venerdì 7 giugno 2013

Luna Park

Come tutti o quasi saprete, ha chiuso per sempre pure Edenlandia. Forse per molti non sarà così, ma quel parco per oltre 50 anni è stato uno dei simboli dello svago della città di Napoli, il luogo preferito, almeno fino agli anni '80, per tutte le famiglie che portavano fuori la domenica mattina i propri pargoli a divertirsi. Certo, chi è stato Disneyland Paris ed ha provato le montagne russe di Indiana Jones, non avrà potuto che impallidire davanti ai cowboys mutilati dalla ruggine del vecchio west ed alla fanghiglia torbida e maleodorante in cui ristagnavano i tronchi.
Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che quando il parco fu costruito, ossia circa 50 anni fa, era una novità straordinaria, costruita secondo gli standard migliori (per l'epoca) e soprattutto all'avanguardia rispetto a gran parte d'Italia e d'Europa. Da oggi tutto questo non c'è più, ed una visione superficiale dei fatti, potrebbe lasciare spazio ad una sterile malinconia sui bei tempi andati e ad un senso di sconforto su tutto ciò che sta capitando alla periferia occidentale di Napoli. E invece no.
E' ora che qualcuno vi dica come stanno le cose, è ora che sappiate davvero quello che sta succedendo da trent'anni a Fuorigrotta e simili.
Dimenticate Eurodisney, Gardaland e qualunque parco di divertimento del secolo scorso. State da 6 lustri assistendo in diretta alla creazione del primo ed unico parco a tema 2.0 dell'intera Via Lattea! Lo Sferisterio bruciato, Edenlandia Chiusa, lo Zoo abbandonato, il palazzetto dello sport sono solo alcuni dei passi necessari al compimento del più grande progetto urbano che si ricordi: i Campi Flegrei a breve diventeranno il nuovo simbolo della città, uno straordinario parco a tema che con le sue mirabolanti attrazioni darà ai suoi visitatori il brivido di un'avventura da vivere in prima persona. Chi vorrà, potrà cimentarsi fin da subito nei più arditi giochi che si siano mai visti. Se vi prudono le mani nello Sferisterio vi attenderà un'eccitante incontro di wrestling con delle zoccole grandi come bisonti (mutandoni da lottatore non provvisti). Mentre per avventure acquatiche da far impallidire il capitano Nemo, il sottopasso dello stadio sarà il luogo da preferire. A metà tra rafting e canyoning, gli emuli di Magellano potranno sfidare gli impetuosi marosi vomitati dalle fogne a seguito di una ventina di minuti  di pioggerellina.
Il centro Commerciale Sanpaolo, dal canto suo, farà invece la gioia di tutti coloro che amano procacciarsi del cibo nei negozi abbandonati, possibilmente in american style, ossia mentre un maniaco armato di bazooka si aggira tra i relitti delle scaffalature.
E' stato difficile ed estremamente dispendioso preservare l'area dell'Italsider nel suo intonso stato di degrado; ma per gli amanti dei thriller pseudo-scientifico, il Comune non ha badato a spese, pur di mantenere in vita i cyborgs radioattivi fatti di spazzatura e scorie d'altoforno. Non temete, non ci siamo scordati dell'Edenlandia. Credete forse che sia stato il caso a far crescere amebe grosse come tacchini nelle acque dei tronchi? No di certo, e toccherà a voi sfidarle a singolar tenzone con affondi di scopettino. E non sperate in un aiuto dei cowboys del piano di sotto, che al più, se azionati, potrebbero saltare in aria uccidendovi.
Il piano di back-up (che suona meglio di fuga) si può avvalere di una macchina tozzi-tozzi. Liberate dai loro antiquati pantografi, queste diaboliche vetture potranno sfrecciare nello Zoo-Safari metropolitano dove, per gli appassionati della Natura, e' previsto un percorso in mezzo alle bestie feroci. Queste ultime, liberatisi dalle gabbie marcite dello zoo abbandonato, scorrazzeranno in allegria affamate da mesi di viveri "sereticci" ed "incazzimmite" da lustri di turpi sfottò dei partenopei.
Gli amanti del trasporto autonomo e salutista, potranno tentare la traversata Bagnoli-Mergellina sull'unica pista ciclabile ad ostacoli del pianeta. Paletti, interruzioni del percorso ed improvvise sparizioni del tracciato, che ricomparirà per magia in un'altra zona di Napoli (probabilmente con voi sopra), vi accompagneranno in un'avventura senza precedenti.
Visto il legame partenopeo con l'Aldilà, l'ultraterreno non poteva essere dimenticato. Gli occultisti potranno deliziarsi al Palazzetto dello sport, in una straordinaria partita fantasma nel campo di basket fantasma, osannati da spettatori fantasma con una palla; fantasma anche quella. I coraggiosissimi pronti a sfidare le tenebre nel lugubre Palazzetto, potranno assistere ad una vera e propria incarnazione di antichi spettri Pompeiani. Difatti, a Viale Giochi del Mediterraneo, con l'arrivo delle tenebre, compariranno delle aggraziate novelle Circi che attrarranno la clientela, pardon, gli ospiti del parco, coi loro languidi canti. 
I cuori teneri potranno optare per una sapida insaponata con la propria innamorata guardando il tramonto sul pontile. Il sogno di ogni amante, "insieme  per tutta la vita", si potrà realizzare facilmente con la sorniona complicità del picchetto della Nato, che vi sparerà addosso per sbaglio. Se all'eterno amore preferite l'avventura estiva, il classico falò sulla spiaggia sarà' garantito dalla Città della Scienza. Baldi giovani, volontari di un'associazione che preferisce l'anonimato, continueranno ad alimentare il fuoco con vari articoli passati in disuso, al pari della Scienza.
C'è solo da attendere, dunque, e non avrete bisogno di allontanarvi per vivere la più clamorosa avventura della Storia (Proponiamo metro-quest, il finto inglese ha quel suo non so che). Novelli Agnano Jones, siete pronti?


venerdì 24 maggio 2013

Un posto all'ombra

A Napoli tutto può mancare, ma non una soap opera. Diciamocelo: ci hanno provato in tutte le salse, ma solo "Un posto al sole", ambientata a casa nostra è riuscita a sopravvivere. La bigia e torinese "Centovetrine" rischia la sospensione ogni 15 giorni, la casareccia e comense "Vivere" è annegata nel lago e la siciliana "Agrodolce" ha fatto sugli spettatori lo stesso effetto di un'indigestione di arancini. Solo le storie ambientate all'ombra del Vesuvio continuano da 17 anni a raccogliere consensi tra i forzati dell'auditel. Storie eccitanti ambientate a Posillipo, tra panorami mozzafiato e case modello reggia di Caserta, con meccanici che riparano solo Aston Martin e corniciai che trattano esclusivamente platino cesellato. Diciamocelo: qualcosa non funziona. E non funziona a partire dal titolo. E' vero che Napoli è 'o paese d'o sole, ma è anche la patria dei vicoli e, chi ci è stato lo sa, nei vicoli il sole non ci entra nemmeno per sbaglio. Per questo, ci sentiamo di proporre una soap che sia veramente napoletana, fino al midollo. Per esserlo, ha bisogno di partire proprio dai vicoli, per questo la intitoleremo "Un posto all'ombra". Al posto delle ricche famiglie di imprenditori e dei giovani morti di fame che, Dio solo sa come, hanno ereditato quartini da 600 metri quadri a Posillipo, ci piazziamo la famiglia Scannapiecoro, guidata dalla matriarca donna Carmela, ex contrabbandiera di lungo corso che col suo lavoro ha consentito alla figlia Concetta di sposare Rosario, salumiere da tre generazioni, che gestisce la sua potechella con l'aiuto dei figli Ciro, Carmelina e Gennifer. La serenità del simpatico nucleo viene turbata dall'arrivo nel quartiere di don Aniello 'o verdummaro il quale, grazie a un gratta e vinci fortunato estorto ad una vecchia per un debito, ha potuto trasferirsi in città dalla ridente Sant'Antimo per aprire un coloniali. A questo punto, diciamocelo, tutti si aspetterebbero sanguinose battaglie per la conquista dell'ultimo cliente a colpi di sabotaggi, arditi investimenti e strategie sporche. E invece no, il casus belli, in una storia del genere, può solo essere Tatillo, il figlio di don Aniello, che si insapona Gennifer e la ingravida. E, si badi bene, non se la insapona in uno stanzone stile impero con vista panoramica su Castel dell'Ovo, ma a Viale Raffaello sul sedile posteriore della Fiat Uno dell'84 che il padre ha convertito al GPL due anni fa. A quel punto non ci sono quote societarie da spartirsi o affari spropositati da contendersi: l'unico obiettivo, fino a fine stagione televisiva, sarà organizzare il matrimonio riparatore sufficientemente in fretta da non far accorgere Susetta 'a purtiera dell'inopinata gravidanza, e dopo convincerla che il bambino è nato di sette mesi. Per raggiungere lo scopo, come in tutte le soap che si rispettino, ci sarà qualcuno che tramerà nell’ombra. Non si tratterà però di un franco tiratore del consiglio d’amministrazione che rivenderà al nemico il progetto del nuovo yacht da 500 miliardi di dollari, sarà molto più realisticamente zia Pasqualina, che organizzerà il controspionaggio a Susetta, spargendo la voce, dentro da Antimo ‘o parrucchiere, secondo cui il matrimonio era già stato programmato da tempo e solo la volontà di riservatezza degli sposi aveva impedito alla lieta novella di diffondersi. Come conciliare il concetto di riservatezza con la serenata pre-nozze, i manifesti per il quartiere e il servizio esclusivo su Pollena Televiscion pagato rivendendosi i pannoloni della nonna, non è oggetto di questo testo. I più attenti fra di voi, potranno obiettare che, una volta raggiunto lo scopo e nato il criaturo, la trama non potrà che esaurirsi con la prima serie, al massimo si può tirare avanti un paio di settimane col battesimo. E invece no! Come in tutte le soap che si rispettino, proprio quando tutto sembra volgere al meglio, arriva un evento catastrofico che rivoluziona gli equilibri. No, nessun naufragio della coppia felice sull’isola deserta e nessun aereo con a bordo l’erede al trono che scompare in Papuasia. Molto più semplicemente, da queste parti non esiste evento più catastrofico del tradimento. Allora, con la seconda serie, il buon Rosario verrà colto in flagranza cornificatrice dalla moglie mentre si intrattiene con Veruska, pingue matrona di stanza a Ponticelli, bielorussa di nazionalità e polacca di professione. A quel punto, nove mesi di puntate da 25 minuti saranno dedicate esclusivamente ai tentativi di ricomporre la coppia, passando per la festa di 18 anni di Carmelina, per Ciro che fallisce per la settima volta consecutiva l’esame di terza media e anche per Lello ‘o pisciavinnolo, che intesserà una fugace relazione con Concetta, ancora scossa dal tradimento subito. La chiusura sarà ovvia, con tanto di quadretto familiare felice e pranzo comunitario restauratore in una taverna vittoriana di Bacoli con vista mare, special guest Mimmo Taurino che canta un brano sulla famiglia. Una volta tornate al posto loro le cose, il morto deve scapparci per forza, almeno per dare la spinta alla terza serie. A tornare al creatore sarà don Ciro senior, papà di Rosario, che ci lascerà dopo 2 mesi di rianimazione a seguito di un’indigestione di impepata di cozze. La morte del patriarca comporterà il ritorno a Napoli di Titina, acida sorella di Rosario, che avanzerà pretese sulla poteca del fratello, sottraendogliela dopo avergli prestato ‘e sordi c’o ‘nteresse e aver neutralizzato il potere inciuciogeno di zia Pasqualina, riferendo a don Giacinto ‘o prevete che la congiunta ruba dal cestino delle offerte. Mille ulteriori peripezie porteranno alla riconquista della salumeria da parte di Rosario, che riotterrà le chiavi per grazia ricevuta, dopo un memorabile confronto con la sorella svoltosi durante la processione di Sant'Anna. Volendo, una bella idea per la quarta serie pure potrebbe uscirci, con tutto il cast impegnato a dissuadere Ninuccia, la fidanzata di Ciro, dall'iscriversi all'università, visto che la aspetta un comodo futuro da cassiera nella poteca dello gnoro, e con l'ingresso nella soap del perfido Totore, meccanico truccatore di motorini, che porterà sulla cattiva strada il giovane Tatillo. Ovviamente alla fine il bene trionferà sempre, anzi, trionferà in eterno, dato che abbiamo una coscienza ed eviteremo di proseguire oltre verso la quinta serie. "Un posto all'ombra" è bello, ma si dura troppo assaje, ce accire 'a salute!

giovedì 9 maggio 2013

Road to Pompeii


Molti di voi avranno saputo che il ministro per i beni culturali Massimo Bray, in visita privata presso gli scavi di Pompei, è incorso in quello che per un utente occasionale è un contrattempo, ma per un pendolare è il minimo che gli possa capitare: il blocco della Circumvesuviana. Chi conosce la storia, sa anche come il ministro, che sostiene di essere stato riconosciuto, sia riuscito a raggiungere gli scavi grazie ad un passaggio raccattato non si sa come. Ecco, questa notizia ha scatenato la solita ridda di lamentele dei pennivendoli critici, sempre pronti al dileggio del lodevole trasporto campano e di tutti i disagi che affrontano ogni giorno i viaggiatori. In realtà, provvisti di sana onestà intellettuale, possiamo provarvi che trattasi di buona notizia. 
Innanzitutto, esiste un ministero per i beni culturali in Italia, e c’è pure un ministro, che è cosa non da poco. Secondo, il ministro è stato riconosciuto addirittura da una viaggiatrice, il che e' paragonabile solo ad una apparizione mariana se solo pensate che il 99% di coloro che hanno letto “Massimo Bray”, avranno pensato “E chi cazz’è?” .
In ultimo, per i più pignoli, pensate alla più bella notizia nella notizia. E' vero che la Circumvesuviana ad un certo punto si è fermata, ma questo significa che prima camminava. Questa eventualità, ben più surreale del riconoscimento del ministro, e' effettivamente accaduta. 
Tutto il nostro rammarico va al povero ministro Bray che, ce ne rendiamo conto, non deve essersi avveduto di tutte le buone notizie alla sua portata. Pare sia sceso dal treno a Torre del Greco e sia arrivato a Pompei con l'auto-stop. Quale super-potere abbia messo in gioco per ottenere un passaggio contando sola sulla sua zazzera bianca mittel-europea, non e' dato sapere. Ma gli va riconosciuto l'ardimento d'aver fatto l'autostop a Torre del Greco e la fortuna d'essere arrivato in loco tutto d'un pezzo.
Ma l'ennesima buona notizia e' un'altra. Il lodevole Bray e' riuscito ad ottenere le scuse e, udite udite, una giustificazione dalla Circumvesuviana. Non proprio dal treno in persona ma dalla Direzione della stessa. Una vendetta per tutti i pendolari che hanno speso ore di accese, quanto inutili, discussioni chiedendo ai pochi controllori superstiti un banale "Perché?". Curiosità che veniva soddisfatta al più con una scrollata di spalle. Lasciando all'immaginazione degli odierni Willy Fogg, intenti a compiere il loro giro della provincia in meno di 180 minuti, figurare la comparsa di mostri danteschi ghiotti di traversine o l'esistenza di gallerie spiritose che si smaterializzano a sorpresa.
Invece la CIRCUM si e' scusata incolpando prosaici vandali, che avrebbero rotto dei finestrini a Sorrento. Un po' deludente, riconosciamolo. E no. Non ci chiederemo come si possa per un finestrino rotto di un treno fermarne un altro che i finestrini ce li ha sani (noi credevamo che i deragliamenti fossero più complessi). Né quali poteri occulti la finestra rotta scateni pur di arrestare un convoglio a circa 40km di distanza dal luogo dove sono i cocci. Se lo facessimo potremmo finire per trovare qualche cattiva notizia.




sabato 20 aprile 2013

Manga-Minkia


Nessuno passatempo sollazza di più i giovani adolescenti quanto "vattersi" nei cortili e nelle strade. E non c'e Playstation o Xbox che tenga. Nonostante ciò anche questo rito barbaro si lascia influenzare dai miti esteri.
Le nostre amene zuffe da scugnizzi sono state indubbiamente culturalmente arricchite dall'invasione nipponica degli anni '70-90. La pancia dell'avversario si rivelava cosi' pululante di punti di pressione, che pigiati nella giusta sequenza dovevano condurre all'esplosione della testa dell'avversario, come faceva Ken Shiro per intenderci, eroe di una serie di cartoni animati universalmente nota.
E così, mentre le più elementari pulsioni di rattimma d'età adolescenziale venivano mutuate da "Lamù", anche il volgare "matrimonio e' paccheri" si ingentiliva col grido di "polvere di diamanti". No, non parliamo di un'errata citazione del romantico film di Sordi, ma piuttosto della precisissima evocazione del colpo segreto del piu' fico dei Cavalieri dello zodiaco (altra serie di grido). 
Ok, sappiamo che con questa affermazione si corre il rischio di inimicarsi il 75% dei fan dell'anime, pronti a difendere a spada tratta qualcun altro dei protagonisti della serie, a loro avviso, più degno del titolo del più fico. Ma perché questi cartoni cosi lontani dalla nostra esperienza ci piacevano tanto?
Se uno ci pensa i cavalieri dello zodiaco sono miti greci fraintesi da giapponesi e mischiati con un po' di spirito marziale asiatico. Un polpettone che sarebbe dovuto risultare esotico e familiare ai nipponici, ma almeno grottesco e ridicolo a noi occidentali.
Invece siamo finiti per adorarli, perché in fondo, i cinque personaggi chiave paiono stereotipi fuoriusciti da una terza classe ripetente di un liceo partenopeo.
Per chi non li conoscesse ancora:
C'è Pegasus, l'insopportabile secchione primo della classe eternamente innamorato della maestra (Athena), che frequenta un istituto privato per garantirsi il massimo dei voti alla maturità, e che, malgrado abiti a Piazza Amedeo, prende il suo Suv pure per andare a comprare le sigarette a Via dei Mille.
Sirio, invece, è il tamarro col tatuaggio che tratta la ragazza come la munnezza della gente, ma lei, nonostante questo, o forse proprio per questo, lo idolatra. Lui se ne esce il sabato coi compagni di palestra, irretendo tutte le ciaccarelle di stanza presso la galassia di San Martino, equivocando sul significato del soprannome "Dragone", che in realtà gli è stato affibbiato soltanto per via del ciato a peste che lo caratterizza.
Quindi c'è Crystal, che nella sanissima tradizione partenopea, é un mammone incurabile. Ha deciso infatti  di diventare Cavaliere dello Zodiaco, per lavare l'onore macchiato di sua madre dopo che un compagno di catechismo lo aveva informato del fatto che ella amava intrattenersi spesso nel negozio di Ursus 'o chianchiere (anche i macellai hanno nomi altisonanti) a serrande abbassate.
Andromeda, dal canto suo, ancora oggi pone interrogativi più inquietanti di quanti ne abbia mai posti Amanda Lear. Certo, il fatto che sia stato avvistato spesso in orario notturno presso la costellazione di Gianturcus, non depone a suo favore, ma sia che si tratti di uomo, donna, trans o quant'altro, l'unica cosa chiara, è che ha sempre bisogno dell'intervento di Phoenix.
Phoenix è il classico Malamente dal cuore d'oro. Pregiudicato si, ma solo per contrabbando di sigarette. In realtà, avrebbe anche provato ad iscriversi ad Ingegneria, ma la barba incolta è stata causa di così tante bocciature, che lui non ha trovato nulla di meglio da fare che chiavare mazzate a destra e a manca e litigare coi sodali da mattina a sera.
Molto da dire ci sarebbe anche sui nemici: Cavalieri d'oro, d'argento e d'acciaio, da queste parti non potrebbero che essere altro che Cavalieri 'e munnezza, impegnati a conquistare la città per farsene ciò che più gli aggrada. Ecco allora il buon Pegasus impegnato su Alpha Rioni Altis nella lotta contro Parcheggiatorem, il cavaliere della costellazione di Jatedottò, guardiano della sosta non autorizzata. Poi c'è Sirio, che ha interrotto la sua meditazione alla cascata del Parco del Poggio, per salvare la viabilità urbana dall'assalto dell'esercito dei Cavalieri Manifestanti, al soldo del diabolico Vulimmopòst. Frattanto Crystal, che voleva solo andare a Via Toledo per regalare una borsa a sua madre, dovrà vedersela con Telecameribus, il cavaliere guardiano della nebulosa di Zetattiellis, che col suo colpo speciale può multare chiunque passi sotto il suo sguardo. Mentre Andromeda, come al solito, si limiterà a farsi scotognare di paccheri da Papponix, Cavaliere Protettore e basta, che lo ha scambiato per un cavallo della sua scuderia ed ora esige la sua parte.
In questo quadro sanguinoso di battaglia, come da prassi, i nostri eroi verranno ridotti allo stremo dai loro avversari, che li avranno feriti quasi mortalmente ed obnubilati citando a memoria poesie e brani tratti dai romanzi di Moccia, favellando già del loro futuro al comando di Neapolis. Ma sul più bello arriva lui, Phoenix, che ha appena finito di sfasciare il videopoker di un bar di Fuorigrotta che gli ha ciulato oltre 100 euro in un'ora e corre in soccorso dei compagni, scomma di sangue tutti i nemici ad uno ad uno, poi, mentre va a farsi una birretta per festeggiare, sopraggiunge Pegasus, si limita a constatare il decesso del capo dei malamenti e si prende i meriti del trionfo concupendo Athena. E ci credo che poi uno si incazza...


giovedì 28 marzo 2013

Après Pâques, est une fête encore


Tutto si può dire di Napoli  e dei napoletani, tranne che non abbiano rispetto per le tradizioni, specialmente quelle religiose, particolarmente quelle chiassose. Anzi, molto spesso il rispetto diventa un attaccamento quasi morboso, un obbligo talmente sentito da essere assolto perfino quando è contro ogni logica o eventualità. Tral e tante tradizioni divenute veri e propri riti tribali, c’è la classica gitaf uori porta di Pasquetta. Poche esperienze nella vita di un partenopeo possono avere effetti così devastanti sulla psiche e sulla stabilità individuale di chisi appresta zaino in spalla a varcare la soglia di casa lunedì in albis. Qualunque partenopeo può chiudere gli occhi e ricordarsi con sollazzo o, più sovente con sgomento, un episodio saliente di qualche Pasqua fa. Ma il rituale, per quanto a tratti macabro e animalesco, non va criminalizzato. È praticamente grazie alla pasquetta se il 70% dei vinai, dei macellai e dei mozzarellari delle zone costiere riesce a passare indenne l’inverno, senza contare l’indotto per bar e gelaterie, altrimenti condannate ad altri due mesi almeno di austerity, ristoranti di campagna e spacciatori. A questo punto, è d’uopo sfatare un mito: da queste parti la cosiddetta “partenzaintelligente”, vuol dire viaggiare sulla corsia d'emergenza. L’unico modo per evitare di restare intruppati in un alveare di autovetture sovraccariche di carne umana, è stare a casa. Ma non illudetevi, non ve lo lasceranno fare. Amici, fidanzate, sono tutti pronti ad accusarvi di pigrizia. Si, proprio loro, che vedono in Frosinone le loro Colonne d'Ercole e che pensano che la pavimentazione verde dei parchi sia dovuta ai "trocati".
In ogni caso, la stragrande maggioranza delle volte, l’appuntamento è sotto ‘o palazzo ‘eGigino, l’unico che abbia un minimo di giardino sotto, sul quale parcheggiare selvaggiamente le proprie macchinine. Pure quest’anno, il povero Carminiello ha dovuto portare la chitarra, che ancora reca sul manico i segni della stutata di sigaretta che Enzuccio fece l’anno prima. Il problema è che Carminiello la chitarra se la porta appresso da anni, ma ha imparato a suonarla al solo scopo di sedurre la fascinosa Titty, cugina dell’Enzuccio di cui sopra, che aspetta solo che qualcuno le dedichi un pezzo di Fabrizio Ferri per sposarselo e sfornare conigliate a ripetizione per i successivi vent'anni.Come al solito, dopo giorni e giorni di febbrile organizzazione, le mete papabili sono sempre le stesse: la casa di Lello a Mondragone, dove si dirigeranno i trasgressivi che vogliono farsi venire una broncopolmonite facendosi il bagno a fine marzo, il ristorante del compare di Tonino a Pollena Trocchia, per chi vuole dedicarsi alle bellezze della campagna e finire in coma etilico prima delle 15 e poi ci saranno i temerari, verosimilmente neo patentati, che oseranno dirigersi verso il Fusaro, a casa di Peppe, cugino del cognato di Sisinella il quale, totalmente ignaro del fatto che 24 sconosciuti stanno per piombare nella villetta, se ne sta bellino a mettere le sedie attorno al tavolino del giardino. Capocordata a quel punto si autoproclama Gaetano, forte del fatto di aver preso già 3 volte la tangenziale e dell’aver da poco fatto svuotare la marmitta della sua 500 nuovo modello con interni in pelliccia e cerchi in lega. Come da copione, appena iniziate le operazioni di partenza,comincia a piovere, ma non una pioggerellina leggera, no. Un vero e proprio tifone si abbatte sulle teste dei nostri malcapitati. A quel punto, i meno coraggiosi si tirano indietro e ritornano verso le proprie case consci dell’essere ormai solo carne da macello per aver tradito il rituale pasquettiano, mentre i più temerari  decideranno comunque di salpare tra i flutti e i geyser provocati dai tombini esplosi per la pioggia. Alle spalle del capocordata si dipanano la punto a metano di Mimmo, ospitante il povero Carminiello, che viene costretto ad intonare i più grandi successi di Gianni Celeste sul sedile posteriore. Si, proprio lui che ha sempre giurato di suonare solo i Doors. Ma come dire di no a Titty? Non può, nonostante Totore profitti dell'atmosfera beceramente romantica per prendersi qualche passaggio sulla accondiscendente Titty. Scartata l’ipotesi tangenziale, le tre auto si dirigono verso il Fusaro seguendo una strada descritta anni prima a Gaetano in un racconto confuso da Ciruzzo ‘o pallonaro. Ovviamente, qualora la strada fosse mai esistita, non sarebbe di sicuro stata quella percorsa da i nostri eroi, i quali trascorreranno le prime ore delg iorno a guadare fiumi di melma in tutto l’entroterra Marano-Quartese, prima che Rosario, coequipeur  di Gaetano, abbia la geniale idea di seguire i binari. Proprio quei misteriosi binari che correvano ai lati della strada, ricordandosi di aver sentito da bambino dell’esistenza di una ferrovia che passasse da quelle parti. Una volta raggiunta la casa del povero Peppe, trovata chiedendo informazioni a chiunque si parasse loro dinanzi durante il tragitto, i nostri eroi colonizzeranno, a botta di pacche sulle spalle ad emeriti sconosciuti, tutto lo spazio a disposizione. La giornata a quel punto si dipanerà molto velocemente, mentre Enzuccio farà fuori 6 bottiglie di Chianti gran riserva del padre di Peppe, Rosario avvelenerà il barboncino di casa mettendogli la vodka sulle crocchette, Gaetano farà innamorare la nonna del padrone di casa e, mentre Titty si farà ingravidare da Totore nello sgabuzzino della villa,  Carminiello, dopo aver invano cercato di coinvolgere gli astanti suonando i Pink Floyd, interpreterà con disperazione il meglio del repertorio di Jo Donatello. 
Il climax della giornata, arriva quando esce "'o pallone". Perché c'è sempre qualcuno che porta la magica sfera, ed immediatamente tutti i maschi "devono" cominciare a giocare. Si tratta di un'affermazione di virilità paragonabile alla incornate dei cervi e la ruota dei pavoni. Niente può impedire questa esibizione e nessuno può esimersi con pallide scuse, quali il menisco fragile, il non saper giocare e neanche l'appartenenza all'odiata tifoseria avversa. 
Chi non partecipa viene subito additato come equivoco e, poco importa se profitta della panchina per impomatarsi le compagne dei giocatori. 
I calciatori hanno altri problemi con cui fare i conti.
Coloro i quali hanno considerato montare un mobile Ikea all'anno come attività fisica bastante a mantenere la forma, sudano come agnelli la vigilia di Pasqua col cuore che implora pietà alla Madonna dell'Arco.
Destino ancora più gramo meritano i pochi, pochissimi atletici, che verranno falciati e gambizzati crudelmente dai loro migliori amici. Che no, non intendevano davvero fargli male, quando dopo l'ultimo dribbling dell'amico gli sono saltati a piedi uniti sul tallone.  
Sul calare delle luci del giorno, i nostri abbandoneranno il loro terreno di conquista, non senza aver trafugato due chili di mele annurche, un quadro del primo '900 ed il merlo della nonna di Peppe, avventurandosi verso la litoranea che porta all'imbocco della tangenziale. Ecco, chi ha preso quella strada un sabato sera di luglio può capire solo lontanamente quello che può succedere nella fase del rientro dalla pasquetta: un'orda  di assatanati con un tasso alcolemico pari a quello dell'intera Monaco di Baviera in piena Oktoberfest, si contenderà fino a notte fonda ogni più piccolo e millimetrico spazio di strada nella vana speranza di poter accorciare il supplizio di qualche secondo. Purtroppo, sarà tutto inutile. Anzi, molti saranno costretti a recarsi direttamente al lavoro, essendo sopraggiunto il martedì mattina, mentre altri, con una sagacia tattica degna del miglior Mourinho, decideranno di bivaccare nella boscaglia incontaminata dei Campi flegrei fino al ponte del 25 aprile: tanto alla fine sempe llà se và a finì!

venerdì 15 marzo 2013

Dateci la democrazia


Secoli di battaglie per avere un briciolo di democrazia in questo paese, ed ecco sopraggiungere ancora una forza politica che la nega candidamente. Perché anche se Loro rifuggono il nome di partito e si auto-eleggono araldi della moralità e portavoci della Verità, sono la più importante forza politica italiana.
Poco importano i numeri, se destra e sinistra non fanno altro che fare il filo a questa Comunita' ( gli piace tanto di farsi chiamare cosi').
Hanno un'opinione su tutto. E su tutto vogliono mettere bocca, incuranti di quello che pensano quelli che li hanno sempre sostenuti. E chi non e' d'accordo con loro, è degno dei peggiori tormenti, visto che loro sanno quello che e' meglio per noi.
A nulla valgono i continui appelli degli intellettuali affinché' si dotino di un meccanismo democratico per l'elezione del leader, del portavoce o dell'emissario (o come gli fa più piacere chiamarlo).
Adesso basta. E' il momento di ridare dignità a quelli che in voi hanno sempre creduto.
Cara Chiesa, per favore, il Papa fallo eleggere dai cattolici.

venerdì 8 marzo 2013

Curriculum Vitae


Napoli è la città dell’arte di arrangiarsi, questo è noto ed arcinoto. Anzi, considerando quanto quest’arte sia radicata nel DNA indigeno, si può dire che la città stessa sia un sinonimo dell’arrangio in tutti i campi. Arrangiarsi, lo sappiamo, è la prima regola lavorativa in un posto dove cercare di guadagnarsi la pagnotta non è mai stato facile, nei secoli dei secoli, ma si allarga a qualunque altro campo, dall’elaborazione dei motorini a basso costo, fino alla copia dei compiti a scuola. Per queste ragioni, ci fa davvero strano che il buon Oscar Giannino non sia nato a Napoli. Sia chiaro, nessuno si scandalizza perché qualcun altro ha scritto delle cazzate su un curriculum vitae, tutti noi abbiamo barato almeno una volta, attribuendoci “elevatissima capacità di lavoro in gruppo e risoluzione dei problemi”, omettendo di spiegare il fatto che per “lavoro in gruppo” intendevamo l’esecuzione della Macarena in compagnia di due cugini e per “risoluzione dei problemi” intendevamo la capacità di risolvere quesiti matematici contenenti una divisione massimo a due cifre. Allo stesso modo tutti abbiamo millantato una “eccellente conoscenza dei principali software specialistici”, ben sapendo che è una frase che fondamentalmente non vuol dire una cippa, o un “ottimo inglese, scritto e parlato”, quando al massimo il nostro vocabolario comprendeva quattro parole: play, stop, rew e ffwd, abbreviati come da stereo allegato. Quello che però ci manda letteralmente in visibilio, non è l’aver millantato (o equivocato su) dei titoli importanti quali due lauree ed un master, perché ormai è una pratica talmente diffusa a livello politico, da risultare quasi banale. Il vero tocco di classe, il colpo di genio, il gol in rovesciata da centrocampo è l’aver vantato una fantomatica partecipazione allo Zecchino d’oro, per di più sotto falso nome. Decenni di politica da saltimbanchi sembravano aver esaurito la vena comica dei nostri proto-onorevoli e invece, come un fulmine a ciel sereno, Giannino ha cambiato la storia dell’auto-referenziazione, ha rotto gli argini dell'incredibile per sfociare nell’immenso. Da questo momento, sul curriculum, ognuno può scrivere il cacchio che gli pare, senza avere più limiti, né di fantasia, né di decenza. Prendiamo ad esempio Antimo, 22 anni, sei dei quali passati a fregare portafogli ai turisti nei decumani: chi potrà impedirgli di scrivere nel curriculum (sempre ammesso che ne compili mai uno) “Addetto al servizio di informazione ed accoglienza turistica”? E di Titina, da oltre vent’anni gestrice di una casa d’appuntamenti popolata da maitresse d’oltre balcani, vogliamo parlarne? Per lei, come minimo si può parlare di “Pluridecennale esperienza nella gestione d’impresa e delle risorse umane, con particolare attenzione ai rami dello scouting e del recruitment”. Sasà, subappaltatore a cottimo sin dall’infanzia, specializzato nella pitturazione di interni, potrà sicuramente vantarsi di aver lavorato dal 1985 al 2013 come “Gestore di processi di outsourcing in piccole e medie imprese a gestione familiare”, mentre Lino, che si è reinventato da pochi mesi autista di un pulmino abusivo sulla tratta Piazza Dante - Miano ad € 1,00 a corsa, potrà definirsi “Titolare ed amministratore Unico di un’azienda specializzata nel trasporto charter e low cost su gomma”. Alla fine, non possono mancare all’appello il buon Totonno, stracciafacente da parte di padre, in diritto di scrivere di sé  “Consulente in trading” e il mitico Enzuccio, strozzino per la polizia e cravattaro per il volgo, che potrà definirsi “gestore di un’agenzia specializzata in subprime lending” sul suo curriculum. Non c’è che dire, forse questa tornata elettorale non ci avrà fornito un governo, ma di sicuro ha aperto una nuova era per chi è alla ricerca di un lavoro. E se ve lo diciamo noi, che abbiamo vinto già 2 volte Sanremo, lavorato con Andy Warhol e inventato il frigorifero ad energia solare, potete crederci.