sabato 20 aprile 2013

Manga-Minkia


Nessuno passatempo sollazza di più i giovani adolescenti quanto "vattersi" nei cortili e nelle strade. E non c'e Playstation o Xbox che tenga. Nonostante ciò anche questo rito barbaro si lascia influenzare dai miti esteri.
Le nostre amene zuffe da scugnizzi sono state indubbiamente culturalmente arricchite dall'invasione nipponica degli anni '70-90. La pancia dell'avversario si rivelava cosi' pululante di punti di pressione, che pigiati nella giusta sequenza dovevano condurre all'esplosione della testa dell'avversario, come faceva Ken Shiro per intenderci, eroe di una serie di cartoni animati universalmente nota.
E così, mentre le più elementari pulsioni di rattimma d'età adolescenziale venivano mutuate da "Lamù", anche il volgare "matrimonio e' paccheri" si ingentiliva col grido di "polvere di diamanti". No, non parliamo di un'errata citazione del romantico film di Sordi, ma piuttosto della precisissima evocazione del colpo segreto del piu' fico dei Cavalieri dello zodiaco (altra serie di grido). 
Ok, sappiamo che con questa affermazione si corre il rischio di inimicarsi il 75% dei fan dell'anime, pronti a difendere a spada tratta qualcun altro dei protagonisti della serie, a loro avviso, più degno del titolo del più fico. Ma perché questi cartoni cosi lontani dalla nostra esperienza ci piacevano tanto?
Se uno ci pensa i cavalieri dello zodiaco sono miti greci fraintesi da giapponesi e mischiati con un po' di spirito marziale asiatico. Un polpettone che sarebbe dovuto risultare esotico e familiare ai nipponici, ma almeno grottesco e ridicolo a noi occidentali.
Invece siamo finiti per adorarli, perché in fondo, i cinque personaggi chiave paiono stereotipi fuoriusciti da una terza classe ripetente di un liceo partenopeo.
Per chi non li conoscesse ancora:
C'è Pegasus, l'insopportabile secchione primo della classe eternamente innamorato della maestra (Athena), che frequenta un istituto privato per garantirsi il massimo dei voti alla maturità, e che, malgrado abiti a Piazza Amedeo, prende il suo Suv pure per andare a comprare le sigarette a Via dei Mille.
Sirio, invece, è il tamarro col tatuaggio che tratta la ragazza come la munnezza della gente, ma lei, nonostante questo, o forse proprio per questo, lo idolatra. Lui se ne esce il sabato coi compagni di palestra, irretendo tutte le ciaccarelle di stanza presso la galassia di San Martino, equivocando sul significato del soprannome "Dragone", che in realtà gli è stato affibbiato soltanto per via del ciato a peste che lo caratterizza.
Quindi c'è Crystal, che nella sanissima tradizione partenopea, é un mammone incurabile. Ha deciso infatti  di diventare Cavaliere dello Zodiaco, per lavare l'onore macchiato di sua madre dopo che un compagno di catechismo lo aveva informato del fatto che ella amava intrattenersi spesso nel negozio di Ursus 'o chianchiere (anche i macellai hanno nomi altisonanti) a serrande abbassate.
Andromeda, dal canto suo, ancora oggi pone interrogativi più inquietanti di quanti ne abbia mai posti Amanda Lear. Certo, il fatto che sia stato avvistato spesso in orario notturno presso la costellazione di Gianturcus, non depone a suo favore, ma sia che si tratti di uomo, donna, trans o quant'altro, l'unica cosa chiara, è che ha sempre bisogno dell'intervento di Phoenix.
Phoenix è il classico Malamente dal cuore d'oro. Pregiudicato si, ma solo per contrabbando di sigarette. In realtà, avrebbe anche provato ad iscriversi ad Ingegneria, ma la barba incolta è stata causa di così tante bocciature, che lui non ha trovato nulla di meglio da fare che chiavare mazzate a destra e a manca e litigare coi sodali da mattina a sera.
Molto da dire ci sarebbe anche sui nemici: Cavalieri d'oro, d'argento e d'acciaio, da queste parti non potrebbero che essere altro che Cavalieri 'e munnezza, impegnati a conquistare la città per farsene ciò che più gli aggrada. Ecco allora il buon Pegasus impegnato su Alpha Rioni Altis nella lotta contro Parcheggiatorem, il cavaliere della costellazione di Jatedottò, guardiano della sosta non autorizzata. Poi c'è Sirio, che ha interrotto la sua meditazione alla cascata del Parco del Poggio, per salvare la viabilità urbana dall'assalto dell'esercito dei Cavalieri Manifestanti, al soldo del diabolico Vulimmopòst. Frattanto Crystal, che voleva solo andare a Via Toledo per regalare una borsa a sua madre, dovrà vedersela con Telecameribus, il cavaliere guardiano della nebulosa di Zetattiellis, che col suo colpo speciale può multare chiunque passi sotto il suo sguardo. Mentre Andromeda, come al solito, si limiterà a farsi scotognare di paccheri da Papponix, Cavaliere Protettore e basta, che lo ha scambiato per un cavallo della sua scuderia ed ora esige la sua parte.
In questo quadro sanguinoso di battaglia, come da prassi, i nostri eroi verranno ridotti allo stremo dai loro avversari, che li avranno feriti quasi mortalmente ed obnubilati citando a memoria poesie e brani tratti dai romanzi di Moccia, favellando già del loro futuro al comando di Neapolis. Ma sul più bello arriva lui, Phoenix, che ha appena finito di sfasciare il videopoker di un bar di Fuorigrotta che gli ha ciulato oltre 100 euro in un'ora e corre in soccorso dei compagni, scomma di sangue tutti i nemici ad uno ad uno, poi, mentre va a farsi una birretta per festeggiare, sopraggiunge Pegasus, si limita a constatare il decesso del capo dei malamenti e si prende i meriti del trionfo concupendo Athena. E ci credo che poi uno si incazza...


giovedì 28 marzo 2013

Après Pâques, est une fête encore


Tutto si può dire di Napoli  e dei napoletani, tranne che non abbiano rispetto per le tradizioni, specialmente quelle religiose, particolarmente quelle chiassose. Anzi, molto spesso il rispetto diventa un attaccamento quasi morboso, un obbligo talmente sentito da essere assolto perfino quando è contro ogni logica o eventualità. Tral e tante tradizioni divenute veri e propri riti tribali, c’è la classica gitaf uori porta di Pasquetta. Poche esperienze nella vita di un partenopeo possono avere effetti così devastanti sulla psiche e sulla stabilità individuale di chisi appresta zaino in spalla a varcare la soglia di casa lunedì in albis. Qualunque partenopeo può chiudere gli occhi e ricordarsi con sollazzo o, più sovente con sgomento, un episodio saliente di qualche Pasqua fa. Ma il rituale, per quanto a tratti macabro e animalesco, non va criminalizzato. È praticamente grazie alla pasquetta se il 70% dei vinai, dei macellai e dei mozzarellari delle zone costiere riesce a passare indenne l’inverno, senza contare l’indotto per bar e gelaterie, altrimenti condannate ad altri due mesi almeno di austerity, ristoranti di campagna e spacciatori. A questo punto, è d’uopo sfatare un mito: da queste parti la cosiddetta “partenzaintelligente”, vuol dire viaggiare sulla corsia d'emergenza. L’unico modo per evitare di restare intruppati in un alveare di autovetture sovraccariche di carne umana, è stare a casa. Ma non illudetevi, non ve lo lasceranno fare. Amici, fidanzate, sono tutti pronti ad accusarvi di pigrizia. Si, proprio loro, che vedono in Frosinone le loro Colonne d'Ercole e che pensano che la pavimentazione verde dei parchi sia dovuta ai "trocati".
In ogni caso, la stragrande maggioranza delle volte, l’appuntamento è sotto ‘o palazzo ‘eGigino, l’unico che abbia un minimo di giardino sotto, sul quale parcheggiare selvaggiamente le proprie macchinine. Pure quest’anno, il povero Carminiello ha dovuto portare la chitarra, che ancora reca sul manico i segni della stutata di sigaretta che Enzuccio fece l’anno prima. Il problema è che Carminiello la chitarra se la porta appresso da anni, ma ha imparato a suonarla al solo scopo di sedurre la fascinosa Titty, cugina dell’Enzuccio di cui sopra, che aspetta solo che qualcuno le dedichi un pezzo di Fabrizio Ferri per sposarselo e sfornare conigliate a ripetizione per i successivi vent'anni.Come al solito, dopo giorni e giorni di febbrile organizzazione, le mete papabili sono sempre le stesse: la casa di Lello a Mondragone, dove si dirigeranno i trasgressivi che vogliono farsi venire una broncopolmonite facendosi il bagno a fine marzo, il ristorante del compare di Tonino a Pollena Trocchia, per chi vuole dedicarsi alle bellezze della campagna e finire in coma etilico prima delle 15 e poi ci saranno i temerari, verosimilmente neo patentati, che oseranno dirigersi verso il Fusaro, a casa di Peppe, cugino del cognato di Sisinella il quale, totalmente ignaro del fatto che 24 sconosciuti stanno per piombare nella villetta, se ne sta bellino a mettere le sedie attorno al tavolino del giardino. Capocordata a quel punto si autoproclama Gaetano, forte del fatto di aver preso già 3 volte la tangenziale e dell’aver da poco fatto svuotare la marmitta della sua 500 nuovo modello con interni in pelliccia e cerchi in lega. Come da copione, appena iniziate le operazioni di partenza,comincia a piovere, ma non una pioggerellina leggera, no. Un vero e proprio tifone si abbatte sulle teste dei nostri malcapitati. A quel punto, i meno coraggiosi si tirano indietro e ritornano verso le proprie case consci dell’essere ormai solo carne da macello per aver tradito il rituale pasquettiano, mentre i più temerari  decideranno comunque di salpare tra i flutti e i geyser provocati dai tombini esplosi per la pioggia. Alle spalle del capocordata si dipanano la punto a metano di Mimmo, ospitante il povero Carminiello, che viene costretto ad intonare i più grandi successi di Gianni Celeste sul sedile posteriore. Si, proprio lui che ha sempre giurato di suonare solo i Doors. Ma come dire di no a Titty? Non può, nonostante Totore profitti dell'atmosfera beceramente romantica per prendersi qualche passaggio sulla accondiscendente Titty. Scartata l’ipotesi tangenziale, le tre auto si dirigono verso il Fusaro seguendo una strada descritta anni prima a Gaetano in un racconto confuso da Ciruzzo ‘o pallonaro. Ovviamente, qualora la strada fosse mai esistita, non sarebbe di sicuro stata quella percorsa da i nostri eroi, i quali trascorreranno le prime ore delg iorno a guadare fiumi di melma in tutto l’entroterra Marano-Quartese, prima che Rosario, coequipeur  di Gaetano, abbia la geniale idea di seguire i binari. Proprio quei misteriosi binari che correvano ai lati della strada, ricordandosi di aver sentito da bambino dell’esistenza di una ferrovia che passasse da quelle parti. Una volta raggiunta la casa del povero Peppe, trovata chiedendo informazioni a chiunque si parasse loro dinanzi durante il tragitto, i nostri eroi colonizzeranno, a botta di pacche sulle spalle ad emeriti sconosciuti, tutto lo spazio a disposizione. La giornata a quel punto si dipanerà molto velocemente, mentre Enzuccio farà fuori 6 bottiglie di Chianti gran riserva del padre di Peppe, Rosario avvelenerà il barboncino di casa mettendogli la vodka sulle crocchette, Gaetano farà innamorare la nonna del padrone di casa e, mentre Titty si farà ingravidare da Totore nello sgabuzzino della villa,  Carminiello, dopo aver invano cercato di coinvolgere gli astanti suonando i Pink Floyd, interpreterà con disperazione il meglio del repertorio di Jo Donatello. 
Il climax della giornata, arriva quando esce "'o pallone". Perché c'è sempre qualcuno che porta la magica sfera, ed immediatamente tutti i maschi "devono" cominciare a giocare. Si tratta di un'affermazione di virilità paragonabile alla incornate dei cervi e la ruota dei pavoni. Niente può impedire questa esibizione e nessuno può esimersi con pallide scuse, quali il menisco fragile, il non saper giocare e neanche l'appartenenza all'odiata tifoseria avversa. 
Chi non partecipa viene subito additato come equivoco e, poco importa se profitta della panchina per impomatarsi le compagne dei giocatori. 
I calciatori hanno altri problemi con cui fare i conti.
Coloro i quali hanno considerato montare un mobile Ikea all'anno come attività fisica bastante a mantenere la forma, sudano come agnelli la vigilia di Pasqua col cuore che implora pietà alla Madonna dell'Arco.
Destino ancora più gramo meritano i pochi, pochissimi atletici, che verranno falciati e gambizzati crudelmente dai loro migliori amici. Che no, non intendevano davvero fargli male, quando dopo l'ultimo dribbling dell'amico gli sono saltati a piedi uniti sul tallone.  
Sul calare delle luci del giorno, i nostri abbandoneranno il loro terreno di conquista, non senza aver trafugato due chili di mele annurche, un quadro del primo '900 ed il merlo della nonna di Peppe, avventurandosi verso la litoranea che porta all'imbocco della tangenziale. Ecco, chi ha preso quella strada un sabato sera di luglio può capire solo lontanamente quello che può succedere nella fase del rientro dalla pasquetta: un'orda  di assatanati con un tasso alcolemico pari a quello dell'intera Monaco di Baviera in piena Oktoberfest, si contenderà fino a notte fonda ogni più piccolo e millimetrico spazio di strada nella vana speranza di poter accorciare il supplizio di qualche secondo. Purtroppo, sarà tutto inutile. Anzi, molti saranno costretti a recarsi direttamente al lavoro, essendo sopraggiunto il martedì mattina, mentre altri, con una sagacia tattica degna del miglior Mourinho, decideranno di bivaccare nella boscaglia incontaminata dei Campi flegrei fino al ponte del 25 aprile: tanto alla fine sempe llà se và a finì!

venerdì 15 marzo 2013

Dateci la democrazia


Secoli di battaglie per avere un briciolo di democrazia in questo paese, ed ecco sopraggiungere ancora una forza politica che la nega candidamente. Perché anche se Loro rifuggono il nome di partito e si auto-eleggono araldi della moralità e portavoci della Verità, sono la più importante forza politica italiana.
Poco importano i numeri, se destra e sinistra non fanno altro che fare il filo a questa Comunita' ( gli piace tanto di farsi chiamare cosi').
Hanno un'opinione su tutto. E su tutto vogliono mettere bocca, incuranti di quello che pensano quelli che li hanno sempre sostenuti. E chi non e' d'accordo con loro, è degno dei peggiori tormenti, visto che loro sanno quello che e' meglio per noi.
A nulla valgono i continui appelli degli intellettuali affinché' si dotino di un meccanismo democratico per l'elezione del leader, del portavoce o dell'emissario (o come gli fa più piacere chiamarlo).
Adesso basta. E' il momento di ridare dignità a quelli che in voi hanno sempre creduto.
Cara Chiesa, per favore, il Papa fallo eleggere dai cattolici.

venerdì 8 marzo 2013

Curriculum Vitae


Napoli è la città dell’arte di arrangiarsi, questo è noto ed arcinoto. Anzi, considerando quanto quest’arte sia radicata nel DNA indigeno, si può dire che la città stessa sia un sinonimo dell’arrangio in tutti i campi. Arrangiarsi, lo sappiamo, è la prima regola lavorativa in un posto dove cercare di guadagnarsi la pagnotta non è mai stato facile, nei secoli dei secoli, ma si allarga a qualunque altro campo, dall’elaborazione dei motorini a basso costo, fino alla copia dei compiti a scuola. Per queste ragioni, ci fa davvero strano che il buon Oscar Giannino non sia nato a Napoli. Sia chiaro, nessuno si scandalizza perché qualcun altro ha scritto delle cazzate su un curriculum vitae, tutti noi abbiamo barato almeno una volta, attribuendoci “elevatissima capacità di lavoro in gruppo e risoluzione dei problemi”, omettendo di spiegare il fatto che per “lavoro in gruppo” intendevamo l’esecuzione della Macarena in compagnia di due cugini e per “risoluzione dei problemi” intendevamo la capacità di risolvere quesiti matematici contenenti una divisione massimo a due cifre. Allo stesso modo tutti abbiamo millantato una “eccellente conoscenza dei principali software specialistici”, ben sapendo che è una frase che fondamentalmente non vuol dire una cippa, o un “ottimo inglese, scritto e parlato”, quando al massimo il nostro vocabolario comprendeva quattro parole: play, stop, rew e ffwd, abbreviati come da stereo allegato. Quello che però ci manda letteralmente in visibilio, non è l’aver millantato (o equivocato su) dei titoli importanti quali due lauree ed un master, perché ormai è una pratica talmente diffusa a livello politico, da risultare quasi banale. Il vero tocco di classe, il colpo di genio, il gol in rovesciata da centrocampo è l’aver vantato una fantomatica partecipazione allo Zecchino d’oro, per di più sotto falso nome. Decenni di politica da saltimbanchi sembravano aver esaurito la vena comica dei nostri proto-onorevoli e invece, come un fulmine a ciel sereno, Giannino ha cambiato la storia dell’auto-referenziazione, ha rotto gli argini dell'incredibile per sfociare nell’immenso. Da questo momento, sul curriculum, ognuno può scrivere il cacchio che gli pare, senza avere più limiti, né di fantasia, né di decenza. Prendiamo ad esempio Antimo, 22 anni, sei dei quali passati a fregare portafogli ai turisti nei decumani: chi potrà impedirgli di scrivere nel curriculum (sempre ammesso che ne compili mai uno) “Addetto al servizio di informazione ed accoglienza turistica”? E di Titina, da oltre vent’anni gestrice di una casa d’appuntamenti popolata da maitresse d’oltre balcani, vogliamo parlarne? Per lei, come minimo si può parlare di “Pluridecennale esperienza nella gestione d’impresa e delle risorse umane, con particolare attenzione ai rami dello scouting e del recruitment”. Sasà, subappaltatore a cottimo sin dall’infanzia, specializzato nella pitturazione di interni, potrà sicuramente vantarsi di aver lavorato dal 1985 al 2013 come “Gestore di processi di outsourcing in piccole e medie imprese a gestione familiare”, mentre Lino, che si è reinventato da pochi mesi autista di un pulmino abusivo sulla tratta Piazza Dante - Miano ad € 1,00 a corsa, potrà definirsi “Titolare ed amministratore Unico di un’azienda specializzata nel trasporto charter e low cost su gomma”. Alla fine, non possono mancare all’appello il buon Totonno, stracciafacente da parte di padre, in diritto di scrivere di sé  “Consulente in trading” e il mitico Enzuccio, strozzino per la polizia e cravattaro per il volgo, che potrà definirsi “gestore di un’agenzia specializzata in subprime lending” sul suo curriculum. Non c’è che dire, forse questa tornata elettorale non ci avrà fornito un governo, ma di sicuro ha aperto una nuova era per chi è alla ricerca di un lavoro. E se ve lo diciamo noi, che abbiamo vinto già 2 volte Sanremo, lavorato con Andy Warhol e inventato il frigorifero ad energia solare, potete crederci. 

mercoledì 13 febbraio 2013

Playlist per S. Valentino


Tra pochi giorni, si sa, ricorrerà quell’obbrobrio conosciuto in tutto il mondo come la festa degli innamorati, ossia S.Valentino. Ogni innamorato si sentirà costretto moralmente, se non fisicamente, a festeggiare:  spendere uno sproposito in cioccolatini e regali e, come minimo, una cena a lume di candela in un locale vip. Se siete Piemontesi non vi resta che ingoiare l'amaro calice, sperando che l'abbuffata di gianduiotti (guai a rifiutarli) non vi costringa ad un lungo dopocena movimentato e seminudo, come ve l'eravate aspettato, ma nella solitudine dolorosa del vostro bagno.
Ai Lombardi toccherà un ristorante anti-tredicesima, cui si può accedere solo con una fila che tende all'infinito. Prenotare non basterà. Il tavolo che vi assegnano è quello vicino alla porta, il più freddo del locale. E mentre tutt'intorno a voi avrete l'impressione che l'amore venga celebrato nel suo fulgido splendore, il vostro/a partner rabbrividisce nascondendosi dentro un cappotto anti-stupro. Rigorosamente non ordinata, vi arriva la prima bottiglia di Champagne. L'unica cosa calda della serata. Con sgomento scoprite che non potete neanche scegliere quello che vi va, ma dovete adeguarvi ad un menu di ostriche e lumache, se siete fortunati, almeno parzialmente scongelate. Ed è in questo preciso momento che prendendo il coraggio a piene a mani dovete nascondervi dietro l'inutile carta dei vini. Il rischio d'incrociare lo sguardo della vostra dolce metà che ha già incenerito lo stoppino della candela è troppo alto.
Ma qui a Napoli, siamo nella patria della musica, siamo in quel posto che viene universalmente riconosciuto come la culla di tutto ciò che va sul pentagramma:non vorrete mica fare che il/la  vostro/a coniuge resti senza un adeguata serenata? Sicuramente no, quindi archiviate i baci perugina, dimenticate i ristoranti trendy e lasciatevi guidare da noi in questa scorribanda tra le 7 note per fornire un brano adatto ad ogni situazione.

Siete per caso amanti di una donna sposata? Siete costretti a vederla negli ritagli di tempo approfittando delle brevi assenze del marito?Bene, il brano che fa per voi è “’O tiempo ‘e nu cafè”. Il mitico Mimmo Taurino descrive minuziosamente l’incontro tra due amanti, avvenuto nel brevissimo volgere di un caffè preso dal marito di lei al bar di sotto. Chi, trovandosi in una situazione del genere, pur pressato dai tempi rapidissimi, non ha detto alla propria amata “comme si bella meza annura!”? E chi, pur sapendo dell’empietà della propria relazione, non hai mai pensato che la sua donna stesse “Spurcando chistu core c’o russetto?”. Per tutti coloro che amano l’ammore all’erta all’erta….

Lei vi piace tantissimo ma ha già una o più storie, per quanto poco serie, in corso? Lei vi solletica e stimola le vostre più recondite fantasie di rattimma anche lontano dal Parco della Rimembranza? Il pezzo che vi si addice di più è lo storico “Voglia ‘e fa ammore” del leggendario Antoine il quale, pur iniziando il video in un’ambulanza ciaccato e demorente per la di lei mancanza, continua l’opera insaponandosi qualunque forma vivente di sesso femminile gli capiti dinanzi,proponendo in versi di amoreggiare “Dint’an’ascensore mentre sta sagliendo” oppure “mmiezo ‘o mare, ‘nzieme ‘e cavallune”. Per tutti gli amanti focosi e soprattutto per tutti i coraggiosi che non hanno paura né che l’amata li stroppèi per le insinuazioni sulla lascivia di costumi, né che accetti di copulare tra i marosi indomiti.

Vivete un amore totalizzante peggio di quello che provò Dante per la sua Beatrice? Non riuscireste mai ad immaginare null’altro che la vostra amata al vostro fianco? La vostra dichiarazione sarà allora la romantica “Comme si ‘a guerra” del classico Tommy Riccio. Bordate clamorose a colpi di “E si bella comme si” oppure “nun me pozzo fa l’amante/pure si me tratte male/nun so bravo a te tradì”, senza tralasciare il soft-erotico di “e mentre ‘a vestaglia/pe coppo ‘a cammisa/già s’abbraccia pe terra”, piegheranno ogni resistenza della vostra amata. Se supera il minuto e quaranta senza picchiarvi e/o denunciarvi, è fatta per sempre.

Volete una volta e per tutte che la vostra lei capisca quanto sia importante per voi? Allora il brano che fa per voi è “Si tutta ‘a vita mia” del melodico-sentimentale Fabrizio Ferri. Quale donna potrebbe mai resistere ad un fidanzato che quando piange “se veve ‘e llacreme” oppure che tuona “mo’ ce ‘o ddico a tutti ‘e santi/comme l’oro si importante”? Probabilmente nessuna, specie quando il brano supera i trentacinque secondi di durata.

Ancora il nostro Fabrizio Ferri ci offre la possibilità di regalare una gioia alle nostre donne a cui, si sa, i complimenti piacciono sempre. Se avete amato “Sei un mito” degli 883, non potrete non sperticarvi al solo ascolto di “Si nu successo ‘e femmena”, clamorosa dichiarazione verso una donna considerata irraggiungibile dal cantante. Versi come “d’a capa ‘o pere te guardano/te vonno assomiglia” fanno impallidire persino la pelata di Max Pezzali e donano alla vostra donna quell’allegrezza che solo un complimento ingiustificato può dare.

Una citazione di rilievo merita l'imitatissima, ma inimitabile, Valentina nel suo fantastico "Ok". Non si tratta di un revival del "Prezzo è giusto." ma di un appuntamento galante moralmente e grammaticalmente discutibile ma preciso "se aspetterai cinque minuti e io non ci sarei", che si giova della promessa consolatoria di un amore non platonico ("non dirò di no se a letto nuda mi vorrai con te"). Ma la promessa può mutarsi in una minaccia per chi si imbatte nel raro video della canzone “Ok”
 
L’arma definitiva per tutti coloro i quali fossero stati lasciati da poco è “Senza ‘e te so ‘na vela stracciata” del leggendario Gianni Celeste. Incurante della grammatica e sprezzante del pudore comune, il nostro eroe tenta, con la forza della disperazione e con l’aiuto di obnubilanti acuti ricchi di vibrati in “veveveveve”, di ricondurre la propria amata all’ovile. Nessuna donna vi resisterà, nemmeno se l’avete tradita con sua madre, e tornerà con voi, pur di far terminare al più presto lo scempio. In ogni caso, se non doveste farcela, non temete: nessuno ve la ruberà più, al secondo ritornello sarà verosimilmente tornata al Creatore….


domenica 10 febbraio 2013

Carnival Party

Poche festività riescono ad esprimere con tanta veemenza il loro spirito autenticamente partenopeo come il Carnevale. Non vi sono altre feste che possano sposare efficacemente tradizione e trasgressione, l'arte di arrangiarsi ed un'anima profondamente vaiassa (per i nordici caciarona). Tutti almeno una volta nella loro vita, hanno indossato un costume della tradizione, Pulcinella in primis. Che si poteva sempre "apparare" con un lenzuolo pulito e fregando la maschera in una bottega di souvenir. Ai lestofanti meno abili sarà toccata la divisa o l’uniforme di uno dei genitori per trasformarsi in piccoli ferrovieri e piccole infermierine. Concediamo il sollievo dell'oblio ai pochi che hanno dovuto indossare il kimono di Judo ed, azzeccando un bollino rosso sulla cintura indossata come fascia, hanno preteso d'impersonare il più squallido dei karate kid. Ecco, questo se siete di qualunque posto del mondo, ma se avete natali partenopei, beh, allora di sicuro almeno una volta avrete esagerato con un travestimento oltre il limite del ridicolo. Si, perché qua a Napoli, diciamocelo, i carnevali di Viareggio e di Rio ci fanno veramente un cosiddetto. 
I cantanti pre-neo-melodici hanno avuto il loro momento di gloria emulativa negli anni '70. Caschetti biondo-paglia e denutrizione per interpretare Nino D'Angelo, e riempimenti vari per eguagliare la pinguedine di SuperMario Merola. Alle ragazzine, che sognavano Carmen Russo, toccava bardarsi con le famose zizze di plastica che tanto impazzavano in quel periodo. Ma il must assoluto, è sempre sta lui: Diego Armando Maradona. C’è stato chi, negli anni d’oro del pibe, ha avviato un vero e proprio commercio in parrucche riccie, come immortalò De Crescenzo in uno dei suoi film, maglie pezzottate e ogni altra forma di gadget potesse riguardare l’ultimo re di Napoli. Oggi, tra un Cavani ed un altro, il modo migliore per ledere la propria dignità carnascialesca, è diventato lo stesso che ha trasfigurato il presepe tradizionale di San Gregorio Armeno, ossia travestirsi da personaggi protagonisti della cronaca, possibilmente nera e possibilmente dalla parte del torto. Siamo onesti: a chi, se non ad un partenopeo, poteva venire la malsana idea di travestire un bimbo di pochi mesi (e il suo passeggino) da capitano Schettino alla guida della Costa Concordia?  E allo stesso modo, a quanti commercianti al di fuori del centro storico poteva l’idea di partire da un qualunque mascheramento da bifolco per rivenderlo come uno da MicheleMisseri? Al confronto, un bimbo annerito con la fuliggine per trasformarsi in Balotelli, diventa perlomeno banale. Per questo, non meravgliatevi se il piccolo Aniello, dopo aver visto i cugini carnali Aniello e Aniello (la famosa zopponta..) vestiti da palo e rapinatore, smetta i panni di Garibaldi per uccidere l'altro cugino Aniello, vestito da Vittorio Emanuele in visita a Teano.  Nelle settimane precedenti la festa, orde di genitori cui nemmeno "Nessuno tocchi Caino" offrirebbe appoggio, si riversano in Villa Comunale e nel Bosco di Capodimonte per portare in ostensione i propri criaturi travestiti da Tarzan, facendogli come minimo venire una mossa, viste le temperature invernali.  Basta poco per capire come il gesto, teoricamente innocente, sia in realtà un profondissimo atto di sfida nei confronti degli altri genitori, per poter dire con fierezza, da Carminiello ‘o parrucchiere, pancia in dentro e petto in fuori, che il costume più bello è proprio quello da baldracca indossato da Cira, 2 anni, ora in rianimazione a seguito di una crisi di ipotermia. Ammesso che la piccola se la cavi, al supplizio dell’uscita settimanale, si aggiungerà quello del servizio fotografico da Lello ‘o fotografo il quale, alla modica cifra di 250 euro (“ma sulo pecchè site vuje, signò”), fornirà: numero tre poster della criatura (uno per i genitori e due per i nonni), un calendarietto da tavolo in carta lucida ed uno da parete, da appendere rigorosamente a lato del frigo in cucina. La madre, a questo punto, può ritenersi soddisfatta, il padre può ritenersi salassato e la figlia può ritenersi invalida al 40%, ammesso che sopravviva all’ipotermia. Il modo totalizzante di vivere le feste a Napoli, si vede anche in come viene messo in atto il detto “a Carnevale, ogni scherzo vale”. No, non stiamo parlando di innocenti telefonate notturne al sapor di pernacchia, e nemmeno di banalissimi gavettoni con palloni pieni d’acqua, stiamo parlando di quegli scherzoni tipici che consistono nel ricoprire il malcapitato di uova più o meno marce e, in alcuni casi, anche di farina. Lo scherzo viene infatti preparato in maniera estremamente meticolosa: attorno ad un tavolo, di notte ed in uno scantinato, con una pianta dettagliata dell’area di intervento, come Eisenhower ed i suoi colonnelli prima dello sbarco in Normandia, si riuniscono il comandante delle operazioni ed i suoi degni accoliti. Aiutandosi con punesse, fotografie del luogo e resoconti di appostamenti nelle giornate precedenti, i nostri provano ripetutamente la strategia di attacco e approntano piani d’emergenza e di fuga nel caso in cui l’aggredito dovesse essere dotato di armi per il contrattacco. Infatti, a meno di puntare su un soggettone sicuramente sprovvisto di contraerea, di solito gli agguati sono rivolti a persone che, anche un minimo, ma hanno facoltà di reagire. Ad ogni modo, la furia ovificatrice del commando d’azione di solito non si placa dopo aver colpito il malcapitato, ma, come un diavoletto della Tasmania in preda al suo raptus post orgasmico, colpisce chiunque gli si pari dinanzi nei momenti successivi, fino all’esaurimento della scorta di munizioni. In questo caso, si salvi chi può. Ci sentiamo infine di dare un consiglio a tutti gli omaccioni che vogliano trascorrere il martedì grasso in abiti femminili: Attenzione! Stiamo parlando di uno dei travestimenti più pericolosi che esistano. Non tanto per i rischi intrinseci, ma per il barbaro rituale che segue: la visita ad uno dei luoghi di passeggio con discesa del travestito dalla macchina. Ebbene, è ora che qualcuno lo dica una volta per tutte: SE SCENDETE, VI LASCIANO LÁ! E se tengono assai cazzimma, non vi vengono più a prendere e dopo avete voglia di votarvi a Platinette, vi scommano di sangue!

lunedì 4 febbraio 2013

La proposta Loffa



Avete presente quelle sere fredde, in famiglia, che spingono i commensali ad alzare un po' il gomito ed a cominciare una sordida gara a chi la spara più grossa? C'è un momento in cui, dall'angolo buio della sala, si leva con gesto plateale quel vecchio zio le cui uscite, da sobrio, hanno sempre fatto spanciare il parentame. Ecco, il silenzio regna sovrano perché tutti si convincono che "si, adesso la dice!". Somma delusione quando lo zio si limita a domandare altro vino.
La stessa delusione che ci ha colto di fronte alla proposta loffa della restituzione dell'IMU.
Io che mi aspettavo una guerra Santa alla culona tedesca, la sostituzione dell'euro col PierSilvio, o almeno il diritto ad una cena elegante per ogni italiano.
Invece no, giusto una piccola marchetta. Tra i 300 ed i 1000 euro di rimborso grazie ai soldi recuperati dai capitali fuggiti in Svizzera. Insomma un vero e proprio regalo personale di Silvio ai padri di famiglia. Che, per inciso, non ammonta neanche al 20% di quello che Silvio concede se a vostra figlia dona il tubino nero.