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martedì 20 maggio 2014

A casa nostra

Inquadratura a campo largo.
Una musichetta tutta fisarmonica ed eco fa da sottofondo, mentre il vento spazza via la provinciale. L'immagine si stringe, focalizzando su un piccolo bar, finiture vecchie di cinquant'anni, all'ingresso quelle cordicelle di plastica attorcigliate che ballano al passaggio di ogni raro avventore.
Dalla finestra si scorgono due uomini che parlano animosamente. La discussione e' cominciata da un po' ma la prima frase che si sente e' pronunciata dal più grosso dei due
“... eh, guarda che non c'entra nulla il razzismo. Io faccio delle differenze. Ci sono quelli che vengono qui a lavorare. Ok, ma ci sono quelli che vengono da paesi dove non hanno spirito democratico.”
“Giusto …” asserisce il piccoletto.
“Magari nei loro paesi hanno organizzazioni terroristiche che vogliono sostituirsi allo stato e le importano qui. Poi si ammazzano, poi ci fanno gli attentati. Ed io dico, e pensarci prima? Non farli sbarcare proprio. E' sbagliato?”.
“Vero, ma …” tenta di ribattere l'altro.
"Aspetta, aspetta, dei fanatici religiosi che mi dici? Eh, non venirmi a dire quella storia che tutte le fedi sono uguali. No, Non lo sono. Noi abbiamo uno stato laico, quelli si fanno dettare le leggi da quella specie di preti loro. Come se non bastasse, predicano bene e razzolano malissimo. Prima sostengono ciecamente la dittatura, poi protestano e ne predicano il rovesciamento, salvo fare di tutto per riportarla al potere. E ti impongono la loro mentalità ed il loro credo, anche in casa tua e con violenza, scordandosi che non era esattamente questo che gli era stato insegnato. Poi vengono qui e ci portano la loro mentalità medievale, il crimine e pensano sempre di essere più furbi di te e di doverlo dimostrare ad ogni costo”
“Ma come fai a distinguere i criminali dagli altri?” azzarda l'interlocutore, bevendo l'ultimo dito di vino che gli era rimasto
“Facile. Basta vedere da dove vengono. Certi paesi non ci possono portare nulla di buono. Io non dico di no a tutti, ma certi popoli ce l'hanno nel sangue. Sono ladri dentro, sono fascisti dentro, sono rimasti al medioevo e sono troppi. E se li facciamo arrivare qui, prima o poi ci faranno finire come loro. Poi non si integrano, non parlano la nostra lingua, neanche ci provano.”
“Quindi tu i turchi, gli albanesi non li faresti sbarcare neanche?” domanda l'altro.
“No, diamine, quelli sono gente seria che lavora. Io parlo degli italiani. Quelli sono pericolosi. No joke.....Dovunque siano andati, hanno importato la Mafia. Parlano malissimo l'Inglese. Sono papisti ... "
"Non starai esagerando .." ribatte l'altro stranito.
"... poi puzzano d'aglio. Non pagano le tasse, sono tutti ladri. Non vogliono onorare i loro debiti. Hanno inventato il fascismo. Il nazismo e' una copia del fascismo. Se non fossero mai esistiti, tuo nonno non sarebbe morto.”
“Hai ragione, non sarebbe morto. Gli italiani sono davvero pericolosi. Ne ho visto uno mentre entravo, è seduto proprio qui di fronte a me, al mio tavolo"
Hey, ma anche io ne ho uno di fronte, ora mi alzo e lo acchiappo”.
Si, dai, anch'io vado a prendere il mio, è ora di rialzare la testa”.
Prendiamoli e facciamogli capire che qui non comanda lui. Comandiamo noi. Noi siamo i padroni, a casa nostra"

mercoledì 31 ottobre 2012

Ai dont anderstend

Da un ricerca di taluni che campano facendo corsi d'inglese (EF), pare che gli italiani siano gli europei che parlano peggio Inglese, e tra questi, i peggiori in assoluto, siamo proprio noi: i partenopei.

Io ignoro come vengano redatti codesti report. Gioca a nostro sfavore il fatto che qualunque napoletano riesca a chiedere un caffè in una lingua straniera (conta anche il piemontese) abbia trovato lavoro fuori da Napoli. Poi, dopo aver sputato quella sorta di brodaglia nerastra violata dalla panna che gli propinano, il napoletano dovrà cercare di tradurre "ma che r'è sta lota?". E da lì a conoscere le lingue il passo è breve.
Ecco, secondo me, se avessero incluso nella ricerca codesti soggetti ce la saremmo cavata meglio.

Nonostante tutto, non cerchiamo scuse pusillanimi, è giunto il momento di rimboccarci le maniche. Come direbbe Totò: Napoletani, contro il logorio della cultura angloamericana, Inglesizziamoci.

Indi abbiamo ricopiato fedelmente poche brevi pagine, giusto per una prima lezione, dell'ingiustamente sconosciuto Dizionario Napoletano/Inglese del Descrotus. Cosi potrete tradurre l'esatta frase che vi è venuto in mente anche nella lingua dell'Hooligan che vi ingiuria e che, ne siamo certi, compilerà il report l'anno prossimo.

Per ammorbidire l'aggressività del tifoso avversario:
Jamme, lieve mano        
Don't worry!

oppure:
Ma ch'ea fa cu stu fierro? Pigliammoce 'o cafè!
Drop down that gun, let's go for a coffee

Resistete invece a proferire queste parole quanto più a lungo è possibile:
Ma che r'è sta lota?          
Do you call that a coffee/food ?

(Una tattica migliore è ingoiare e aggiungere delicious but my religion does not allow me to have anymore. Gli anglofoni possono declamare sonetti di Keats coi rutti, ma trovano scostumato discorrere di religione)

Questo vi verrà utile quando si faranno critici sulle vostre origini:
Te crire mesale e invece si mappina
Do not over-estimate yourself.

Se è il moneto di filarsela perché il Napoli perde, può venirvi utile:
Vaco 'e pressa
I am in a hurry.

La classica figuraccia che il vostro amico inglese farà dopo la quinta birra o dopo l'autogol del portiere inglese:
Miette 'a capa dint'a cascetta
Shame on you

Se le cose non si mettono per il verso giusto:
E ch'amma fa cca?
What's the matter?

Prima o poi la lista di stereotipi napoletani supererà la vostra soglia di sopportazione:
Ma che vaje ricenno?
What's wrong with you?

Per coloro i quali avranno esercitato le funzioni di parcheggiatore avendo a che fare con un turista non poliglotta:
Capo, 'na cosa a piacere
Sir, just a small donation, please

In una balera di Southampton, rivolti al direttore d'orchestra, alla ricerca di un ballo più consono alle proprie inclinazioni artistiche
Fratomo, 'o saje fà 'o Meneaito?
Please, could you play a song that suits our talent in the discipline of dance?

Diretti ad un inopinato polemizzatore in palese torto:
Chiavate 'a lengua 'ngulo!
Enjoy the silence!

Volendo commentare un post delirante su un blog di squilibrati che pretendono di insegnare l'inglese ai napoletani, ritenendo che la lingua d'Albione sia la più importante del globo terracqueo:
Ma staje avenno cu mme? Bello, vire addò te n'ea ì ca ccà ce abbrucia 'o fronte
Are you kidding me? Please, go away, we've got something better to do.

P.S. : Le Nostre pagine de DeScrotus sono un poco sbiadite se avete la preziosa copia a casa sentitevi liberi di aggiungere qualche perla.