari, è finito più o meno così:

lunedì 8 luglio 2013

Intervista per il mondo di suk


Abbiamo rilasciato un'intervista per il mondo di Suk. Praticando la nobilissima arte dello sparamento di pose. Qui il link originale.

Poteva capitare solo a Napoli...
di Mario Scarpa
Una città ostinata nel suo modo di vivere, continuamente in evoluzione e piena di impulsi di innovazione eppure sempre legata a una forte identità legata al passato. Napoli è teatro di innumerevoli contraddizioni e stereotipi, oggetto di infinite analisi sociologiche e riflessioni storiografiche, ma soprattutto è una città che sopravvive alle insidie peggiori della modernità senza banalizzarsi e cedere alle lusinghe del turismo mordi e fuggi. “Una città dalle pagine infinite” la definiscono Massimiliano Maletta e Francesco De Giorgi, autori di “Poteva capitare solo a Napoli” (Aliberti Editore, pagg. 135, euro 10), un’analisi ironica e ricca di acute osservazioni dei difetti tipici dell’universo partenopeo.
Il tono del libro è ispirato all’autoironia che contraddistingue i napoletani, per riflettere sui paradossi, le bizzarrie e i quotidiani saggi di improvvisazione del popolo partenopeo, sempre guidati da una costante esaltazione della fantasia come espressione di vitalità: il tirare a campare che diventa modus vivendi frutto di una continua rielaborazione e riadattamento alle esigenze del momento.
Dalla segnaletica stradale improbabile ai parcheggi avventurosi, dai cartelli promozionali scritti in un inglese improvvisato nei negozi del centro ai luoghi di culto dedicati a Maradona e Cavani: in città sono numerosi gli esempi di artigianato locale, attraverso il quale “l’estro è in grado di prendere così tanto il sopravvento che non ci si limita nemmeno a copiare le marche dei prodotti in vendita, ma le si trasforma in qualcosa di diverso, più facile da scrivere o da pronunciare”, scrivono gli autori nel libro. Napoli è anche quotidiano disagio, per chi si avventura nell’utilizzo di alcune linee dei mezzi pubblici o si trova bloccato con la propria macchina nel caos del traffico, magari a causa dell’ennesima manifestazione dei disoccupati organizzati.
E in città da anni furoreggiano i cantanti neomelodici, divi popolari come lo erano Mario Merola nei primi anni ’70 con la sua sceneggiata e Nino D’Angelo e Carmelo Zappulla nei primi anni ’80. Con il “tragico fenomeno neomelodico” si moltiplicano i video musicali, in alcuni casi veri e propri cortometraggi, ospitati da alcune televisioni locali e poi commentati in studio dallo stesso neomelodico, che riceve le telefonate del pubblico e si intrattiene con loro. Gli autori del libro descrivono con ironia i contenuti dei video e le tipologie di telefonate del pubblico, in particolare è da antologia il commento su un cantante che si esibisce in lacrime mentre mostra la foto del cane portatogli via dalla moglie divorziata.
“Poteva capitare solo a Napoli” è ricco di aneddoti, episodi curiosi, riflessioni mai banali sulla realtà popolare partenopea, quella che segna il carattere della città e ne delinea l’immagine iconografica, da cui scaturiscono gli stereotipi più abusati.
Gli autori scrivono nella premessa al libro: “Non vorremmo che ci rinfacciassero di aver descritto Napoli per quello che è oggi e non come il paradiso terrestre che potrebbe essere”. Insomma: piuttosto che ignorare la realtà è meglio raccontarla, con i suoi paradossi e le sue asprezze, ma con l’aiuto di un sorriso.



In homepage, la copertina

venerdì 7 giugno 2013

Luna Park

Come tutti o quasi saprete, ha chiuso per sempre pure Edenlandia. Forse per molti non sarà così, ma quel parco per oltre 50 anni è stato uno dei simboli dello svago della città di Napoli, il luogo preferito, almeno fino agli anni '80, per tutte le famiglie che portavano fuori la domenica mattina i propri pargoli a divertirsi. Certo, chi è stato Disneyland Paris ed ha provato le montagne russe di Indiana Jones, non avrà potuto che impallidire davanti ai cowboys mutilati dalla ruggine del vecchio west ed alla fanghiglia torbida e maleodorante in cui ristagnavano i tronchi.
Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che quando il parco fu costruito, ossia circa 50 anni fa, era una novità straordinaria, costruita secondo gli standard migliori (per l'epoca) e soprattutto all'avanguardia rispetto a gran parte d'Italia e d'Europa. Da oggi tutto questo non c'è più, ed una visione superficiale dei fatti, potrebbe lasciare spazio ad una sterile malinconia sui bei tempi andati e ad un senso di sconforto su tutto ciò che sta capitando alla periferia occidentale di Napoli. E invece no.
E' ora che qualcuno vi dica come stanno le cose, è ora che sappiate davvero quello che sta succedendo da trent'anni a Fuorigrotta e simili.
Dimenticate Eurodisney, Gardaland e qualunque parco di divertimento del secolo scorso. State da 6 lustri assistendo in diretta alla creazione del primo ed unico parco a tema 2.0 dell'intera Via Lattea! Lo Sferisterio bruciato, Edenlandia Chiusa, lo Zoo abbandonato, il palazzetto dello sport sono solo alcuni dei passi necessari al compimento del più grande progetto urbano che si ricordi: i Campi Flegrei a breve diventeranno il nuovo simbolo della città, uno straordinario parco a tema che con le sue mirabolanti attrazioni darà ai suoi visitatori il brivido di un'avventura da vivere in prima persona. Chi vorrà, potrà cimentarsi fin da subito nei più arditi giochi che si siano mai visti. Se vi prudono le mani nello Sferisterio vi attenderà un'eccitante incontro di wrestling con delle zoccole grandi come bisonti (mutandoni da lottatore non provvisti). Mentre per avventure acquatiche da far impallidire il capitano Nemo, il sottopasso dello stadio sarà il luogo da preferire. A metà tra rafting e canyoning, gli emuli di Magellano potranno sfidare gli impetuosi marosi vomitati dalle fogne a seguito di una ventina di minuti  di pioggerellina.
Il centro Commerciale Sanpaolo, dal canto suo, farà invece la gioia di tutti coloro che amano procacciarsi del cibo nei negozi abbandonati, possibilmente in american style, ossia mentre un maniaco armato di bazooka si aggira tra i relitti delle scaffalature.
E' stato difficile ed estremamente dispendioso preservare l'area dell'Italsider nel suo intonso stato di degrado; ma per gli amanti dei thriller pseudo-scientifico, il Comune non ha badato a spese, pur di mantenere in vita i cyborgs radioattivi fatti di spazzatura e scorie d'altoforno. Non temete, non ci siamo scordati dell'Edenlandia. Credete forse che sia stato il caso a far crescere amebe grosse come tacchini nelle acque dei tronchi? No di certo, e toccherà a voi sfidarle a singolar tenzone con affondi di scopettino. E non sperate in un aiuto dei cowboys del piano di sotto, che al più, se azionati, potrebbero saltare in aria uccidendovi.
Il piano di back-up (che suona meglio di fuga) si può avvalere di una macchina tozzi-tozzi. Liberate dai loro antiquati pantografi, queste diaboliche vetture potranno sfrecciare nello Zoo-Safari metropolitano dove, per gli appassionati della Natura, e' previsto un percorso in mezzo alle bestie feroci. Queste ultime, liberatisi dalle gabbie marcite dello zoo abbandonato, scorrazzeranno in allegria affamate da mesi di viveri "sereticci" ed "incazzimmite" da lustri di turpi sfottò dei partenopei.
Gli amanti del trasporto autonomo e salutista, potranno tentare la traversata Bagnoli-Mergellina sull'unica pista ciclabile ad ostacoli del pianeta. Paletti, interruzioni del percorso ed improvvise sparizioni del tracciato, che ricomparirà per magia in un'altra zona di Napoli (probabilmente con voi sopra), vi accompagneranno in un'avventura senza precedenti.
Visto il legame partenopeo con l'Aldilà, l'ultraterreno non poteva essere dimenticato. Gli occultisti potranno deliziarsi al Palazzetto dello sport, in una straordinaria partita fantasma nel campo di basket fantasma, osannati da spettatori fantasma con una palla; fantasma anche quella. I coraggiosissimi pronti a sfidare le tenebre nel lugubre Palazzetto, potranno assistere ad una vera e propria incarnazione di antichi spettri Pompeiani. Difatti, a Viale Giochi del Mediterraneo, con l'arrivo delle tenebre, compariranno delle aggraziate novelle Circi che attrarranno la clientela, pardon, gli ospiti del parco, coi loro languidi canti. 
I cuori teneri potranno optare per una sapida insaponata con la propria innamorata guardando il tramonto sul pontile. Il sogno di ogni amante, "insieme  per tutta la vita", si potrà realizzare facilmente con la sorniona complicità del picchetto della Nato, che vi sparerà addosso per sbaglio. Se all'eterno amore preferite l'avventura estiva, il classico falò sulla spiaggia sarà' garantito dalla Città della Scienza. Baldi giovani, volontari di un'associazione che preferisce l'anonimato, continueranno ad alimentare il fuoco con vari articoli passati in disuso, al pari della Scienza.
C'è solo da attendere, dunque, e non avrete bisogno di allontanarvi per vivere la più clamorosa avventura della Storia (Proponiamo metro-quest, il finto inglese ha quel suo non so che). Novelli Agnano Jones, siete pronti?